DA TOMBA FEMMINILE, STUDIO SULL’EVOLUZIONE SOCIALE NELLA PENISOLA IBERICA DEL CALCOLITICO
Un articolo recentemente pubblicato sulla rivista Nature Scientific Reports rivela nuovi dati sulla sepoltura dell’ “Uomo d’avorio” rinvenuta a Valencina, in Spagna, ascrivibile all’Età del Rame. Scoperto nel 2008, il corpo era stato sepolto con un ricco corredo funerario a circa 80 metri da una fossa comune.
Secondo gli archeologi, questo individuo era considerato di grande prestigio nella comunità ma il nuovo studio mostra era di genere femminile. Marta Cintas Peña dell’Università di Siviglia rivela che anche la vicina tomba comune presentava lussuosi corredi funerari e consisteva principalmente o interamente di resti femminili. Il confronto con le sepolture dell’epoca nella regione suggerisce che nessun individuo di sesso maschile abbia raggiunto una posizione sociale lontanamente paragonabile a quella della “Dama di avorio“.
Secondo i ricercatori, il patriarcato potrebbe non essere stato l’ordinamento sociale dominante nell’Iberia calcolitica tra 4.900 e 4.650 anni fa: in ogni caso il risultato delle ricerche suggerisce che le interpretazioni consolidate sul ruolo politico delle donne all’inizio della formazione delle società strutturate dovrebbero essere riviste.
Un caso analogo di scambio di genere si è verificata anche dopo il rinvenimento del Guerriero vichingo di Birka, in Svezia, sepolto con frecce perforanti, un’ascia, un coltello, diversi monili e due cavalli. Il guerriero è stato trovato nel 1941 e sei anni fa l’analisi del DNA ha confermato che “lui” era una signora, facendo rivedere le teorie sul riconoscimento di donne deposte con armi.
Nel 2021, un corpo sepolto con armi e gioielli è stato trovato a Suontaka Vesitorninmäki, provocando una furiosa discussione. In un articolo sull’European Journal of Archaeology, Ulla Moilanen e colleghi hanno spiegato che alcuni studiosi insistevano che una sepoltura con una spada non potesse essere di una donna; probabilmente c’era stato anche un uomo all’interno. In questo caso è emersa l’ipotesi che la sepoltura fosse di una persona non binaria, ovvero di una persona con aneuploidia cromosomica sessuale XXY. In ogni caso, non un maschio.
Il motivo della confusione di genere è dovuta, principalmente, perché lo scheletro maschile e quello femminile sono fondamentalmente simili. Insolitamente tra i mammiferi, i maschi umani non hanno l’osso del pene ma esistono alcune caratteristiche sullo scheletro maschile rispetto a quello femminile segno di dimorfismo sessuale.
In generale, gli scheletri maschili tendono ad essere più grandi, le ossa più robuste e tendono ad avere più sviluppo osseo nei siti di attacco muscolare L’osso pelvico può essere leggermente diverso: l’ingresso pelvico femminile è più aperto e la femmina ha un angolo subpubico più ampio, ma c’è una sovrapposizione. Il travaglio difficile può lasciare “cicatrici del parto” sul bacino ma la linea di fondo è tanto possibile distinguere in modo affidabile i sessi dopo un certo decadimento.
Tutto questo aiuta a spiegare perché gli archeologi tendessero a presumere che se sei la tomba era irta di armi, e se i resti non erano sufficientemente ben conservati per dire il contrario, il deposto un uomo. Inoltre, mentre è difficile dire se un adulto morto fosse maschio o femmina, nel caso dei bambini è impossibile senza l’analisi molecolare.
L’individuo in questione (precedentemente indicato in letteratura come” Il mercante d’avorio “) è stato identificato come un ‘probabile maschio’ sulla base di uno studio antropologico fisico pubblicato nel 2013, spiega il ricercatore Leonardo Garcia Sanjuan, e non da i corredi funerari.
Inoltre, lo stato frammentario dello scheletro ha reso impossibile l’uso di variabili metriche per la sua determinazione, quindi è stato dato affidamento a metodi qualitativi basati sulle caratteristiche visibili in alcuni dei frammenti. Alla fine, è stato determinato che l’individuo era un ‘probabile maschio’!.
Il sesso della Dama di Avorio è stato determinato dall’analisi delle proteine dell’amelogenina nello smalto dentale. Si scopre che le nostre proteine amelogenine sono sessualmente dimorfiche.
L’indagine chiarisce che l’amelogenina è una proteina coinvolta nella produzione dello smalto dei denti che è codificata sia sul cromosoma X che su quello Y. Quindi, se l’analisi dell’amelogenina dello smalto di un corpo trova il tipo di cromosoma Y, il corpo è un maschio (le femmine sono XX ei maschi sono XY). Ovviamente, poiché si nasce con i propri cromosomi, l’analisi dell’amelogenina funziona anche per i bambini dell’antichità.
La tecnica è un punto di svolta per l’archeologia di genere, che ha cominciato a effettuare ricerche anche nei rinvenimenti di corpi degli scorsi decenni.
Anche il luogo di rinvenimento è insolito. Valencina ospitava un mega-sito dell’Età del Rame, il più grande insediamento conosciuto all’epoca in quella zona. Presentava costruzioni monumentali, sepolture comuni e cultura materiale di alto livello e, quindi, nelle tombe sono stati rinvenuti beni di lusso realizzati con materiali esotici come cristalli lucenti, ambra, uova di struzzo importate e avorio.
La donna fu deposto sola e inizialmente si pensava fosse un giovane di età compresa tra 17 e 25 anni, di origine locale sulla base dell’analisi degli isotopi, e sfortunatamente soffriva di un’elevata esposizione al mercurio tossico, probabilmente era esposta al cinabro, che è il minerale di mercurio. I suoi corredi funerari includevano un grande piatto di ceramica su cui i ricercatori hanno rilevato tracce di vino e cannabis, una pianta originaria dell’Eurasia.
Un punteruolo di rame, utensili in selce (che rimasero largamente in uso durante l’Età del Rame e la successiva Età del Ferro) e oggetti in prezioso avorio e persino una zanna di elefante da 1,8 chilogrammi vicino alla testa componevano il resto del corredo. L’elefante era africano, non asiatico e niente del genere è stato trovato prima in antiche sepolture in Europa.
La sua tomba era ricoperta di lastre di roccia, sopra le quali il team ha trovato quelle che suppongono possano essere state offerte post-funerarie tra cui grandi piatti e manufatti in avorio come un pugnale con lama in cristallo di rocca e manico in avorio decorato con 90 perle discoidali traforate in madreperla.
L’alta posizione sociale della Dama d’Avorio è sottolineata dal fatto che, al momento della sua sepoltura, l’area circostante la sua tomba divenne il fulcro di un’intensa attività funeraria e rituale per un periodo di 200-250 anni, comprese più di 60 tombe più piccole e molte depositi in fosse poste intorno alla sua tomba, ma a una certa distanza, forse a indicare una sorta di rispetto commemorativo perpetrato nel corso dei secoli.
Lo studioso Cintas-Peña ha realizzato un database con i record di 1.723 individui deposti durante l’Età del Rame in tutta l’Iberia e rispetto a tutti questi individui la Dama di Avorio era al di sopra di tutti in termini di raffinatezza, qualità e quantità del corredo funerario rinvenuto.
Nella tomba comune a circa 80 metri dalla tomba principale, i ricercatori hanno trovato 25 individui, apparentemente di un arco cronologico di un paio di centinaia di anni: quindici dei 20 corpi nella camera principale di quella tomba sembrano essere femminili, sulla base dell’analisi osteologica; gli altri cinque potrebbero esserlo stati.
Erano tutti adulti di età compresa tra i 20 ei 35 anni e anche loro furono sepolti con materiali esotici, tra cui ambra, avorio e oro. Uno era vestito con abiti fatti di migliaia di perline scolpite da conchiglie. Come la Dama d’Avorio sepolta, anche loro hanno manifestato una forte esposizione al mercurio, forse a causa dell’esposizione al cinabro.
In seguito, nell’età del bronzo in generale, sono note alcune elaborate sepolture femminili: a La Almoloya nella Penisola Iberica, a Franzhausen in Austria e la “Principessa di Vix”, in Francia. Le donne nel Calcolitico di Valencina sembrano aver goduto di posizioni di alto rango non raggiunte dagli uomini.
Secondo Garcia Sanjuan, il risultato della ricerca mostra che è necessario riconsiderare il ruolo svolto dalle donne nelle società pre-statali e nei processi che portarono alla complessità sociale. Discutere se è possibile definire alcune di queste società come ‘ matriarcali” è secondario. In ogni caso, è una questione che richiede maggiori e migliori dati per essere adeguatamente affrontata.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
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