IDENTIFICATI CIRCOLI DI PIETRA NEOLITICI PRESSO AL-ULA, ARABIA SAUDITA
Un team internazionale di archeologi ha portato alla luce otto antichi circoli di pietre presso la città di Al-Ula, nel nord-ovest dell’Arabia Saudita.
Circa 345 di queste strutture, considerate delle abitazioni, sono state identificate tramite ricognizioni aeree sull’Harrat ‘Uwayrid, un campo di lava vicino Al-Ula e hanno recentemente pubblicato i risultati della ricerca sulla rivista Levant .
I circoli variano da 4 a 8 metri di diametro e hanno almeno una pietra eretta al centro. Risalirebbero a circa 7.000 anni fa e presentano resti di muri in pietra a secco e almeno un’apertura. Secondo gli archeologi, avrebbero avuto tetti delle coperture miste di pietra e materiali organici deperibili.
Durante gli scavi, gli archeologi hanno scoperto i resti di molti utensili in pietra realizzati in basalto e da cinque dei circoli sono stati rinvenuti oltre 225 chilogrammi di utensili in pietra o detriti. Tra questi, resti di ossi animali, di pecore, capre e mucche.
Tra i reperti c’erano anche una varietà di conchiglie, tutte provenienti dal Mar Rosso, che si trova a circa 120 chilometri a ovest, la cui presenza, secondo gli arhceologi, suggerisce lo sviluppo di reti di commercio e scambio, in concomitanza con la mobilità degli individui.
I reperti rinvenuti nei circoli, uniti alla somiglianza degli stessi con le antiche abitazioni scavate in Giordania, suggeriscono che molti di essi erano adibiti a strutture di tipo domestico e non rituale o funerario, come in altri luoghi del mondo.
Jane McMahon, ricercatrice presso l’Università dell’Australia Occidentale e autrice principale dello studio, osserva che, a livello globale, l’architettura domestica primitiva era sempre circolare, mentre le case rettangolari compaiono solo nel tardo Neolitico.
Circa 7.000 anni fa, l’ambiente nell’Arabia Saudita settentrionale era molto più umido di oggi, ma l’agricoltura non era ancora in uso. La McMahon precisa che non esistono tracce di coltivazioni di specie domestiche di piante come grano e orzo, ma è probabile che si raccogliessero piante selvatiche e forse si manipolasse il paesaggio per aumentare la probabilità e la resa di specie selvatiche.
Quando questi circoli di pietre erano in uso, veniva costruita anche un’altra forma di struttura in pietra, oggi nota come mustatil (termine arabo che significa “rettangolo”) i cui scavi suggeriscono che avessero scopo rituale e avrebbero potuto essere utilizzati per il sacrificio di bestiame. Secondo gli archeologi, L’uso contemporaneo dei mustatil e dei circoli di pietre indica che è probabile che questi due tipi di strutture megalitice siano aspetti di una singola entità culturale piuttosto evoluta.
Gary Rollefson, docente di antropologia al Whitman College e alla San Diego State University, ritiene che gli individui che hanno costruito i circoli di pietre e i mustatil discendano da popolazioni vissute in Giordania e Siria circa 500 anni prima.
Secondo Rollefsono, l’architettura dei circoli di pietre è simile a quella delle strutture trovate in Giordania risalenti a circa 500 anni prima e gli individui che hanno costruito le strutture in Giordania hanno anche allevato pecore, capre e bovini.
La migrazione potrebbe essere stata stimolata da un aumento della popolazione causato da nuove tecnologie di caccia, come gli aquiloni del deserto, una serie di strutture di pietra usati per costringere gli animali selvatici a entrare in una zona di cattura e uccisione. Questi progressi nella caccia hanno aumentato drasticamente la fornitura di cibo che, a sua volta, ha portato a un aumento della popolazione umana nell’area Giordania/Siria. Di conseguenza, la necessità di trovare nuovi territori di caccia, che li avrebbero portati a spostarsi gradualmente verso sud, verso Al-Ula, in quella che oggi è l’Arabia Saudita.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
