I ricercatori dell’Università di Adelaide hanno scoperto quella che potrebbe essere la mappa tridimensionale più antica del mondo, situata all’interno di un megaclasto di arenaria quarzitica nel bacino di Parigi, a Ségognole.

Il riparo sotto roccia di Ségognole 3, 60 km a sud di Parigi, noto fin dagli anni ’80 per le sue incisioni artistiche raffiguranti due cavalli in stile Tardo paleolitico, ai lati di una figura femminile, avrebbe restituito una rappresentazione in miniatura del paesaggio circostante.

Anthony Milnes della Facoltà di Fisica, Chimica e Scienze della Terra dell’Università di Adelaide ha partecipato alla ricerca guidata da Médard Thiry del Centro di Geoscienze Mines Paris – PSL.

Le ricerche precedenti di Thiry, in seguito alla sua prima visita al sito nel 2017, hanno stabilito che gli individui del Paleolitico avevano “lavorato” l’arenaria in un modo che rispecchiava la forma femminile e avevano aperto delle fratture per far infiltrare l’acqua nell’arenaria, alimentando un deflusso alla base del triangolo pelvico.

Una nuova ricerca suggerisce che parte del pavimento del riparo in arenaria, modellato e adattato dalle popolazioni paleolitiche circa 13.000 anni fa, sia stato modellato per riflettere i flussi d’acqua naturali e le caratteristiche geomorfologiche della regione.

Secondo Milnes, quindi, quanto hanno descritto non è una mappa come la intendiamo oggi, con distanze, direzioni e tempi di percorrenza, ma una miniatura tridimensionale che raffigura il funzionamento di un paesaggio, con il deflusso dagli altopiani verso torrenti e fiumi, la convergenza delle valli e la formazione a valle di laghi e paludi.

Per i popoli paleolitici, dunque, la direzione dei flussi d’acqua e il riconoscimento delle caratteristiche del paesaggio erano probabilmente più importanti di concetti moderni come distanza e tempo.

Secondo i ricercatori, lo studio dimostra che le modifiche umane al comportamento idraulico all’interno e attorno al rifugio si sono estese alla modellazione dei flussi d’acqua naturali nel paesaggio nella regione attorno al rifugio roccioso stesso. Si tratta di risultati eccezionali e mostrano chiaramente la capacità mentale, l’immaginazione e la apacità ingegneristica dei Sapiens del periodo.

Grazie alla sua approfondita ricerca sulle origini dell’arenaria di Fontainebleau, Thiry ha riconosciuto diverse caratteristiche morfologiche su piccola scala che non possono essersi formate naturalmente, suggerendo che siano state modificate dai primi esseri umani.

Thiry ritiene che la ricerca possa dimostrare che gli individui del Paleolitico scolpivano l’arenaria per promuovere percorsi di flusso specifici per l’infiltrazione e la direzione dell’acqua piovana, attività che non era mai stata riconosciuta dagli archeologi.

I raccordi idrici avrebbero, probabilmente, un significato molto più profondo, mitico, legato all’acqua. Le due installazioni idrauliche, quella della  figurazione femminile e quella del paesaggio in miniatura, distano due o tre metri l’una dall’altra e sicuramente trasmetteranno un profondo significato di concezione della vita e della natura.

L’ultimo studio di Milnes e Thiry, pubblicato sull’Oxford  Journal of Archaeology, avrebbe scoperto la presenza di modelli tridimensionali esaminando attentamente le caratteristiche geomorfologiche su piccola scala, offrendo una migliore comprensione delle capacità di questi primi esseri umani.

Prima di questa scoperta, la più antica mappa tridimensionale conosciuta era ritenuta una grande lastra di roccia portatile incisa da individui dell’Età del bronzo circa 3000 anni fa. Questa mappa raffigurava una rete fluviale locale e tumuli di terra, riflettendo il concetto di mappa moderno utilizzato per la navigazione.

Secondo Milnes, la collaborazione tra discipline diverse, come l’archeologia, la geologia e la geomorfologia, è fondamentale nella scienza e i risultati di ricerca più produttivi si trovino ai confini tra le discipline.

Secondo Thiry, invece, rivalutare gli studi sul campo e condurre frequenti visite a Ségognole sono importanti. È chiaro dal progetto in corso che intuizioni e interpretazioni non appaiono immediatamente, ma emergono attraverso nuove osservazioni e discussioni interdisciplinari.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini