DA MONTE POLIZZO, NUOVO STUDIO SULLA SICILIA ARCAICA
La storiografia sulla Sicilia antica è prevalentemente greco-centrica, cioè focalizzata sulle colonie greche sorte sull’isola già dall’VIII secolo a.C. I resti architettonici della popolazione autoctona sono relativamente visibili, al contrario di quelli monumentali e magnifici delle colonie greche: questo ha indotto molti studiosi a ritenere che la popolazione di origine locale non avesse territori, potere o risorse economiche. Si ammetteva con errore, dunque, che i colonizzatori greci colonizzassero e controllassero immediatamente la maggior parte delle pianure siciliane, l’economia e quindi anche la popolazione indigena.
Con l’ausilio di metodi interdisciplinari, una nuova tesi potrebbe sovvertire la storiografica classica documentando come il commercio sia stato una parte importante dell’economia per gli abitanti dell’insediamento autoctono di Monte Polizzo, un sito archeologico situato 6 km a nord-ovest del comune di Salemi, in provincia di Trapani, conferendo nuova luce agli studi sul periodo “pre colonizzazione”.
Secondo Cecilia Sandström, ricercatrice presso l’Università di Göteborg, la prospettiva storiografica classica ha contribuito a uno squilibrio e a un’immagine distorta del ruolo della popolazione autoctona, quella popolazione che lo storico greco Tucidide di IV secolo a.C. chiamò Elimi, così come nei paesaggi naturali, culturali ed economici della Sicilia occidentale durante il periodo arcaico (700-500 a.C.).
Il sito oggetto della ricerca svedese è l’insediamento elimo di Monte Polizzo, strategicamente posizionato su una montagna, a circa 700 metri sul livello del mare e a circa 20 km dalla costa occidentale, a metà strada tra l’insediamento fenicio di Mozia, l’insediamento greco di Selinunte e il più grande insediamento elimo di Segesta.
Monte Polizzo fu abitato solo per 75 anni, tra il 625 e il 550 a.C. ed era esteso per circa 20 ettari: poi è stato abbandonato dopo un grave incendio che avrebbe distrutto ogni edificio tranne il tempio sull’acropoli.
La Sandström ha utilizzato una serie di metodologie interdisciplinari per il suo studio: oltre allo studio del materiale archeologico, che mostra chiaramente i contatti commerciali con i vari popoli del Mediterraneo, ha utilizzato analisi palinologiche, macrobotaniche e geomorfologiche del paesaggio circostante e ha tracciato le condizioni per il commercio nel sito. La ricercatrice ha effettuato un’indagine anche sulla navigabilità dei fiumi, se fossero navigabili e se potessero essere usati come vie di trasporto.
La caratteristica archeologica del sito di Monte Pizzuto è la presenza di un gran numero di anfore da trasporto importate, per lo più etrusche, che, però, si discostano dal materiale ceramico, abbastanza modesto, trovato in altri insediamenti autoctoni della zona, facendo di Monte Pizzuto un sito votato al commercio quale fondamento dell’economia dell’insediamento.
Dallo studio sembrerebbe connotarsi, dunque, che i “commercianti” di Monte Pizzuto abbiano avuto accesso a diverse reti che potevano essere raggiunte indirettamente attraverso intermediari e insediamenti greci e fenici.
Gli studi sulle condizioni ecologiche ed economiche nell’area indagata, inoltre, rivelano risultati unici.
Secondo la Sandström, non sorprende che l’economia locale di Monte Polizzo comprenda anche zootecnia e i prodotti agricoli, eventualmente esportati insieme al legname. Dalle analisi dei sedimenti fluviali, tuttavia, sembrerebbe che l’area circostante l’insediamento sia stata completamente deforestata lasciando spazio a coltivazioni intensive rendendo sterile, in meno di 75 anni, il suolo fertile e ricco di humus.
Gli studi geomorfologici confermano la perdita di attrattiva del territorio mostrando come gran parte dell’area, compresa tra la costa occidentale e il territorio interno dove era situato il Monte Polizzo, iniziò a trasformarsi in paludi.
La drastica combinazione di deforestazione e terreno meno fertile avrebbe indotto dagli Elimi ad abbandonare l’insediamento che non fu mai più colonizzato.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriore info: Università di Göteborg