UNA NUOVA ERA, L’ANTROPOCENE, UNA NUOVA ARCHEOLOGIA!
La percezione pubblica dell’archeologia e degli archeologi è spesso completamente desueta e personaggi come Indiana Jones e Lara Croft hanno molte moltissime responsabilità per aver creato un’immagina distorta, retaggio di un’archeologia del passato relegata a fantastiche avventure realizzate da pochi eletti, lontana dalla vera e propria ricerca scientifica moderna.
L’archeologia praticata oggi non ha alcuna somiglianza con il saccheggio di tombe e monumenti rappresentato in film e videogiochi, così come sono poche le affinità con le rappresentazioni ancora più accademiche prodotte all’interno della sfera dell’intrattenimento.
Un articolo pubblicato su Nature Ecology and Evolution ha l’arduo compito di sovvertire il fantasioso ideale archeologico e rivela un’archeologia vera praticata da studiosi che utilizzano anche strumenti di ricerca da molti milioni di euro e computer all’avanguardia, un’archeologia ormai pronta a contribuire, in modi importanti, ad affrontare sfide moderne come la conservazione della biodiversità, la sicurezza alimentare e il cambiamento climatico.
Nicole Boivin, autrice principale dello studio e direttrice del dipartimento di archeologia del Max Planck Institute for the Science of Human History, ritiene che l’archeologia, oggi, sia una disciplina radicalmente diversa da quella che era un secolo fa molto vicina a quella rappresentata nei film d’avventura: gran parte dell’archeologia moderna ha un orientamento altamente scientifico e mira ad affrontare le questioni con metodologie moderne.
Esaminando i contributi della ricerca sul campo negli ultimi decenni, gli autori giungono a una conclusione chiara: l’archeologia oggi ha molto da contribuire per affrontare le sfide dell’era moderna. Secondo Alison Crowther, coautrice e ricercatrice presso l’Università del Queensland e al Max Planck Institute for the Science of Human History, gli esseri umani moderni sono diventati una delle grandi forze che modellano la natura e non è difficile affermare che viviamo in una nuova era geologica dominata dall’uomo, l’Antropocene.
Per le due ricercatrici è chiaro che il passato offre un vasto repertorio di conoscenze culturali che non possiamo ignorare e mostrano i molti modi in cui i dati sul passato possono servire al futuro: analizzando ciò che nel passato ha funzionato e ciò che non ha funzionato, offrendo efficacemente un vasto repertorio di esperimenti a lungo termine nella società umana, acquisendo informazioni sui fattori che supportano la sostenibilità e la resilienza e sui fattori che lavorano contro di loro. Da queste esperienze è facile trarre, dalle antiche soluzioni, le risposte ai problemi moderni.
Spesso si riesce a mostrare come i ricercatori hanno migliorato le moderne esperienze attingendo alle informazioni tratte del passato, come nelle tecnologie di arricchimento del suolo, prevenendo incendi distruttivi, creando città più verdi e trasportando acqua senza combustibili fossili. I gruppi umani moderni continuano anche a utilizzare e adattare tecnologie e infrastrutture antiche alle esigenze di oggi come i sistemi di irrigazione e i terrazzamenti che, in alcuni casi, hanno tradizioni lunghe secoli o addirittura millenni.
Lo studio desidera altresì sottolineare la continua importanza delle soluzioni tecnologiche e sociali per le lotte ai cambiamenti climatici e alle altre sfide che l’uomo ha sviluppato nella sua era, l’Antropocene.
Con questo genere di studi, non si tratta di glorificare il passato o di diffamare il progresso moderno: si tratta, invece, di riunire il meglio del passato, del presente e del futuro per guidare un corso storico responsabile e costruttivo per l’umanità.
Che non siano, però, solo parole vane…
PS.: Gli studi archeologici di città a bassa densità agraria come l’antica Angkor Wat, nella foto di copertina, in Cambogia vengono sempre più utilizzati per generare modelli informativi sullo sviluppo di centri urbani più sostenibili in futuro.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: Max Planck Institute
Antropocene, Antenato uomo