A GORTYNA, CRETA, MONUMENTALE ISCRIZIONE CON L’EMBRIONE DEL DIRITTO CIVILE EUROPEO
In un racconto della mitologia greca, stava raccogliendo fiori, la principessa (fenicia?) Europa quando Zeus la vide o subito so ne innamorò; si trasformò in toro bianco, le si avvicinò o lei gli saltò in groppa; galopparono fino a Creta e qui si amarono. Quattro figli nacquero, poi il re dell’isola si invaghì di Europa, la sposò, adottò i bambini e li nominò suoi eredi. Di essi, a salire sul trono fu Minosse, che avrebbe avviato la splendida civiltà minoica.
Se l’origine del nome del nostro continente affonda nel mito, nel sud dell’isola sono stati realmente portate alla luce testimonianze di quella che potrebbe essere definito uno dei più antichi centri urbani d’Europa, Gortyna (Γόρτυνα), V secolo a. C.
I reperti di Gortyna affiorarono nell’agosto 1884, quando l’isola era ancora turca, durante alcuni scavi nella regione di Messarà compiuti dalla Scuola Archeologica Italiana di Atene (SAIA) e guidati da Federico Halbherr.
Una monumentale iscrizione in greco dorico (12 colonne disposte su quattro file di grandi blocchi rettangolari, 1,70 mt di altezza per 8.71 mt in lunghezza, 600 righe In totale) conteneva, in embrione, i fondamenti del diritto civile europeo.
Diventate famosa nel mondo come la più grande raccolta europea di leggi che l’antichità ci abbia tra smesso, le tavole di Gortyna regolamentano il diritto di famiglia e quello ereditario, delitti contro il buon costume e questioni relative alle vendite, dai debiti, alle ipoteche, alle libertà personali da concedere agli schiavi. Vietati gli abusi sessuali e qualsiasi trattamento degradante verso vedove, bambini, schiavi; riconosciuti alle donne alcuni diritti fino ad allora impensabili come ereditare (in parte) il patrimonio famigliare e amministrarlo autonomamente, concessione alle ragazze la facoltà di esprimere la loro opinione sul marito scelto per loro dal padre.
Affisse alle pareti dei palazzi pubblici di Gortyna, le norme furono bollate dai tradizionalisti come contrarie alla morale e ai buoni costumi, un’accusa peraltro ricorrente lungo la storia della Grecia, dove gli atleti gareggiavano nudi con il corpo cosparso di olio e la civiltà minoica soleva ritrarre donne gloriosamente a seno scoperto.
Una copia di quelle celebri tavole è nel cortile della sede della SAIA dove gli studiosi italiani avevano un appuntamento fisso e ineludibile fin dal XV secolo per gli studi sulla grecità. Dal 2016, direttore è Emanuele Papi, docente di archeologia classica all’Università di Siena e di archeologia romana alla Scuola Archeologica Italiana di Atene.
Nei prossimi mesi estivi, la SAIA continuerà le ricerche a Lemno, Egìalea, Thourìa, Creta (in particolare proprio Gortyna), però i fondi sono sempre meno e l’attività deve essere limitata.
Più volte citata nell’Iliade e nell’Odissea, l’isola era abitata fin dal Neolitico; nei secoli sarebbe diventata greca, romana, cristiana, bizantina e i tanti scavi hanno raccontato la trasformazione urbanistica di case, mercati e chiese, parallela alla evoluzione del modo di concepire i luoghi pubblici, di ripensare la quotidianità.
Stessa cosa dicasi per Lemno, dove l’immersione nella mitologia è sempre pregnante. Prima tappa della spedizione degli Argonauti per il recupero del vello d’oro, sull’isola gravava la maledizione di Afrodite che, indignata per la trascuratezza del suo culto, aveva condannato le donne a sterminare tutti gli uomini e continuamente trasudare un odore insopportabile.
Per ricreare la stirpe, le donne si unirono però agli Argonauti; la regina Ipsipile, innamoratasi di Giasone, con lui generò i gemelli Euneo (o Eveno) e Nebrofóno (o Toante), il primo dei quali prese poi il comando sull’isola, purificandola dalle avite colpe. A Lemno è anche ambientata Filottete, tragedia di Sofocle sul mito dell’omonimo eroe, che sull’isola fu abbandonato durante la Guerra di Troia.
Diciannove istituzioni archeologiche straniere scavano in Grecia. Dalla Scuola Archeologica Italiana (SAIA) alla quella Francese (EPA, la più antica) a quella Americana di Studi classici, agli Istituti Austriaco e Germanico, la British School e la Scuola Svizzera di Archeologica, la Biblioteca Nordica, gli Istituti Canadese, olandese, irlandese, australiano, belga.
Fondata nel 1846, l’EFA gestisce un programma di ricerca in tutti i campi (specialmente archeologia, epigrafia e studi classici) e offre borse di studio fino a 4 anni di permanenza. Non molto dopo, il 1874, il 9 dicembre, compleanno di Johann Joachim Winckelmann, i tedeschi inaugurano il loro istituto.
Successivamente (1881) arrivano gli Stati Uniti, nell’ elegante quartiere di Kolonaki, la loro sede si avvale anche di un laboratorio per nuovi sistemi di scavo. Gli archeologi statunitensi scavano nelle campagne presso Corinto e l’Agorà di Atene, dove fu ricostruita la loggia di Attalo, attuale sede del museo omonimo e centro ricerche. Alla British School (1884) fanno capo il laboratorio di Pitch (quello più antico ar-cheometrico) e scavi sull’intero territorio.
L’Istituto Austriaco, dal 1898, ora ente autonomo dipendente del Ministero della Ricerca Scientifica. La Scuola di Archeologia Svizzera (1964) si avvale pure di un centro scavi a Eretria. L’Istituto canadese (1974) coordina studi anche su epoca bizantina e moderna. Dal 1992 i danesi, l’Istituto Archeologico e culturale e nel 1996, con un accordo di cooperazione con gli omologhi norvegese, svedese, finlandese dà vita alla Biblioteca nordica ad Atene.
Daniele Mancini
Per ulteriori info: SAIA