NUOVE ANALISI SU CESTI E CALZATURE DEL MESOLITICO RINVENUTI IN GROTTA NEI PRESSI DI GRANADA, SPAGNA
Cesti e sandali in materiali organici rinvenuti all’interno di una grotta nota come Cueva de los Murciélagos (“Grotta dei pipistrelli”), nei pressi di Granada, nel sud della Spagna, furono probabilmente realizzati da gruppi di cacciatori-raccoglitori mesolitici e sono considerati, secondo un nuovo studio, alcuni tra i più antichi manufatti del loro genere trovati nell’Europa meridionale.
Recentemente, grazie alle ricerche di un gruppo di archeologi, i manufatti sono stati datati al radiocarbonio: i 76 reperti, che sono attualmente conservati presso il Museo Archeologico Nazionale di Madrid, furono originariamente scoperti nel 1800 dai minatori che lavoravano all’interno del sistema di grotte nel 1800. sono stati realizzati utilizzando materiali organici come legno, canne e sparto, un’erba perenne della famiglia delle Graminacee che cresce comunemente in Spagna. I risultati dello studio sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Science Advances.
I ricercatori hanno stabilito che i sandali di sparto sono databili a 6.200 anni, rendendoli le calzature più antiche mai trovate in questa parte d’Europa. I cesti, anch’essi fatti di sparto, sono ancora più antichi, circa 9.500 anni fa, e secondo i ricercatori sono la prima traccia di manufatti del genere realizzati da cacciatori-raccoglitori del Mesolitico.
L’autore principale dello studio, Francisco Martínez-Sevilla, docente di preistoria all’Università di Alcalá vicino a Madrid, ritiene che la cronologia atribuita ai cesti è la più grande scoperta, oltre all’enorme sorpresa. Prima dell’avvento dell’agricoltura, non si è mai creduto che i cacciatori-raccoglitori usassero cesti in vimini, attribuiti al successivo periodo neolitico. la nuova ricerca, invece, conferma che i gruppi di ominidi intrecciavano sparto per produrre cesti.
Secondo Martínez-Sevilla. il livello di dettaglio utilizzato per creare i cesti era complesso per l’epoca e alcuni dei manufatti incorporavano anche intricate decorazioni geometriche, fibre tinte e ornamenti realizzati con peli umani e pigmenti. Alcuni cesti riportavano anche dei pezzi di dozzinale cuoio che servivano per appenderli, mostrando, dunque, una forma di artigianato molto complessa.
Nonostante abbiano migliaia di anni, i manufatti sono estremamente ben conservati, probabilmente a causa della disposizione della grotta e dell’ambiente a bassa umidità.
Martínez-Sevilla ritiene che la conservazione è data soprattutto dalle condizioni in essere all’interno della grotta in cui l’umidità è quasi pari a zero, rendendone il clima molto secco. Inoltre, da uno stretto canyon orientato a nord, si incanala un vento secco e freddo che entra nella parte superiore della grotta e la attraversa. È il ricetta perfetta per preservare i materiali organici!
Oltre ai sandali e ai cesti, i minatori hanno trovato anche resti scheletrici e utensili. Inoltre, alcuni dei corpi umani sono stati sottoposti a una sorta di mummificazione naturale e sono stati raccolti i resti di 13 individui.
La speranza, per il futuro, è di condurre ulteriori studi per determinare età e il sesso mediante la datazione dei resti al radiocarbonio e con altre moderne e affidabili tecnologie.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: Proyecto MUTERMUR