venerdì, 22 Novembre 2024
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KYLIX DA NAUCRATIS NARRA UNA STORIA GRECA IN TERRA EGIZIANA

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La zona del Nord Africa maggiormente colonizzato dai Greci è stata la Cirenaica mentre in Nord Africa occidentale  la colonizzazione è prevalentemente fenicia. Prima di giungere in Cirenaica, i Greci si fermarono a Naucratis, una colonia nel delta del Nilo, in Egitto. Sebbene gli Egiziani del periodo della loro più importante dinastia, la XIX, quella di Ramses II, non avrebbero accettato una presenza straniera e la presenza greca stabile è di un periodo piuttosto successivo, alcune attestazioni risalgono anche a quel periodo.

naucratis kylixNel corso della XXVI dinastia (VII secolo a.C.) è attestato l’uso di mercenari micenei ma esistono testimonianze dirette, come quella di Erodoto, epigrafi, manufatti, che confermano l’importante presenza greca: il 638 a.C. è lo spartiacque in cui la presenza micenea diviene costante; Ionii e Carii furono utilizzati come mercenari da Psammetikos I (664-610 a.C.) per recuperare il suo trono usurpato dai Nubiani; gli stessi Carii e Ionii sbarcarono in Egitto con tutta la loro potenza militare ed erano gli stessi mercenari suggeriti dall’oracolo al faraone per riconquistare il trono perso.

Per i loro servigi il re donò loro due stratopeda, gli accampamenti per stabilire le truppe: la prima vera attestazione di vita da parte di popolazioni diverse dagli egiziani su suolo egiziano. Gli accampamenti erano situati nei pressi di Menfi, a Naucratis.

Anche nel regno del Faroone Necho II (610/595 a.C.) si hanno attestazioni dirette di mercenari attraverso l’introduzione della trireme greca per solcare Mediterraneo e Mar Rosso. Erodoto narra che il re egiziano compì dediche al Santuario di Apollo a Mileto, donando la sua armatura di battaglia a ringraziamento del servigio ricevuto.

Il faraone Amasis (570-526 a.C.) adoperò anche mercenari greco/cirenaici contro i Babilonesi e, secondo Erodoto, per ringraziare i mercenari, concesse ai Greci l’uso di Naucratis rendendola completamente greca. Il faraone si concesse unicamente un mero controllo formale sul governo composto unicamente da Greci.

Il decreto di Naucratis prevedeva, quindi, donazioni dai Greci quale decima per l’utilizzo del suolo egiziano ma nacquero problemi circa il porsi della colonia nei confronti dell’Egitto. La stele cita anche nomi di alcuni centri greci con i corrispondenti egiziani: Huit (egiziano) corrisponde ad Herakleion (a Creta), Krati (egiziano) corrisponde a Naucratis.

Di questo celebre centro urbano si conservano molte fonti ma poche appendici archeologiche. Il tempio più antico, non citato da Erodoto, è quello di Afrodite: questo tempio, precedente al decreto di Naucratis, circondato da un temenos, era costruito tutto in mattoni crudi.

Celebre a Nauctratis è la cosiddetta “fabbrica di Scarabei “, un opificio a uso della popolazione greca d’Egitto che produceva reperti egiziani; il mercato di sbocco della produzione della fabbrica, soprattutto manufatti in fayence, era quello orientale. Tra i resti, sono state rinvenute anche diverse matrici.

Un edificio, impropriamente considerato un forte difensivo, precedente al decreto, le ricerche archeologiche lo confermerebbero come un tesauros ma alla egiziana da cui sono pervenuti importanti manufatti legati alla divinità. A nord della città è stato rinvenuto il Tempio di Era, dedicato dai Samii, con accanto il Santuario di Apollo, dedicato dai Milesi, Ionii e Greci dell’est. Il Tempio dei Dioscuri, non citato da Erodoto, e un Tempio di Zeus costruito dagli Egineti, potrebbero invece coincidere. Sono presenti anche i resti di un Hellenyon, un santuario panellenico frequentato da tutti i Greci di Naucratis e dei dintorni.

 

Proprio una kylix proveniente da Naucratis racconta una stroria greca in terra egiziana. Uno studente annoiato passa appunti. Un insegnante esasperato sospira. Questa scena sarebbe familiare in qualsiasi edificio scolastico in tutto il mondo, anche attraverso i secoli.

Se le scene scolastiche sono rare nella pittura vascolare greca, l’archeologo Ollie Croker del Museum of London ritiene che il pittore di una coppa con queste raffigurazioni, un artista di nome Onesimos, avesse chiaramente in mente una versione antica di questi protagonisti scolastici.

Croker ritiene che la scena di un insegnante che disapprova e di un allievo che esamina di nascosto una pergamena è uno dei numerosi esempi di “raffigurazioni scolastiche” nelle immagini sulle coppe greche.

L’iscrizione sulla coppa, coppa trovata in Egitto, contiene una frase che tradotta recita: “Muse che guidano l’inno principale del coro” che scivola abilmente nel nome del poeta del VI secolo a.C., Stesicoro.

Il testo è scritto nello stile bustrofedico o “come il bue ara”, in cui le righe alternate sono scritte in direzioni opposte, da sinistra a destra, poi da destra a sinistra.  Croker afferma che la scrittura bustrofedica era usata molto raramente sulla ceramica greca e quando questa kylix sarebbe stata realizzata, era caduta in disgrazia”. L’archeologo ritiene che l’uso anacronistico dello stile bustrofedico, popolare ai tempi di Stesicoro, e l’inclusione del nome del poeta, richiamino alla frase popolare: “Non conosci il tuo Stesicoro”…

Croker spiega che questo era un modo per definire un individuo come analfabeta o poco intelligente: un lettore analfabeta dell’iscrizione della coppa avrebbe anche trovato divertente il volto addolorato e simpatico dell’insegnante rivolto in avanti, come se volesse far sapere che la battuta del suo studente “troppo intelligente” è invece l’ultima goccia prima dell’esasperazione…

I frammenti della kylix, databile tra il 480 e ik 470 ma.C., sono conservati presso l’Ashmolean Museum, il museo di arte e archeologia dell’Università di Oxford.

 

Daniele Mancini

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