NUOVO STUDIO IDENTIFICA TRE ONDATE MIGRATORIE CON CUI I SAPIENS SONO ARRIVATI IN EUROPA
Gli studi meno recenti hanno sempre sostenuto che l’Homo Sapiens abbia fatto il suo ingresso in Europa circa 42.000 anni fa ma alcuni strumenti preistorici analizzati in un recente studio hanno apportato nuove precisazioni, suggerendo che i gruppi umani moderni siano entrati in Europa in tre ondate differenti, tra 54.000 e 42.000 anni.
L’Homo Sapiens, sarebbe comparso in Africa più di 300.000 anni fa e gli esseri umani anatomicamente moderni sono emersi almeno 195.000 anni fa. Le tracce delle prime ondate di esseri umani moderni al di fuori dell’Africa risalgono ad almeno 194.000 anni, in Israele, e forse a 210.000 anni in Grecia.
Per anni, gli studi più autorevoli sull’arrivo dei Sapiens in Europa erano basati sul rinvenimento di alcuni denti di circa 42.000 anni che gli archeologi avevano portato alla luce in Italia e in Bulgaria. Questi antichi gruppi erano probabilmente Protoaurignaziani , i primi membri degli Aurignaziani, la prima cultura di cacciatori-raccoglitori conosciuta in Europa.
Tuttavia, uno studio del 2022 pubblicato sulla rivista Science Advances ha rivelato che da un dente trovato nel sito di Grotte Mandrin, nella Valle del Rodano, nel sud della Francia, gli esseri umani moderni vivevano lì già circa 54.000 anni fa, suggerendo che l’Europa ospitasse esseri umani moderni circa 10.000 anni prima di quanto si pensasse.
Nello studio del 2022, i ricercatori hanno collegato questo dente fossile con manufatti in pietra che avevano precedentemente denominato Neroniano, dal nome del vicino sito delle Grotte de Néron, nella regione dell’Auvergne-Rhône-Alpes, in Francia. Gli strumenti neroniani includono minuscole punte di freccia o punte di lancia in selce e sono diversi da qualsiasi altro manufatto trovato in Europa da quel momento.
In un nuovo studio, Ludovic Slimak , archeologo dell’Università di Tolosa, sostiene che un’altra ondata Sapiens potrebbe essere entrata in Europa tra i gruppi protoaurignaziani di 42.000 anni e i Neroniani di 54.000 anni. Secondo Slimak, dunque, potrebbe trattarsi di una profonda riscrittura della struttura storica sull’arrivo dei Sapiens nel continente, dettagliando lo studio in un articolo recentemente pubblicato sulla rivista PLOS One.
Slimak si è concentrato su un gruppo produttore di un’industria litica di manufatti dalle caratteristiche simili a quella identificata nel Vicino Oriente, nel Mediterraneo orientale, tra Israele, Palestina, Giordania, Libano e Siria. Già in passato i ricercatori hanno sostenuto che il Levante fosse un territorio chiave per i Sapiens provenienti con le ondate migratorie africane.
Slimak ha identificato anche migliaia di manufatti in selce, provenienti dal Levante, che esistevano nel periodo noto come Primo Paleolitico Superiore, tra gli individui di Ksar Akil e gli Ahmariani, portando a cercare possibili controparti umane moderne di questi manufatti anche in Europa.
I manufatti di un’industria litica europea nota come Châtelperronian hanno una notevole corrispondenza con i manufatti umani rinvenuti in giacimenti archeologici del Primo Paleolitico Speriore nel Levante. Inoltre, gli oggetti châtelperroniani risalgono a circa 45.000 anni fa, o meglio, tra quelli dei Neroniani e dei Protoaurignaziani. Tuttavia, in passato, i ricercatori hanno identificato i gruppi umani châtelperroniani come Uomini di Neanderthal.
Slimak sostiene che i Châtelperroniani siano, in realtà, una seconda ondata Sapiens in Europa e, per la prima volta, sarebbe possibile identificare un serio candidato per un’origine non neanderthaliana di queste industrie litiche del Paleolitico.
Secondo Chris Stringer, un paleoantropologo del Natural History Museum di Londra, che non ha preso parte al nuovo studio, questo nuovo modello di insediamento umano moderno in Europa è “ambizioso e provocatorio” e recentemente si stanno accumulando sempre maggiori tracce che confermino diverse prime dispersioni di Homo sapiens in Europa, prima di quella ben attestata associata all’Aurignaziano di circa 42.000 anni fa.
La ricerca futura, ora, può aiutare a confermare o smentire questa nuova teoria ma secondo Christian Tryon, un archeologo preistorico dell’Università del Connecticut, non è difficile comprendere che per alcuni dei manufatti litici rinvenuti, alcuni siti mostrano gli stessi dettagli tecnici riportati da Slimak.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini