IL PUROSANGUE DI POMPEI!
Gli investimenti su Pompei danno i loro frutti: si susseguono da mesi interessanti scoperte che contribuiscono a far luce sulle vicende dell’antica città campana distrutta dall’eruzione del Vesuvio dell’autunno del 79 d.C.
Qualche settimana fa gli archeologi sono stati in grado di identificare i resti scheletrici di una bambina di 7-8 anni che sembrasse cercare riparo dalla cenere vulcanica e dalle emissioni piroclastiche del Vesuvio. Lo scheletro, rinvenuto all’interno delle Terme centrali, poste all’incrocio tra via di Nola e via Stabiana, si sviluppano sullo spazio di un intero isolato, l’insula 4 della Regio IX, durante un intervento di consolidamento e restauro del complesso termale già scavato tra il 1877 e il 1878.
Lo scheletro è immerso nel flusso piroclastico (mix di gas e materiale vulcanico): nella stratigrafia dell’eruzione del 79 d.C. è presente, nel livello più basso, il lapillo e poi la cenere che sigilla tutto. Nel caso dello scheletro nelle terme, si doveva trattare di un ambiente chiuso dove il lapillo non è riuscito a entrare né a provocare il crollo dei tetti, ma il flusso piroclastico è penetrato direttamente dalle finestre, nella fase finale dell’eruzione.
In un intervento di scavo presso una grande villa che sorgeva subito fuori la cinta muraria di Pompei, nella zona nord, oltre Porta di Nola, sito già individuato da un gruppo di tombaroli nel 1907 e poi nel 1955, gli archeologi della soprintendenza hanno trovato i resti di un antico cavallo da corsa.
Immediatamente ne è stato realizzato un calco in gesso che ha rivelato come il cavalo giacesse sul fianco sinistro durante il momento della sua morte. I calchi sono fondamentali in questi ritrovamenti perché consentono agli archeologi di catturare particolari momenti, ma anche forme strazianti grazie ai “vuoti” creati dal decadimento del materiale organico ricoperto dalla cenere che circonda gli scheletri originali.
L’ambiente in cui è stato rinvenuto l’animale è una una stalla recentemente portata alla luce negli scavi del sito della villa. A giudicare dalla robusta morfologia del campione, i ricercatori hanno stabilito che si trattasse di un cavallo da corsa purosangue o da parata che indossava ancora finimenti in ferro e in bronzo di dimensioni considerevoli. Questo potrebbe suggerire l’idea che a Pompei ci fossero cavalli altamente selezionati. La stalla all’interno dell’enorme complesso di ville suggerisce, inoltre, che il cavallo da corsa fosse di proprietà di una ricca famiglia romana.
Le recenti scoperte non sono finite qui: gli archeologi sono riusciti a individuare un’intera strada con le case e con i loro balconi ben conservati. Tra la via di Nola e il vicolo delle Nozze d’Argento, è venuto alla luce un intero vicolo con balconi aggettanti che hanno resistito alla furia dell’eruzione, persino con le anfore lasciate in un angolo ad asciugare al sole, desitnati a contenere derrate, vino e olio.
Il MIBACT, entusiasta per la scoperta, ha immediatamente deciso, attraverso il direttore del Parco Archeologico, Massimo Osanna, che questa nuova parte di Pompei, dopo gli opportuni restauri già programmati, sarà immediatamente aperta al pubblico a integrare i numerosi percorsi turistici già fruibili.
Daniele Mancini
Fonti: varie notizie ANSA
Meraviglioso! Semplicemente.
Grazie Fiorella, grazie per leggermi