FARAONE SA-NAKHT, IL PRIMO GIGANTE DELLA STORIA!
Secondo un nuovo studio, i presunti resti di Sa-Nakht (o anche Sanakhte, vissuto fino al 2715 a.C.), il faraone dell’antico Egitto fondatore della III Dinastia, secondo gli studi più ortodossi, ma considerato l’ultimo della II Dinastia, secondo ricerche recenti, possono essere riferiti al più antico essere umano gigante noto.
I miti abbondano di storie di giganti , dai giganti del gelo e del fuoco delle leggende norvegesi ai Titani che hanno combattuto con gli dei nella mitologia greca. Tuttavia, i giganti sono più che semplici miti: la crescita accelerata ed eccessiva, una condizione nota come gigantismo , può verificarsi quando il corpo genera troppo ormone della crescita e ciò avviene, solitamente, a causa di un tumore sulla ghiandola pituitaria o ipofisi del cervello.
Nell’ambito della continua ricerca sulle mummie, gli scienziati hanno studiato uno scheletro trovato nel 1901 in una tomba vicino a Beit Khallaf, in Egitto. Precedenti ricerche hanno stimato che le ossa sarebbero databili alla III Dinastia, sviluppatasi a partire da circa il 2700 a.C.
Nelle prime dinastie egiziane sembrerebbe che siano state preferite piccole stature soprattutto nel personale al servizio nel palazzo reale, ma senza una ragione certa e motivata, ritengono gli studiosi. Tuttavia, secondo i ricercatori, poiché i resti rinvenuti di Sa-Nakht sono stati inumati in una tomba regale, non è stato rinvenuto alcun segno di carattere sociale legato al gigantismo.
Gli scienziati hanno dettagliato i loro risultati nel numero di agosto della rivista The Lancet Diabetes & Endocrinology.
Dal mio personale punto di vista ritengo che una forma di “gigantismo” sia comune in numerose statue di faraoni esposte nei vari musei del mondo. La presenza dei arti o di altri organi anatomici ritratti di dimensioni maggiori, sono da considerare una forma di questa patologia o un semplice modo di rappresentare i reali in modo da impressionare sudditi e i nemici?
La risposta, ai prossimi studi!
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: Live Science