sabato, 23 Novembre 2024
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NUOVE RICERCHE SULL’UOMO DI DENISOVA, DA ISLAND SOUTHEAST ASIA

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Un gruppo internazionale di ricercatori guidato dall’Università di Adelaide ha condotto un’analisi genetica completa che conferma la mancanza di incroci tra gli esseri umani moderni e gli antichi ominidi provenienti dall’ISEA, l’Island Southeast Asia. Hanno trovato ulteriori tracce del DNA, invece, dei nostri  antichi cugini denisoviani, aprendo a possibili nuovi scenari genetici in tutta la regione.

L’Island Southeast Asia comprende le isole tropicali che si trovano tra l’Asia orientale continentale e Taiwan, a nord-ovest, e l’Australia e la Nuova Guinea, a sud-est. Le isole occidentali si trovano su una piattaforma continentale poco profonda, la piattaforma della Sonda, e durante il Pleistocene erano collegate all’Asia orientale continentale. Le isole orientali, che sono state separate dalla terraferma e l’una dall’altra da profonde depressioni marine, includono le Filippine, Sulawesi, le Molucche settentrionali e le isole Nusa Tenggara. Di conseguenza, la colonizzazione umana dell’ISEA orientale, che ha portato alla colonizzazione dell’Australia e della Nuova Guinea circa 50.000 anni fa, avrebbe richiesto imbarcazioni in grado di trasportare gruppi di persone abbastanza numerosi da stabilire colonie vitali.

Nello studio pubblicato su Nature Ecology and Evolution, i ricercatori hanno esaminato i genomi di oltre 400 esseri umani moderni per indagare sugli eventi di incrocio tra i gruppi umani più antichi e le popolazioni  moderne arrivate nell’isola del sud-est asiatico tra 50.000 e 60.000 anni fa.

In particolare, si sono concentrati sulla rilevazione delle firme genetiche che suggeriscono l’incrocio tra specie umane profondamente divergenti e conosciute dalla documentazione fossile dell’area.

La regione contiene uno dei più ricchi reperti fossili umani, databile ad almeno 1,6 milioni di anni, che documenta l’evoluzione umana nel mondo. Attualmente ci sono tre distinti ominidi riconosciuti dalla documentazione fossile nell’area: Homo erectus, Homo floresiensis e Homo luzonensis.

Homo erectus

Queste specie sono sopravvissute fino a circa 50.000-60.000 anni fa, nei casi di Homo floresiensis e Homo luzonensis, e circa 108.000 anni fa per l’Homo erectus e potrebbero essersi sovrapposti con l’arrivo delle popolazioni umane di Sapiens.

I risultati dello studio non hanno mostrato alcuna prova di incroci di specie ma il team di ricerca è stato in grado di confermare i risultati precedenti che mostravano alti livelli di ascendenza denisoviana nella regione.

João Teixeira, ricercatore presso l’Università di Adelaide, ritiene quanto i Denisoviani, rispetto ai Neanderthaliani, che hanno una vasta documentazione fossile in Europa, siano noti quasi esclusivamente dal record del DNA. L’unica traccia fisica dell’esistenza denisoviana, però, è stata la falange di un dito e alcuni altri frammenti trovati in una grotta in Siberia e, più recentemente, un frammento di mascella trovato nell’altopiano tibetano.

Secondo Teixeira, dagli archivi genetici, i Denisoviani si sono mescolati con i Sapiens giunti dall’Africa circa 50.000-60.000 anni fa in Asia, mentre altri Sapiens si sono trasferiti, attraverso l’Island Southeast Asia, nel loro viaggio verso l’Australia. Inoltre, i livelli di DNA denisoviano nelle popolazioni contemporanee indicano come si siano verificati incroci significativi nell’Island Southeast Asia, sebbene non siano stati trovati resti di questi ominidi “misteriosi”.

Secondo Chris Stringer del Natural History Museum di Londra, se i fossili conosciuti di Homo erectus, Homo floresiensis e Homo luzonensis potrebbero sembrare nel luogo e nella giusta cronologia a rappresentare i cosiddetti “Denisoviani meridionali”, per i loro antenati, trovarsi sull’Island Southeast Asia almeno 700.000 anni fa significherebbe, quindi, classificarli non come Denisoviani ma come Neanderthaliani.

Kris Helgen, Direttore dell’Australian Museum Research Institute, ritiene che queste analisi forniscano una finestra importante sull’evoluzione umana in una regione affascinante e dimostrano la necessità di ulteriori ricerche archeologiche nella regione tra l’Asia continentale e l’Australia. Secondo Helgen, la ricerca mette in luce anche un modello di sopravvivenza legato anche alla megafauna  che coincide con aree note di occupazione umana pre-moderna in questa parte del mondo. I grandi animali che sopravvivono oggi in quella regione includono il drago di Komodo, il Babirusa (un maiale con notevoli zanne all’insù), e il Tamaraw e l’Anoas (piccoli bufali selvatici).

Teixeira, invece, ritiene che le ricerche confermano tutti gli studi precedenti secondo cui i Denisoviani si trovavano già nell’Island Southeast Asia e che i Sapiens non si siano incrociati con gruppi umani più divergenti nella regione aprendo la ricerca a nuovi campi di studio o alla possibilità di rivalutare l’attuale documentazione fossile dell’Island Southeast Asia.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Università di Adelaide

Denisoviani

4 pensieri riguardo “NUOVE RICERCHE SULL’UOMO DI DENISOVA, DA ISLAND SOUTHEAST ASIA

  • GIAN CARLO PAVIA

    Carissimo Nostro Professor Daniele, consentimi per una volta di darTi del Tu per dire: Daniele, Ti ringraziamo che, in tutto il caos temporaneo attuale, tutte le mattine ci sei TU nel computer con gli stupendi, interessantissimi articoli !!!!! Personalmente mi consente di continuare a VIVERE !!!! GRAZIE PROFESSORE !!!! G.CARLO PAVIA

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    • Daniele Mancini

      Carissimo Gian Carlo, grazie per il tuo sempre gradito intervento. Ti invito a continuare a leggermi. Un caro saluto

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  • Roberto Mimmi

    E’ sempre un piacere,per un misero dilettante appassionato di archeologia leggerla,contando sempre sulla sua imparzialità nel giudicare “”bufale”” e reali
    Notizie.Proprio ora che in Egitto si scava di tutto e di piu’ per fare tornare il turismo. Ma non riuscirà certamente a farci dimenticare Reggeni e quello studente che ama la mia Bologna
    Spero,come lei , che presto ritorni all’ombra delle 2 TORRI!!!
    Ancora tante grazie per il suo ottimo lavoro
    Roberto

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    • Daniele Mancini

      Carissimo Roberto, grazie per leggermi.
      Il ricordo di Regeni spesso attanaglia il mio cuore in una morsa e la speranza che Zaki rientri in Italia al più presto sono pensieri che offuscano prepotentemente la visione del Nilo e della sua terra. Incrociamo le dita e non molliamo la speranza di una vera giustizia, per entrambi.
      A presto,
      Daniele M.

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