VOLTERRA IN 3D, SUPPORTO FONDAMENTALE ALLA CARTA ARCHEOLOGICA!
Volterra, l’etrusca Velathri: cittadina toscana millenaria che ha vissuto l’ascesa e della caduta delle più importanti civiltà antiche della penisola italiana, da quella villanoviana, all’etrusca fino all’impero romano.
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Detroit Mercy, grazie all’ausilio delle recenti tecnologie e di software di acquisizione della realtà, ha realizzato un importante progetto di per la valorizzazione e la tutela degli antichi monumenti della città, dagli antichi templi, ai teatri e agli altri edifici, per ottenere nuove informazioni su come siano stati realizzati e come poterli meglio conservare.
Volterra, a circa 50 chilometri a sud-ovest di Firenze, è un’ambita meta turistica soprattutto per i suoi manufatti architettonici medievali eretti dal XII secolo d.C., quando la città è stata soggetta al dominio della Repubblica di Firenze. Dal XIV secolo è stata governata dai Medici e successivamente dai Granduchi di Toscana.
Per gli archeologi, tracce di insediamenti risalgono alla prima Età del ferro (fine II millennio a.C.) e, nel periodo etrusco, Velathri ha rivestito un ruolo preminente nella Dodecapoli etrusca del V secolo a.C., quando è stata una una delle 12 città della lega etrusca, un’alleanza politica di antiche città -stato che ha avuto un’influenza importante sulla formazione di Roma.
I periodi più recenti hanno distrutto gran parte del tessuto urbano precedente, ma la stratigrafia storica è saldamente codificata all’interno del tessuto materiale della città, in una sorta di puzzle storico, straordinaria testimonianza storica della cultura di quella regione.
Dal 2016, Wladek Fuchs, ordinario di architettura all’Università di Detroit Mercy, e la Volterra-Detroit Foundation, hanno iniziato a collaborare con la nota società di software Autodesk per documentare i siti archeologici della città utilizzando le più recenti tecnologie di acquisizione, inclusi i sistemi di mappatura geografica, laser scanner portatili e droni aerei.
Per oltre due settimane, il team internazionale di esperti ha realizzato dettagliati rilievi in 3D di circa una dozzina di siti archeologici e altrettanti manufatti architettoniche di Volterra, a partire da un tempio etrusco del III secolo a.C. all’edificio del municipio medievale, costruito tra il 1208 e il 1257 d.C.
I dati ottenuti sono di dimensione notevole e estremamente dettagliata per essere facilmente combinati in un unico modello della città antica, ma vengono utilizzati per compilare una mappa archeologica digitale della città che sarà disponibile per ricercatori, tecnici civili e studiosi vari attraverso le autorità cittadine di Volterra, sotto l’egida della Soprintendenze Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Firenze, Prato e Pistoia.
I dettagliati dati ottenuti in forma tridimensionale permetterebbero, dunque, un attento monitoraggio dei siti archeologici di Volterra, contribuendo anche alla pianificazione degli scavi futuri.
Un importante passo avanti negli studi architettonici dei siti locali è stato ottenuto grazie alla precipua comprensione delle tecniche utilizzate per progettare e costruire il teatro romano di Volterra, portato alla luce negli anni ’50 e considerato una meraviglia architettonica antica. Fuchs è riuscito a redarre una metodologia molto dettagliata dell’antico processo di progettazione, impossibile da ottenere senza questa puntuale realtà di acquisizione.
Il team ha anche documentato l’antica acropoli della città, inclusi i resti di entrambi i templi. etruschi e poi romani, una porta ad arco di epoca etrusca impiantata nella cinta difensiva della città, datata intorno al IV secolo a.C. che, secondo Fuchs attesta che non siano stati i Romani, ma gli Etruschi ad inventare l’arco. Anche l’anfiteatro romano di Volterra, portato alla luce nel 2015, ha subito il rendering digitale 3D.
Ebbene, è acclarato che le moderne tecniche di acquisizione della realtà permettano di trarre conclusioni che per studiosi e tecnici moderni sono rimaste invisibili in passato. La tecnologia digitale consente, non solo di tutelare e valorizzare gli antichi siti, ma anche di comprendere meglio le bellezze del nostro ricco territorio.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: Live Science; Autodesk