giovedì, 26 Dicembre 2024
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UTILIZZO DELLA MAGNETOMETRIA PER LO STUDIO DEI PAESAGGI MARINI UN TEMPO EMERSI NEL DOGGERLAND, MARE DEL NORD

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Uno pionieristico studio dell’Università di Bradford attraverso i campi magnetici potrebbe fornire la chiave per comprendere meglio le civiltà ormai sommerse. Un team di archeologi ha svolto delle indagini in un’area nel Mare del Nord, nota come Doggerland, che ospitava uno dei più grandi insediamenti preistorici d’Europa. Grazie all’espansione dei parchi eolici nel territorio, la corsa alla tutela del sito è iniziata per mettere insieme maggiori informazioni possibili su Doggerland prima dello sviluppo eccessivo del parco.

doggerlandBen Urmston, ricercatore dell’università, ha individuato le anomalie nei campi magnetici analizzando i dati della magnetometria, che potrebbero indicare la presenza di consistenti manufatti archeologici in modo non invasivo, senza lo scavo archeologico.

Urmston conferma che i piccoli cambiamenti nel campo magnetico potrebbero indicare cambiamenti nel paesaggio, come aree di formazione di torba e sedimenti o, dove si è verificata l’erosione maggiore, di canali fluviali. Inoltre, poiché l’area era posta sopra il livello del mare, esiste una piccola possibilità che questa analisi possa persino rivelare tracce dell’attività di cacciatori-raccoglitori come la presenza di antiche discariche di rifiuti costituiti da ossa di animali, gusci di molluschi e altro materiale biologico, che possono fornirci moltissime informazioni sulla vita dei gruppi umani dell’epoca.

Doggerland è considerata tra le aree più ricche di risorse ed ecologicamente dinamiche durante il  periodo ascrivibile tra la fine del Paleolitico e il Mesolitico (tra il 20.000 a 4000 a.C. circa), completamente sommersa a causa del riscaldamento globale alla fine dell’ultima era glaciale.

Non sono stati trovati resti in situ e gli unici manufatti rinvenuti nei circa 185.000 km2 sono stati recuperati casualmente, forndendo, di conseguenza, un numero di informazione estremamente limitato della nostra conoscenza del territorio e dei suoi abitanti in quel periodo.

L’identificazione  di un butto o una discarica di rifiuti potrebbero essere fondamentale per prelevare un campione del fondale marino e inviare la materia organica per la datazione al radiocarbonio.

La School of Archaeological and Forensic Sciences dell’Università di Bradford, è ben nota come centro globale sugli studi del patrimonio digitale e della ricerca sul paleopaesaggio marino.

Il suo gruppo di ricerca sul paesaggio sommerso ha precedentemente esplorato Doggerland attraverso una combinazione di mappatura sismica, studio dei sedimenti e conoscenza attuale per meglio identificare le caratteristiche del territorio.

La magnetometria è stata abbondantemente utilizzata dagli archeologi terrestri, ma non è stata ampiamente utilizzata per esaminare i paesaggi sommersi. È la prima volta per l’Università, resa possibile grazie a una donazione della The David and Claudia Harding Foundation per finanziare il progetto The Harding PhD Scholar in Marine Paleolandscapes.

Secondo Vince Gaffney, responsabile accademico del progetto, esplorare i paesaggi sommersi sotto il Mare del Nord rappresenta una delle ultime grandi sfide per l’archeologia. Raggiungere questo obiettivo è diventato ancora più urgente con il rapido sviluppo del Mare del Nord per le energie rinnovabili.

Urmston , che ha come geofisico, ritiene che lo sviluppo di questa ricerca consentirà la valutazione archeologica dei dati del magnetometro ad alta risoluzione raccolti come parte del processo di costruzione dell’attuale e future risorse di energia rinnovabile offshore, offrendo un’opportunità unica per contribuire sia alla protezione del patrimonio culturale che ai risultati sulla sostenibilità ambientale.

I dati magnetici vengono solitamente raccolti dalle aziende che si occupano di estrazione di petrolio, gas e minerali dai fondali marini e, sempre di più, dalle società di parchi eolici offshore, per comprendere il panorama prima delle lavorazioni invasive e distruttive. L’esplorazione cerca principalmente relitti di navi o armi e bombe inesplose in tempo di guerra.

I magnetometri da acqua sono strumenti dall’aspetto simile ai siluri che vengono trascinati nell’acqua da cavi attaccati alle navi di rilevamento per rilevare i campi magnetici sul fondo del mare.

L’archeologia preistorica all’interno di paesaggi costieri sommersi sta affrontando notevoli rischi e, per combattere il cambiamento climatico, guidata dall’impegno del Regno Unito a zero emissioni nette entro il 2050, gli sviluppi offshore potrebbero porre fine a parti del paesaggio marino ormai sempre più inaccessibili. Questo tipo di ricerche preventive potrebbero, dunque, sfruttare l’opportunità di esplorare i fondali marini di territorio un tempo emersi e l’Università di Bradford è determinata ad affrontare con urgenza il rischio per i paleopaesaggi marini globali.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Università di Bradford

Magnetometria

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