ARCHEOLOGIA ALLA RICERCA DELLE PRATICHE SOSTENIBILI DEL PASSATO E DELLE INTERAZIONI UOMO-AMBIENTE
Per almeno 200.000 anni, gli ominidi prima e gli umani dopo hanno cercato di comprendere i loro habitat ambientali e adattarsi ad essi: alcuni risultati positivi, altri, assolutamente negativi! Quando si commettono errori, come ad esempio attraverso esacerbazioni antropogeniche che portano al Dust Bowl americano e alla crescita di una zona morta nel Golfo del Messico, i risultati possono essere disastrosi. Tuttavia, sia nel successo che nel fallimento, gli ominidi hanno potuto e possono imparare dagli esperimenti passati e adattarsi per realizzare pratiche sostenibili a misura di uomo e ambiente.
Secondo Stefani Crabtree, della Utah State University, la capacità di rispondere a un disastro futuro è buona solo quanto la capacità di far tesoro e ricordare le sfide del passato e di prenderci cura del futuro. Lo studio di Cabtree è pubblicato sulla rivista Global Environmental Change.
Crabtree ha guidato un team di ricercatori che si è consolidato nel gruppo di lavoro ArcheoEcology il cui obiettivo è quello di misurare in che modo i limiti spaziali, temporali, cognitivi e culturali abbiano influenzato la comprensione, da parte degli esseri umani, dei loro ambienti di vita. Il gruppo di studio è composto da archeologi, antropologi, ecologisti, informatici.
Gli autori dello studio hanno analizzato i dati archeologici e storici degli “esperimenti completati” dalla storia per analizzare come le informazioni affluiscano dagli ecosistemi alle società che li abitano. Il modello concettuale risultante, denominato EnIFPe (Environmental Information Flow and Perception), è stato sostenuto con studi di casi nella Polinesia orientale, nell’Atlantico settentrionale e nel sud-ovest americano. Il modello fornisce una misura quantitativa del flusso di informazioni che può aiutare a distinguere quando le decisioni hanno una solida base nella conoscenza ambientale.
Jeff Altschul, presidente della Coalition for Archaeological Synthesis, che ha finanziato la ricerca, di tutte le scienze sociali, l’archeologia è unica nella sua ampiezza e gamma di tempoche possa rilevare segnali nel comportamento umano che altre scienze, con una portata storica ridotta, non sono in grado di rilevare.
La ricerca fornisce un quadro per valutare come le società, sia del passato che di oggi, interagiscono con i loro ambienti circostanti, nel bene e nel male, come abbiano utilizzato delle pratiche sostenibile per l’ambiente circostante. Questo quadro può guidare il processo decisionale ambientale, soprattutto con le attuali questioni ambientali come il cambiamento climatico, le pandemie e la perdita di biodiversità, e i risultati dello studio sono rilevanti per le questioni di sostenibilità e gestione, sia a livello locale che globale.
Le società che hanno memoria delle informazioni ecologiche tendono, dunque, ad adattarsi meglio ma è necessario essere consapevoli dei limiti della comprensione in modo umana affinché si possa prendere decisioni migliori ed evitare catastrofi.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: Istituto Santa Fe