domenica, 22 Dicembre 2024
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DAL TEMPIO ALLA CATTEDRALE: UNA STORIA SU TEATE – prima parte

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Questa è una storia, è un racconto, qui si narra del monumento più importante di Teate, qui si racconta della Cattedrale di S. Giustino nel giorno della commemorazione del Santo Patrono della città di Chieti. E’ una storia basata su pochissimi fatti storici e su dati archeologici pressoché inesistenti: è una storia che si confronta con qualche dato storiografico e sull’interpretazione del monumento e del sito che lo ospita.

E allora, buona lettura!


24 agosto del 1163 A.U.c. (Ab Urbe condita, corrispondente al 410 d.C., ndr), la punizione divina si è abbattuta su Roma: Alarico e i suoi Visigoti sono definitivamente entrati nella città dei grandi condottieri, in quella degli imperatori soldati o degli imperatori visionari, nella città ormai quasi completamente cristianizzata dalla presenza di luoghi di culto legati ad apostoli e martiri!

Benché i danni materiali perpetrati alla città non siano stati enormi, l’eco della violazione del sacro suolo, rimasto intatto per 800 anni da eserciti stranieri, è giunto in tutto il mondo romano e anche al di fuori di esso. I Padri della Chiesa cristiana, Girolamo e Agostino, hanno scritto del grande evento e, come tutti i Cristiani, ne sono palesemente scossi.

Teate, l’antica Teate Marrucinorum, ancora municipium dell’impero, ancora lontana dalle grandi invasioni, vive nella sua realtà priva di slanci e passionalità. Le famiglie patrizie, eredi delle grandi famiglie che avevano fatto grande Teate, conservavano le loro tradizioni pagane, trascorrono la giornata guidando i propri affari in declino, qualche ora alle terme, alle assemblee nella Curia senatoriale, alle funzioni nei templi, officiando i classici riti religiosi presso i luoghi sacri nel piccolo foro e presso il Grande tempio sul Colle Gallo.

I Cristiani, invece, hanno stabilito due aule di culto nella città: una presso l’abitazione del liberto di origine galla Segovax, appena fuori l’Anfiteatro, sulla strada parallela al diverticolo urbano della consolare Clavdia Tibvrtina Valeria; Segovax ha riservato una ampia sala al pianterreno della sua insula, decorandola con raffigurazioni e affreschi dedicati al Cristo e agli Apostoli. L’altra aula di culto cristiana si trova presso la villa fuori le mura della patrizia Licinia Lucretia della famiglia romana degli Albinii, arrivata a Teate prima dell’assedio barbaro.

Foto di Daniele Mancini

Il tempio sul Colle Gallo è maestoso: dedicato ai Dioscuri è meglio noto come Tempio dei Càstori e si ispira all’omonimo tempio eretto nel Foro di Roma intorno al 269 A.U.c. (484 a.C., ndr); come tutti i maggiori monumenti del municipium marrucino, è realizzato in opera mista di laterizi e opus reticulatum, stuccato e opportunamente decorato tra gli anni 820 e 843 A.U.c. (67 e 90 d.C., ndr).

Sopraelevato su alto podio, accessibile da una scalinata frontale, con la facciata che guarda la vallata del fiume Aternum, il retro è addossato a un muro di recinzione; è privo, dunque, del colonnato e solo anteriormente presenta 6 enormi colonne di  marmor carystium(marmo cipollino, ndr) giunte appositamente dall’isola di Eubea. Largo circa 25 cubiti (quasi 12 metri, ndr) e lungo oltre 35 cubiti (quasi 18 metri, ndr), poggia su un terreno misto di argilla e sabbioni di arenaria. Attorno, una serie di domus patrizie, sfarzose e ricche di pavimenti musivi e affreschi! Una di questa era l’abitazione dell’unico e ultimo pontifex teatino, Lucius Coelius Pivs.

Purtroppo la situazione dei templi pagani è veramente disastrosa: l’amministrazione municipale non dispone dei fondi necessari alla semplice manutenzione e da Roma, ormai, non si ricorda da quanti lustri non arrivano denari per curare i templi dell’antica religione di Stato. L’unico in possesso di ingenti somme di denaro all’interno di Teate era il Vescovo Donatvs. Questi, all’indomani dell’arrivo delle notizie sul Sacco di Roma non perde tempo e presenta la sua offerta ai Consoli Marcius e Livio: acquisire, dietro simbolico compenso, i monumenti templari pagani per realizzarvi dei templi cristiani e, nel Tempio dei Càstori, la Nuova Basilica di Teate!

Donatvs è il secondo vescovo della giovane diocesi teatina, succeduto a un santo uomo di nome Iustinus che ha guidato i fedeli cristiani di Teate per quasi vent’anni. Questi ha avuto un notevole seguito tra la popolazione, cristianizzando il municipium di Teate con enorme sacrificio e abnegazione, combattendo i venti dell’eresia ariana che soffiavano sulla città.

Ricostruzione 3D dell’area del Foro di Teate

Nonostante l’Editto di Teodosio (395 d.C., ndr) avesse inibito l’uso dei templi pagani e decretato la fine delle manifestazioni pubbliche pagane, a Teate resiste una consistente frangia della popolazione che non ha interrotto riti sacri e giochi nell’Anfiteatro! Ma la sicurezza pubblica ha preso il sopravvento: i templi sono quasi fatiscenti e l’anfiteatro è ormai diventato una cava di materiali utili per costruire o riparare le private abitazioni: i materiali da costruzione sono troppo costosi da far giungere nuovi e, allora, i monumenti in disuso provvedono  alla bisogna. I Consoli cedono, quindi, i templi al Vescovo e chiudono definitivamente l’Anfiteatro al pubblico!

Nell’area del Foro, i Templi gemelli sono dedicati ai Principi degli Apostoli, Pietro e Paolo. Di fianco, il terzo edificio viene consacrato al Salvatore. Sul Colle Gallo, invece, la nuova basilica è riparata in nome della Sacra Vergine Maria, Madre di Cristo. Il Vescovo Donatvs finanzia immediatamente la riparazione dei tetti, realizzando nuove resistenti coperture a capriate! Invita delle maestranze romane a realizzare gli impianti decorativi delle nuove chiese teatine che in collaborazione con i mastri architetti locali, dirigono gli artigiani nella sistemazione dei nuovi luoghi di culto.

Il nuovo edificio basilicale, secondo un tipo caratteristico a Roma, presenta una lunga e alta navata centrale, fiancheggiata da due navatelle laterali; termina con un’abside semicircolare. L’edificio è preceduto da un cortile a quadriportico e sulla facciata si aprono una serie di arcate con i portoni di ingresso. Un presbiterio antistante l’abside, delimitato da un recinto di plutei e cancelli in pietra, realizzati dalle maestranze romane, contiene l’altare e la zona riservata al clero. Come il tempio precedente, la nuova basilica non passava inosservata, proclamandosi, con orgoglio, il simbolo della nuova religione di Stato a Teate. All’interno, una piccola cripta ipogea con le venerate spoglie del Vescovo Iustinus,  è stata ricavata da un’antica cisterna.

L’arrivo dell’orda visigota non provoca distruzioni ma solo feroci depredazioni: l’accortezza di Donatvs e di qualche bravo cittadino, salvano il tesoro della nuova basilica ma le ultime ricchezze delle nobili famiglie, finiscono in mano barbara.

Qualche decennio dopo, con l’arrivo di Teodorico in Italia ( 489 d.C., ndr), le sorti di Teate migliorano e la città beneficia del nuovo sistema di governo ostrogoto: ripristino del servizio dell’annona e delle distribuzioni gratuite di grano, rimessa in vigore di alcuni spettacoli circensi, programma di riqualificazione urbana per tutti gli antichi municipia imperiali.

Nel frattempo, le abitazioni circostanti la basilica si trasformano in ambienti ecclesiastici: la schola cantorum, uno scriptorium, unico su questa sponda dell’Adriatico, abitazioni per diplomatici, clero e funzionari amministrativi della diocesi.

La Basilica della Sacra Vergine Maria, Madre di Cristo viene mantenuta in continuo splendore. La città viene anche dotata di uno xenodochium per ospitare e assistere stranieri o forestieri, affiancato da un titulus dedicato a Sant’Agata, la santa protettrice delle popolazioni gote.

—– CONTINUA —-

 

Daniele Mancini

Fonte (mia): ILBIG8.it

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