NUOVE SCOPERTE PRESSO IL PALAZZO DI ERODE IN GIORDANIA
Un team di archeologi ha rinvenuto una monumentale mikveh, la vasca per le abluzioni rituali adoperata nella religione ebraica, presso il Palazzo di Erode a Macheronte, la fortezza in Giordania che è stata raso al suolo dalla stessa legione romana che ha distrutto Masada (se ne leggano qui le vicende), il medesimo luogo in cui Salomè ha fatto la sua celebre danza e Giovanni il Battista è stato ucciso!
La fortezza di Macheronte è stata eretta su una collina a circa 32 km s sud ovest di Madaba. L’ambiente con la piscina rituale mikveh è stato utilizzato per la purificazione e per l’uso personale della famiglia reale di Erode. E’ la più grande del suo genere e vanta ben 12 gradini di accesso e una cisterna di riserva per rifornire la piscina in caso di mancanza d’acqua.
Al di là delle sue dimensioni, l’architettura ricorda le mikvehs scoperte a Qumran, sul lato opposto del Mar Morto, in Israele, che sono state considerate uniche. L’enorme mikveh è stata trovata tre metri sotto la corte reale, rimasta nascosta da 2000 anni di sabbia e polvere. E’ stato originariamente dotata di un soffitto con volte a botte, mentre una parte del tetto è stata distrutto nel 71 d.C. quando la legione romana X Frentensis, guidata da Lucilius Bassus, ha attaccato la fortezza, divenuta ormai riparo di ribelli ebraici combattenti della grande rivolta giudaica (66-73 d.C.). Gli archeologi hanno anche scoperto che il crollo della pareti e di alcune colonne sono da attribuire a quattro dardi di balista romana.
L’indagine archeologica di Macheronte è stata intrapresa nel 1968 dalla American Archaeological Baptist Mission guidata da E. Jerry Vardamann. Gli scavi più recenti sono condotti da un team ungherese-giordano guidato dal Gyozo Voros: questi hanno portato alla luce imponenti tratti di mura della fortificazione occidentale, circa 9,2 metri di altezza! Gli archeologi, inoltre, hanno anche rinvenuto una enorme cisterna sotterranea posta a circa 18 metri di profondità, utilizzata per innaffiare i giardini fortezza e per rifornire le terme romane. L’analisi archeologica ha dimostrato che la cisterna è rimasta in uso per tutto il periodo di Erode. Tra i reperti più interessanti, una decina di monete asmonee e romane, 47 ostraca con iscrizioni in aramaico.
In realtà Erode, noto come il grande costruttore dell’antichità, non ha costruito questo palazzo reale dal nulla: la struttura originaria è di origine asmonea ed è stata eretta del re Alexander Jannaeus intorno al 90 a.C., su un altopiano imponente, noto come Mukawir, che sorge a 800 metri di altezza sopra il Mar Morto. Erode, quindi, ha “semplicemente” rinnovato e riqualificato la fortezza più antica.
Macheronte è stata di importanza fondamentale per la difesa della Giudea, anche grazie alla sua vista diretta della capitale, Gerusalemme. Alcuni scritti rabbinici riferiscono che il fumo delle offerte sacrificali poteva essere visto dagli altari del Tempio di Erode a Gerusalemme fino a Macheronte. Ogni esercito che avrebbe dovuto avvicinarsi a Gerusalemme da est, dovrebbe prima occupare Macheronte: grazie a segnali con il fuoco accesi sulle mura della fortezza, sarebbe possibile avvisare le altre cittadelle su eventuali invasioni. Plinio il Vecchio ha scritto: “Macheronte, dopo Gerusalemme, è la fortificazione più imponente della Giudea” (Naturalis Historiae, 15, 16).
Per rendere la fortezza degna di un re, Erode ha fatto costruire un vero e proprio palazzo dotato di cortile, terme romane, una sala triclinio per grandi feste e un cortile per incontri di rappresentanza con un piccolo giardino (peristilio) circondato da portici sui quattro lati. È qui che, secondo lo storico Giuseppe Flavio, Salomè ha danzato per Erode Antipa, chiedendogli la testa di Giovanni il Battista. Secondo Giuseppe Flavio, il Battista è stato portato a Macheronte in catene e messo a morte (Antichità Giudaiche, Libro 18, cap. 5, par. 2).
Al centro assiale del cortile principale del palazzo di Macheronte è presente anche un’abside semicircolare che segna il luogo del trono di re Erode, prima, e del figlio tetrarca Erode Antipa, poi. Gli archeologi hanno anche effettuato l’anastilosi di due colonne antiche: una di ordine dorico (alta 3,8 metri) posta nel peristilio, dove si dice che Salomè abbia ballato, e un’altra di ordine ionico (alta 4,7 metri) proveniente dalle terme.
Macheronte è stata distrutta nel 71 d.C., come si diceva sopra, dalla stessa legione romana che ha sopraffatto Masada: anche a Macheronte sembra che si i Romani sabbiano costruito una rampa d’assedio per ottenere l’accesso.
L’unica nota storica proviene da Giuseppe Flavio: secondo costui, Lucilius Bassus ha fatto flagellare, davanti alla mura della città, un giovane ribelle catturato di nome Eleazar. Tutta la città ne è stata profondamente colpita tanto da far levare, dall’interno delle mura, gemiti e lamenti. Notando questo, Bassus ha fatto erigere eretto una croce di legno, come per preparare la crocifissione di Eleazar. Ma l’intuizione di Bassus è stata provvidenziale: il gesto ha portato all’inizio dei negoziati che hanno salvato la vita di Eleazar e dato ai residenti di Macheronte la possibilità di lasciare la fortezza.
La rampa che i romani hanno iniziato a costruire non è stata mai completata e i resti dello strumento d’assalto, ancora visibili, testimoniano la veridicità del racconto di Giuseppe Flavio. A differenza di Masada, i ribelli della cittadella sono sopravvissuti. Ma gli abitanti della città bassa, che hanno cercato di sfuggire all’assedio romano e alla futura schiavitù, sono stati catturati. I Romani hanno massacrato 1700 uomini e schiavizzato donne e bambini catturati (Giuseppe Flavio, Guerra giudaica 7,190-209).
Così è finito l’insediamento di Macheronte che, tra le sue mura, può riservarsi il vanto di aver ospitato cinque figure dei Vangeli: Erode il Grande Erode; suo figlio, Erode Antipa; la sua seconda moglie, Erodiade; la figlia da un precedente matrimonio, Salomè e Giovanni il Battista. Il sito archeologico è storicamente significativo per cristiani, ebrei e musulmani perché vi si trova anche un monumento spirituale al Profeta Yahya Bin Zakariyya noto, appunto, come Giovanni il Battista.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: haaretz.com