giovedì, 26 Dicembre 2024
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PANOPLIA DI GUERRIERO RINVENUTA A FESTÒS, CRETA

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I ricercatori dell’Università Ca’ Foscari di Venezia hanno riportato alla luce l’armatura di un guerriero, una panoplia, durante lo scavo archeologico di Festòs, a Creta, sito archeologico candidato a sito Unesco patrimonio dell’Umanità.

L’eccezionale ritrovamento, della panoplia bronzea di guerriero, composta da un umbone di scudo e da frammenti di un elmo e forse di una cintura, è avvenuto nel recente scavo archeologico del sito di Festòs condotto dal team di Ilaria Caloi, docente dell’ateneo veneziano, che esegue indagini archeologiche dagli anni Novanta del secolo scorso, sotto la direzione di  Pietro Militello dell’Università di Catania. Lo scavo, iniziato nel 2022, è eseguito in regime di concessione della Scuola Archeologica Italiana di Atene, diretta da Emanuele Papi, e autorizzato da Vassiliki Sythiakakis, responsabile dell’Ephorate of Antiquities of Heraklion.

E’ rarissimo il ritrovamento di una panoplia di guerriero in un contesto di insediamento e non di sepoltura in area dedicata, non solo in Grecia, ponendo diversi interrogativi negli archeologi sull’origine e la funzione delle armi deposte. Secondo la Caloi, l’ipotesi, che solo la continuazione dello scavo potrà confermare, è che la panoplia possa attribuirsi ad un eroe locale, onorato all’interno di un’area di culto o di un cenotafio, in stretta connessione con la fondazione della polis di Festòs, tra l’VIII e il VII sec. a.C.

L’umbone in bronzo ritrovato costituisce la parte centrale dello scudo, che doveva essere in materiale deperibile, verosimilmente cuoio ed è composto da un elemento conico centrale dotato di una lunga protuberanza e un disco esterno con una serie di fori attorno al bordo, che servivano probabilmente al fissaggio del cuoi, così come l’anello bronzeo che sporge internamente, in corrispondenza della protuberanza centrale.

Dell’elmo, la parte meglio conservata sono le due paragnatidi, in bronzo, quelle parti che proteggevano ciascuna delle guance scendendo fino alla mandibola. Sono decorate con elementi circolari, e dotate di forellini per il fissaggio all’elmo.

La Caloi ritiene che la straordinarietà del ritrovamento di Festòs consiste nella deposizione delle armi all’interno di un contesto non funerario trovate con un enorme pithos, un enorme contenitore da derrate di quasi 120 cm di diametro, nascoste al di sotto di un coperchio in terracotta, a sua volta ricoperto da un grande frammento di oinoichoai con motivi decorativi e spirali correnti. Il pithos che conteneva le armi è stato trovato nell’angolo nord-orientale di un grande ambiente, il Vano OO, ancora in corso di scavo, che si apriva ad est con un ingresso dotato di una enorme soglia monolitica lunga 160 cm!

Gli archeologi ritengono che l’area in cui sono stati fatti i ritrovamenti fosse un’area dedicata al culto, ipotesi suggerita anche dalla deposizione rituale delle parti di panoplia e dalla fisionomia dell’ambiente che anche gli oggetti ritrovati nelle immediate vicinanze al di fuori del grande pithos porterebbero a confermarne l’ipotesi. Si tratta di due coltelli in ferro, una serie di vasi aryballoi di dimensioni diverse, databili tra l’VIII e il VII sec. a.C., e uno scudo di piccole dimensioni in terracotta, dipinto in bianco. Sono oggetti che rimandano al corredo di una tomba di guerriero, ma che, in questo caso, potrebbero rappresentare le offerte votive in un’area santuariale.

Il significativo luogo in cui è avvenuto il ritrovamento si trova sulle pendici sud-occidentali della collina di Kastrì, la stessa su cui nel XIX sec. a.C. fu costruito il Primo Palazzo di Festòs, e subito ad Ovest del sontuoso cortile occidentale del palazzo.

Ritrovamenti di armature come questa sono assai più comuni nei ricchi corredi delle tombe greche. A Creta gli esemplari meglio conservati provengono infatti dalla necropoli di Cnosso, di Mouliana (Siteia) e di Eleutherna, e si datano tra il XII e il VII sec. a.C.

I confronti migliori per lo scudo e per le paragnatidi di Festòs si individuano in aree esterne a Creta: nella Tomba XXVIII di Tirinto, in Argolide, databile al periodo Submiceneo (XI sec. a.C.), e nella tomba 40 di Kourion-KalorizikiCipro, una conferma di quanto Festòs, a cavallo tra la fine del Tardo Bronzo e gli inizi dell’Età del Ferro, fosse ancora ben inserita all’interno di una fitta rete di relazioni sia con il mondo egeo, sia con le zone del Mediterraneo orientale.

Questa singolare scoperta getta luce su un periodo cruciale per il sito archeologico di Festòs, quello della fondazione della polis. Si tratta di un tassello importante per ricostruire la storia di un centro millenario fondato nel V millennio a.C. che divenne prima un palazzo minoico, alla stessa stregua di Cnosso, poi una polis greca e rimase un centro importante fino al 146 a.C., anno della sua distruzione ad opera della vicina Gortina.

 

Rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info:  Università Ca’ Foscari

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