INAFFIDABILITÀ NEI METODI DI CALCOLO DELLA LUNGHEZZA DEI ROTOLI ANTICHI INCOMPLETI
Lo studio degli antichi manoscritti fornisce, spesso, uno spaccato della vita, delle vicende storiche, degli usi e delle consuetudini di gruppi umani e popolazioni che hanno vissuto le civiltà storiche: molti scriba, a volte, erano dediti alla narrazione dei momenti privati dalla vita di un sovrano invece di reali eventi che hanno stabilito l’esito della storia. Gli antichi rotoli di papiri e le consunte pergamene giunte fino a noi, però, sono deteriorate a tal punto da lasciare frustranti “vuoti” nella storia.
Il dibattito sulle lunghezze dei documenti giunti fino a noi è sempre all’ordine del giorno e, secondo uno studio di Eshbal Ratzon, del Dipartimento di Studi e Archeologia della Terra di Israele della Ariel University in Cisgiordania, e Nachum Dershowitz, della School of Computer Science dell’Università di Tel Aviv, pubblicato di recente su PLOS One, il metodo standard per stimarle è estremamente inaffidabile.
Il metodo si basa su un modello matematico ben consolidato e popolare per ricostruire la lunghezza di un rotolo basato sui suoi frammenti rimanenti, un metodo già menzionato dal grande egittologo Ludwig Borchardt a fine XIX secolo e standardizzato dal teologo tedesco Hartmut Stegemann (1933-2005), teoricamente valido. Ratzon e Dershowitz, nel primo studio quantitativo sulla metodologia per la stima della lunghezza mancante di pergamene e papiri, ritengono che il metodo Stegemann presenti, empiricamente, un margine di errore troppo ampio.
Per verificare le proprie teorie, Ratzon le ha confrontate con il metodo Stegemann su copie di tre dei Rotoli del Mar Morto sopravvissuti relativamente intatti di cui, quindi, si conosce la lunghezza: il rotolo Serekh Hayahad o delle Regola della comunità, il Grande Rotolo dei Salmi e il rotolo dei Salmi apocrifi.
Secondo lo studio, i risultati migliori sono stati trovati per il Grande Rotolo dei Salmi con circa il 40% di errore e fino al 250%, nello scenario peggiore; i risultati peggiori sono stati trovati per il rotolo 1QS, delle Regola della comunità, con una media di circa il 240% di errore fino a una variazione dalla lunghezza effettiva fino al 1800%!
Quanto è importante stabilire la lunghezza di un rotolo o di qualsiasi manoscritto: secondo Ratzon, per esempio, ad oggi non si ha idea di quando le persone abbiano iniziato a copiare i cinque libri della Torah, come li conosciamo oggi. Quindi, se un frammento di rotolo di 2000 anni fa contiene frammenti della Genesi e del Deuteronomio e un ricercatore valuta che ne manchi abbastanza per contenere l’intera Torah, questa sarebbe una conclusione che, utilizzando il metodo standard, probabilmente non sarebbe una conclusione affidabile.
Secondo un altro esempio, la lunghezza può far luce sull’importanza relativa di un testo. La Bibbia, come la conosciamo oggi, non era stata ancora canonizzata quando furono scritti i Rotoli di Qumran, realizzati tra il III secolo a.C. e il I secolo d.C. Secondo la canonizzazione ebraica e cristiana, presumibilmente, alcuni libri erano più importanti di altri e in assenza di un elenco di libri più importanti, i ricercatori ipotizzano quanto sacro un libro fosse ritenuto solo sul numero di copie trovate, sulle citazioni in altri testi e, soprattutto, quanto materiale è stato utilizzato per realizzare un libro. Papiri e pergamene erano molto costosi e un lungo rotolo doveva essere molto importante per giustificarne la spesa.
Durante la pre-canonizzazione, i testi biblici differiscono da un manoscritto all’altro rispetto al testo del definitivamente accettato e la lunghezza mancante può indicare che alcune parti siano state tralasciate o definitivamente perse! Ad esempio, secondo Ratzon, c’è una differenza del 20% di lunghezza tra il Libro di Geremia nell’Antico Testamento e nella traduzione greca dell’Antico Testamento detta dei “Settanta”. La versione dei Settanta è, dunque, più breve ma potrebbe sfiorare il 100% se si considera un margine di errore molto ponderabile.
La metodologia è stata utilizzata anche per stimare la lunghezza totale del Rotolo di Hor, una copia del Libro del Respirare, un testo funerario egizio del periodo tolemaico destinato a consentire al defunto di unirsi agli dei nell’aldilà, che era stato sepolto con un sacerdote di nome Hor. Il rotolo,trovato sulla mummia di Hor, finì per essere venduto a Joseph Smith, predicatore statunitense noto per essere il fondatore del Mormonismo, nel 1835. Smith affermò di avere un rotolo con una storia del patriarca Abramo ma morì prima di terminare la sua presunta traduzione ispirata da Dio…
Ebbene, il punto è che alcuni studiosi pensano che il rotolo Hor fosse più lungo quando giunse nelle mani di Smith che, purtroppo, disperse le parti non interessanti: ad oggi, però, secondo Ratzon e Dershowitz, gli studiosi che applicano il metodo Stegemann sul Rotolo di Hor non riescono ancora a dipanare la matassa su quanto fosse lungo l’originale testo in ieratico.
Nella critica quantitativa al metodo Stegemann, Ratzon e Dershowitz hanno identificato i presupposti problematici utilizzati nella ricostruzione dei rotoli e ritengono che gli errori altamente significativi sono “abbastanza frequenti”. Il loro nuovo metodo per stimare la lunghezza mancante è, in pratica, un “non metodo” che si basa solo sull’individuare i margini di errore prodotti dal metodo Stegemann che sono troppo ampi per rendere affidabili le stime.
E’ sempre difficile valutare se manca del materiale dall’esterno di un rotolo di papiro o una pergamena ma il metodo Stegemann si applica al materiale mancante nella parte interna. Gli studiosi hanno stimato la lunghezza della pergamena assente misurandone la circonferenza in un certo punto, quindi stimando quanti arrotolamenti potrebbero adattarsi al suo interno in base allo spessore della pergamena o del papiro. Se ci sono meno arrotolamenti, la deduzione è che il materiale sia mancante. L’inconveniente, però, è che papiro e pergamena hanno uno spessore e una tenuta all’arrotolamento molto irregolari.
Se un grande frammento srotolato mostra punti di danno ripetitivi, misurare la distanza tra loro (almeno in tre punti) potrebbe teoricamente far luce su quanto strettamente è stato arrotolato il rotolo: quindi il calcolo si basa su un modello di cilindri concentrici e si presume che la circonferenza di rotoli consecutivi si restringa linearmente, a lunghezza costante.
In questo contesto, un’altra ipotesi debole è che i danni visibili si siano verificati mentre la pergamena era ancora arrotolata ma non sempre è così. In realtà, i rotoli non erano conservati e arrotolati con una tenuta uniforme; la distanza tra i danneggiamenti seppur ripetitivi non è un indicatore affidabile per la circonferenza delle pergamene, anche perché le pergamene hanno continuato a deteriorarsi prima e dopo essere state rinvenute dal loro contesto di deposizione, rendendo, secondo Ratzon e Dershowitz, la metodologia basata sulla matematica a spirale non più accurata.
A Qumran, tre rotoli sono stati trovati più o meno completi e diverse centinaia di altri sono stati trovati in circa 25.000 frammenti che i ricercatori stanno cercando di ricostruire come un puzzle ma le stime della lunghezza mancante potrebbe essere cruciali se solo esistesse una metodologia affidabile. Il metodo Stegemann, sostengono Ratzon e Dershowitz, può portare a risultati assurdi e tutte le stime della lunghezza dei rotoli mancanti dovranno essere ricalcolate utilizzando una metodologia che non esiste ancora…
Articolo originale tradotto e rielaborato da Daniele Mancini