GIORNATA PARTICOLARE ALLE TERME DI TEATE MARRUCINORUM – prima parte
ATTENZIONE: questo racconto contiene parole e situazioni violente o erotiche o di qualsiasi altra natura non adatte ad un pubblico di persone sensibili o comunque di età inferiore a 18 anni. La lettura da parte di utenti al di sotto della fascia indicata è VIETATA!
Una precisazione opportuna perché ho deciso di scrivere un racconto su una giornata trascorsa alle antiche Terme romane di Teate Marrucinorum da diversi avventori, clienti, servitori e schiavi, non tralasciando lascivi particolari delle loro attività. Ricordo ai lettori che questo è solo un racconto, verosimile, ma un racconto basato su personaggi di fantasia che vivono reali fatti storici.
Buona lettura.
Marcus Ulpius Nerva Traianus (Traiano, ndr) è il nostro imperatore, appena rientrato dalle Guerre daciche che hanno consolidato la presenza di Roma in tutti il Mare Nostrun. Oggi, giorno 12 del mese di Maius dell’anno 866 A.u.c. (Ab urbe condita, 866 anni dalla fondazione di Roma corrispondente al 113 d.C.), due dei quattro quattuorviri elettivi di Teate, Quinto Nimmio Celso e Marco Arrio Pansa, sono andati a Roma per partecipare al trionfo dell’imperatore e all’inaugurazione della colossale colonna eretta per elogiare le sue imprese militari e quelle dei suoi generali per la conquista della Dacia. L’annessione di questa terra, tra i territori dell’impero, ha portato un enorme quantitativo di ricchezze di cui sono beneficiari tutti i cittadini romani, incluso quelli dei piccoli municipia come la mia Teate!
Ah, non mi sono presentato: sono Gaio, è questo il mio nome romano, uno degli schiavi di una delle tante terme; provengo dalla Giudea e mio nonno ha partecipato alla rivolta contro i Romani che ha portato alla distruzione di Gerusalemme. I Romani hanno giustiziato mio nonno e deportato i miei genitori in Italia. Sono nato a Capua, dopo circa dieci anni dalla loro deportazione: qui i miei genitori sono stati gli schiavi di fiducia del magistrato locale. A 15 anni, mi hanno separato da loro e mi hanno portato a Roma, a lavorare nelle da poco restaurate Terme di Agrippa. Non professo nessuna religione, vivendo tra i Romani ho smesso di credere in qualsiasi divinità, compreso il Dio dei miei genitori o quel Gesù che si è professato essere il Messia…
I servigi resi alle terme a un ricco aristocratico cittadino, originario di Teate Marrucinorum, nella Regio IV, Gaio Vezio Marcello, figlio di quel Marco che ha restaurato il foro del piccolo municipio romano, proprio quel Gaio da cui ho preso il nome con cui mi faccio chiamare ora, mi ha acquistato e condotto a Teate. La piccola città gode di tutti i confort e i divertimenti di cui ha bisogno un cittadino romano: l’Anfiteratro, il Teatro, diversi mercati, uno splendido Foro con vista sulla vallata, le Terme. Proprio qui, il mio padrone Gaio mi ha condotto a lavorare: gli anni di esperienza alle Terme di Agrippa, dai lavori notturni a scaricare i carri pieni di legna, poi al fornax a mantenere il calore costante negli ambienti caldi, quindi come schiavo prima al calidarium e poi al frigidarium, fino a primo assistente del conductor, mi hanno fatto acquisire una certa familiarità con l’organizzazione dei bagni termali
Il conductor delle Terme di Teate, Aulo Mario Alieno, è uno aristocratico spiantato, dedito al gioco, ma aiutato dai suoi vecchi amici a gestire un’attività che lo dovrebbe risollevare economicamente e socialmente. Gli affari vanno effettivamente bene, le terme sono frequentate in qualsiasi ora del giorno e, la sera, anche il vicino gymnasium accoglie i giovani della città che si allenano più o meno alacremente. Gaio Vezio ha saputo che Aulo Mario ha bisogno di aiuto e immediatamente ha pensato a me. Sarebbe uno scherzo gestire le terme di una piccola città ma, presto me ne dovrò ricredere.
Ho scoperto a mie spese che i cittadini di Teate sono decisamente particolari: sempre vicini e disponibili verso i magistrati in carica, fedeli all’imperatore (anche di quel Nerone di cui tutti hanno parlato male…), poco inclini alla protesta e al lavoro, abili nello scrivere ma non versati alla dialettica faccia a faccia, decisamente non degni eredi di Herius e Pleminius di cui tanto mi ha parlato Gaio Vezio e che si sono fatti valere a Zama (si leggano qui le gesta dei due eroi teatini, ndr). Nonostante tutto questo, i Teatini sono grandi amanti di divertimenti, giochi e agi che il governo centrale mette a disposizione, spesso, gratuitamente.
Il conductor mi ha avvisato: il mio compito avrebbe richiesto molte energie; sarei stato coadiuvato da altre schiave e schiavi ma i clienti principali sarebbero stati “miei”! Al mio arrivo sono stato presentato: ho immediatamente notato sorrisi da parte di tutti. Volevano ammalliarsi il loro nuovo capo? Appena Aulo Mario ci ha lasciati, Lucrezia, una schiava nubiana, e Tito, uno schiavo gallo, mi hanno preso da parte e condotto in una stanza di servizio delle terme. Sul pavimento rivestito da un semplice mosaico bianco incorniciato da una doppia linea di tesserine nere, era posto una sorta di giaciglio di soffici piume rivestito da fragranti lenzuola rosse.
Tito mi spinge violentemente sul giaciglio e inizia spogliarmi. Lucrezia esegue una sinuosa danza al ritmo della soave musica che aleggia all’interno delle terme. Resto esterefatto: Tito inizia a massaggiarmi il corpo che nel frattempo è stato cosparso da un profumato olio alla lavanda. Quando arriva alla mia verga, già turgida per la presenza della bellissima Lucrezia dalla pelle di ebano, scatto per fermare le mani di Tito che, però, con uno sguardo che avrebbe fulminato Giove in persona, mi fa desistere e continua nel suo lento movimento. Dopo qualche minuto, Lucrezia sale sul mio corpo e, dopo aver infilato la mia verga nella calda fessura dei suoi genitali, continua la sua danza sopra di me. Nel frattempo Tito, afferra Lucrezia da dietro, baciandola e stringendole il seno facendola gemere di piacere.
Prima che riuscissi a raggiungere il culmine della mia eccitazione, Lucrezia sposta i suoi umidi genitali sul mio viso, invitandomi a usare la lingua. La mia verga, invece, scompare completamente nella bocca di Tito e dopo pochi istanti, urlo per aver completato il mio piacere, nella bocca di Tito… Tutti e tre, madidi di sudore, restiamo distesi sulle lenzuola ormai stropicciate per qualche minuto, mentre una leggera brezza attraversa la stanza deliziandoci con la sua frescura di tarda primavera.
Prima della chiusura serale, torna Aulo Mario chiedendomi se avessi fatto la “prova”. Ho risposto affermativamente senza indugiare. Felice della notizia, il conductor mi consegna le chiavi dello stabilimento termale, si fa elargire l’incasso giornaliero e invita gli ultimi clienti al lupanare di Cornelia, prima, e alla cena a casa di Gaio Vezio, poi, nel quartiere dell’Anfiteatro. Chissà se l’incasso arriverà a domattina, penso…
Il giorno dopo…
Daniele Mancini