venerdì, 22 Novembre 2024
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INDIVIDUATE PRATICHE RITUALI FILISTEE DAI RESTI ARCHEOBOTANICI DI GATH

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L’analisi di centinaia di semi e  resti di frutti combusti rinvenuti tra le rovine di un tempio di 3.000 anni potrebbe fornire informazioni sui riti religiosi e le pratiche rituali poco conosciuti dei Filistei, compresi i collegamenti con i culti provenienti dall’Egeo o quelli che prevedevano l’uso di droghe psicoattive.

Le moderne indagini archeologiche hanno indicato come i Filistei fossero tutt’altro che un gruppo di bifolchi incivili, come presentati dalla Bibbia. Quella filistea era una civiltà sofisticata che mescolava, sia culturalmente che geneticamente, influenze provenienti dalla Grecia e da altre regioni con elementi cananei locali.

Questo quadro è confermato e arricchito dallo studio dei resti botanici rinvenuti in un tempio di Gath. Gli archeologi dell‘Università Bar-Ilan di Ramat Gan, in Israele, hanno raccolto scrupolosamente circa 2.000 campioni di semi e frutti combusti dalle rovine di due fasi successive della vita del tempio, dal X secolo a.C. e dal IX secolo a.C.

Il  team ha pubblicato i risultati della ricerca sulla rivista Nature Scientific Reports e rileva che, nonostante il loro enorme contributo alla storia del Vicino Oriente, poche sono le conoscenze sui riti religiosi filistei.

Guidati da Suembikya Frumin, un’archeobotanica, e da Aren Maeir, l’archeologo che dirige gli scavi a Gath, i ricercatori hanno identificato le piante utilizzate nel tempio. Si sono azzardati anche a speculare sugli scopi rituali in base alla stagione in cui venivano raccolte le piante e alle informazioni su pratiche cultuali simili.

Le tracce botaniche più comuni sono state i frutti dell’agnocasto, con circa 100 resti rinvenuti principalmente nell’area dell’altare del tempio e del sancta sanctorum.

L’agnocasto, noto anche come pepe dei monaci, cresce comunemente allo stato selvatico e aveva molteplici usi nell’antichità. I suoi piccoli frutti possono essere utilizzati come sostituto del pepe, mentre diversi scrittori antichi attribuivano alla pianta proprietà diverse e anche contrastanti, tra cui quella afrodisiaca e anafrodisiaca (da qui l’appellativo di “casto”).

Trovarlo in così grandi quantità nel cuore del tempio di Gath non è comune come offerta negli antichi rituali religiosi levantini, secondo la Frumin. Tuttavia, è noto in Grecia da periodi successivi, in particolare in relazione al Tempio di Era sull’isola di Samo, nonché al culto di Artemide, Dèmetra e Asclepio nel Peloponneso.

Secondo Maeir, mentre gli altari nella maggior parte dei templi levantini, compresi quelli dei vicini proto-israeliti, di solito, presentano una sporgenza intagliata nella pietra su ciascun angolo, quello in questo tempio ha solo due corni, una caratteristica tipica degli altari di Cipro e dell’Egeo.

Gli archeologi, inoltre, hanno trovato anche resti di cereali locali e di altre colture, come olive e uva, soprattutto nel cortile del tempio. Poiché nel complesso gli archeologi hanno trovato anche grandi vasi per la conservazione, secondo Maeir, l’edificio potrebbe essere stato utilizzato per conservare questi beni di prima necessità, svolgendo anche un ruolo economico.

È interessante notare che uno dei vasi per la conservazione delle derrate, trovato vicino all’altare, proveniva dalla regione di Gerusalemme e portava inciso un nome giudaita, secondo Maeir. Se evidenzia, dunque, il coinvolgimento dei Filistei con le culture locali, compreso i vicini proto Israeliti  con cui i rapporti non furono sempre così ostili

Anche la ricerca sul DNA antico ha già fatto luce in precedenza sulla natura ibrida della cultura filistea. Apparentemente ebbe origine proprio alla fine dell’Età del  Bronzo, nel XII secolo a.C., emergendo da popolazioni migranti, principalmente dall’Egeo, che si mescolarono rapidamente con la popolazione cananea locale.

Diversi reperti vegetali interessanti nel tempio di Gath includono resti di margherite, che potrebbero essere stati usati per decorare il tempio per i rituali primaverili, cioè quando questa pianta fiorisce, secondo la Frumin. È anche possibile che il motivo della rosetta, un tema decorativo comune utilizzato nell’arte e nell’architettura in tutto il Mediterraneo, potrebbe derivare dall’uso rituale delle margherite.

Nel cortile del tempio erano custoditi anche resti di zizzania velenosa, detta anche falso grano, perché è un’erbaccia che cresce nei campi di grano e somiglia molto al grano base e, secondo la Frumin, è stato anomalo trovarla nel tempio. Ma è tutta questione di quantità. La zizzania è anche base di un tipo di funghi che producono una sostanza allucinogena, simile all’LSD, e talvolta viene utilizzato nella produzione della birra per darle una spinta maggiore.

La presenza di un forno, di macine e di recipienti per il cibo nel complesso dimostra che  venivano preparati i pasti, e non è azzardato suggerire che queste piante potessero essere utilizzato anche in piccole quantità per le sue proprietà psicoattive, per comunicare meglio con la divinità adorata nel tempio.

L’uso filisteo di droghe non è in realtà sorprendente, dato che l’uso di sostanze psicoattive era comune nelle antiche religioni levantine, come ad esempio, studi precedenti hanno già dimostrato che l’oppio era già incorporato nei riti funerari dei Cananei nel XIV secolo a.C. mentre la cannabis veniva successivamente utilizzata nelle antiche pratiche religiose israelite.

Il rinvenimento di pesi da telaio nel tempio di Gath potrebbe suggerire che il luogo fosse dedicato ad Asherah, una divinità collegata alla filatura e alla tessitura. I resti dell’agnocasto indicano collegamenti con una dea femminile greca come Era, il cui culto è spesso associato anche ai pesi da telaio.

Tuttavia, l’Heraion di Samo, dove furono rinvenuti grandi quantità di resti di agnocasto, operò dal VI al III secolo a., a partire da circa C., 300 anni dopo l’epoca del tempio di Gath, osserva Frumin. Quindi sembra più probabile che entrambi questi usi rituali della pianta, da parte dei Filistei e dei Greci, derivino da un culto molto antico di una dea madre micenea o egea. Secondo Maeir, il culto di una donna come divinità principale è supportato anche dalla diffusa scoperta di figurine femminili in siti filistei.

Gli archeologi, dunque, non sanno attribuire se questo tempio fosse dedicato a un dio o una dea specifici o a diverse divinità ma sembrerebbe che i Filistei venerassero diversi dei, di cui la divinità principale era una dea.

Gath, conosciuta anche con il nome arabo moderno di Tell es-Safi, era una delle cinque principali città-stato filistee, in una regione lungo quella che oggi è la costa mediterranea meridionale di Israele e la Striscia di Gaza (Free Palestine).

Ora parco nazionale, è un sito stratificato che fu abitato più o meno ininterrottamente dal 5000 a.C. fino a quando il villaggio palestinese in cima al tumulo fu abbandonato durante la guerra di indipendenza di Israele nel 1948.

L’incarnazione filistea di Gath iniziò nel XII secolo a.C. e, come dimostrato dalle tracce archeologiche, fu violentemente distrutta intorno all’830 a.C. durante l’invasione del Levante da parte di Hazael, il re arameo di Damasco.

È interessante notare che la nuova ricerca di Frumin e colleghi fa luce anche sui tempi di questa distruzione. Le ultime offerte al tempio includevano agnocasto, uva e altre piante raccolte a fine estate o all’inizio dell’autunno. Nello strato superiore dei resti botanici erano assenti piante come le olive, che vengono raccolte più avanti nel corso dell’anno.

Quindi, anche se non è certo in quale anno Hazael assediò e distrusse Gath, è possibile confermare che la distruzione del centro urbano probabilmente arrivò in una mite giornata di fine estate o di inizio autunno.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

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