venerdì, 28 Febbraio 2025
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ORIGINI E DIVERSITA’ DELLA POPOLAZIONE DEGLI UNNI, NUOVI STUDI GENETICI

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L’origine degli Unni, popolazione nomade e guerriera asiatica che contribuì a rovesciare l’Impero romano. è oggetto di un nuovo studio sull’antico DNA realizzato su scheletri unni del V-VI secolo. Lo studio suggerisce che fossero un gruppo eterogeneo di origine mista con alcuni collegamenti con l’Impero Xiongnu della Mongolia.

In uno studio recentemente pubblicato sulla rivista PNAS, i ricercatori hanno esaminato i genomi di 370 scheletri per indagare i collegamenti tra gli Unni europei del quarto e quinto secolo e i gruppi nomadi dell’Asia centrale come gli Xiongnu, il cui impero raggiunse il suo apice da circa il 200 a.C. al 100 d.C., ma hanno scoperto che gli Unni erano estremamente geneticamente diversificati.

L’origine degli Unni è stata oggetto di dibattito per decenni, con alcuni storici che ritengono che provenissero dalle tribù dell’Impero Xiongnu a causa di somiglianze culturali, come archi e frecce simili e una pratica simile di modifica del cranio. Ma uno studio del 2024 pubblicato sulla rivista Science Advances ha dimostrato che gli Xiongnu erano geneticamente diversi.

Nel nuovo studio, l’autore principale Guido Gnecchi-Ruscone, archeogenetista presso il Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, e colleghi hanno suddiviso il loro set di dati genetici in tre gruppi: persone provenienti dalla steppa eurasiatica orientale sepolte durante il periodo Xiongnu (tra il 209 a.C. e il 98 d.C.), persone provenienti dall’Asia centrale morte tra il II e il VI secolo e sepolture in stile unno di persone morte nel bacino dei Carpazi (che comprende l’odierna Ungheria) tra la fine del IV e il VI secolo.

I ricercatori hanno studiato questi genomi utilizzando un metodo chiamato condivisione di segmenti tramite identità per discendenza (IBD), ovvero quando due o più persone hanno gli stessi lunghi segmenti di DNA che hanno ereditato da un antenato comune.

La tecnica IBD ha rivelato diverse coppie di individui imparentati nei tre gruppi, ma ha scoperto che gli individui all’interno dei gruppi erano più strettamente imparentate tra loro. Un totale di 97 individui sono stati collegati tramite IBD attraverso la steppa dell’Asia centrale e nel bacino dei Carpazi nell’arco di quattro secoli, una scoperta che suggerisce che gli individui in questi gruppi nomadi hanno mantenuto relazioni genetiche trans-eurasiatiche.

Inoltre, due individui Xiongnu, sepolti in tombe di alto rango, sono stati trovati essere gli antenati diretti di diversi individui del periodo Hun, prova di un legame genetico tra i due gruppi. Tuttavia, la maggior parte degli Hun studiati dai ricercatori portava con sé quantità variabili di ascendenza nord-orientale asiatica.

Secondo i ricercatori, dunque, la popolazione del regno degli Unni in Europa era geneticamente molto eterogenea e, a parte i pochi collegamenti genetici diretti, non sono state trovate tracce della presenza di comunità più grandi di discendenza orientale o delle steppe in questo periodo.

Mentre precedenti analisi del DNA hanno suggerito che le alleanze matrimoniali incentrate sulle donne dell’élite erano importanti per gli Xiongnu, le pratiche sociali degli Unni devono ancora essere studiate.

Gnecchi-Ruscone ritiene che sia individui di sesso maschile che femminile sepolti nelle rare ed eccezionali sepolture di tipo orientale del periodo Unno non avevamo i dati giusti per esplorare le pratiche sociali della società del periodo Unno che discendeva dalla steppa, poiché gli individui individuati erano pochi.

Tuttavia, uno scheletro intrigante è quello di una donna unna di 35-50 anni con un cranio allungato, sepolta con orecchini d’oro nel sito di Pusztataskony, in Ungheria, nella prima metà del V secolo. Gnecchi-Ruscone ritiene che sia uno degli individui con linee genetiche discendenti dagli individui d’élite del periodo Xiongnu analizzati, suggerendo che la pratica della modifica del cranio sia stata tramandata di generazione in generazione.

I ricercatori hanno concluso che gli Unni europei, che migrarono nell’Europa orientale intorno al 370, erano un gruppo geneticamente e culturalmente eterogeneo, una scoperta che indica, secondo lo studio, un processo di mobilità e mescolanza più complesso di una migrazione una tantum su lunga distanza.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Max-Planck-Gesellschaft

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