sabato, 23 Novembre 2024
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LE PIU’ ANTICHE TRACCE, ARCHEOLOGICHE E BIOLOGICHE, DELLA COTTURA DEI CIBI

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Cucinare e la cottura dei cibi sono importanti e alcuni ricercatori ritengono che sia ciò che abbia permesso ai nostri antenati ominidi di sbloccare le calorie necessarie per far crescere e sviluppare cervelli più grandi, secondo una ricerca pubblicata qualche tempo fa su una rivista scientifica.

La tempistica è incerta, ma le tracce proveniente da archeologia e biologia suggeriscono che gli ominidi cucinavano cibo almeno da 50.000 anni fa e forse già da 2 milioni di anni fa.

Richard Wrangham, docente in pensione di antropologia biologica alla Harvard University e autore di numerosi studi, conferma  che una delle tracce archeologiche archeologica della cottura dei cibi è data dai granuli di amido cotti  rinvenuti nel tartaro dentale datate fino a 50.000 anni fa. 

Prima di questa cronologia le tracce sono meno chiare: in genere, gli archeologi cercano di indivuduare gli elementi di combustione che, però, non sono, necessariamente , sintomo di cottura; gli individui potrebbero aver usato quel fuoco per riscaldarsi o per creare utensili, per esempio.

Secondo Bethan Linscott, docente di geochimica archeologica presso l’Università di Oxford, esistono tracce di fuochi nei vari “records” archeologici mondiali ma, spesso, è difficile distinguere se si è trattato di fuoco controllato o di fuoco recuperato dai non rari incendi boschivi, con raccolta di tizzoni ardenti e sfruttarli per elaborare utensili o cucinare. Linscott precisa che uno degli elementi chiave quando si cercano tracce del controllo degli incendi è una vera e propria struttura di combustione, ad esempio, rinvenire delle pietre disposte in cerchio e poi un po’ di cenere al centro, magari dei fitoliti (strutture di silice lasciate da piante morte da tempo) e manufatti combusti e cose del genere.

I ricercatori hanno trovato questi manufatti in molti luoghi antecedenti all’arrivo dell’Homo sapiens, quindi diversi ominidi precedenti usavano il fuoco. Un team che ha svolto indagini nella grotta di Qesem, in Israele, ha identificato tracce di un focolare di 300.000 anni fa vicino a resti di animali macellati, e da un sito di una grotta nel Suffolk, in Inghilterra, un focolare di 400.000 anni fa conteneva ossi bruciati e selce dalla fabbricazione di utensili.

Ancora più indietro, la cenere nella grotta Wonderwerk, in Sudafrica, ha portato gli scienziati a confermare che la cottura fosse avvenuta addirittura 1 milione di anni fa. Wrangham ritiene che la grotta è così posta in profondità, circa 30 metri, che non è possibile che sia stato un processo naturale a produrre questa cenere un milione di anni fa.

Tracce di incendi controllati sono stati identificati anche in Kenya e cronologicamente datati a 1,6 milioni di anni fa!

Gli archeologi israeliani, durante le ricerche in un sito chiamato Gesher Benot Ya’aqov, in Israele, hanno trovato tracce convincenti di una cottura risalente a 780.000 anni fa : non c’erano solo cerchi di pietre a indicare un focolare, ma anche lische di pesce che mostravano tracce di combustione.

La prova biologica di quando sia iniziata la cottura esiste, invece, nel modo in cui si è evoluto il corpo umano. Secondo Wrangham, siamo una specie diversa da ogni altra specie sulla Terra perché siamo biologicamente adattati a mangiare cibo cotto. In uno studio su individui con diete a base di cibi crudi, ad esempio, i ricercatori hanno scoperto che i partecipanti tendevano a perdere peso e un terzo delle donne ha smesso di avere le mestruazioni. Secondo Wrangham, dunque, gli ominidi avrebbero iniziato a cuocere i propri cibi anche prima della comparsa dell’uomo moderno.

L’Homo erectus è stato il primo ominide ad avere proporzioni corporee meno simili a quelle dei primati e più simili a quelle degli esseri umani e alcune di queste caratteristiche suggeriscono che potrebbe essere stato il primo a cucinare il cibo.

Una delle principali differenze tra i Sapiens e gli altri ominidi è la dimensione dell’intestino: poiché cucinare richiede di digerire meno, il nostro intestino sarebbe più piccolo del loro, è di circa due terzi delle dimensioni che avrebbe se fossimo uno scimpanzé, un bonobo o un gorilla, quindi abbiamo stomaci relativamente piatti invece di quelli sporgenti, in particolare dopo che una scimmia ha fatto un buon pasto.

Per accogliere queste viscere più grandi, i primati non umani hanno ampie pelvi e costole svasate e gli antenati ominidi hanno perso queste caratteristiche circa 2 milioni di anni fa, con una grande riduzione delle dimensioni dei denti usati per masticare masticare. Queste informazioni si adattano molto all’idea che all’improvviso qualcosa sia cambiato nella dieta, sia diventata più facile da masticare e più morbida. Tutto questo accade, più o meno, 1,8 milioni di anni fa.

Tuttavia, in assenza di tracce archeologiche sull’uso controllato del fuoco fin da così tempi remoti, l’idea che l’Homo erectus sia stato il primo cuoco è ancora oggetto di lunghi dibattiti e solo i continui studi e le continue ricerche potrebbero dipanare la copiosa matassa…

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

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