sabato, 23 Novembre 2024
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TOP 10 DELLE SCOPERTE ARCHEOLOGICHE 2018 – prima parte

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La rivista ARCHAEOLOGY, una pubblicazione dell’Archaeological Institute of America, ha pubblicato la classifica Top 10 delle scoperte archeologiche del 2018, secondo gli editori della rivista stessa. Per quelle del 2017, clicca qui.

1 – Shubayqa, in Giordania (clicca anche qui). Il team, guidato dall’archebotanista dell’Università di Copenhagen, Amaia Arranz-Otaegui, ha scoperto che un gruppo umano di cacciatori-raccoglitori che viveva nel sito identificato come Shubayqa 1,  appartentente alla Cultura Natufiana, produce prodotti a base di pane non lievitati almeno 4000 anni prima dell’alba dell’agricoltura, ossia circa 14.400 anni or sono. I resti fuochi e dei forni suggeriscono che i Natufiani raccoglievano cereali e tuberi selvatici per fare la farina per il pane, che all’epoca non era probabilmente un alimento base, ma un raro trattamento riservato alle occasioni speciali. 

Nel frattempo, una squadra della Stanford University ha analizzato i residui alimentari su tre mortai di pietra natufiani rinvenuti a circa 150 miglia a ovest di Shubayqa 1, nella grotta Raqefet di Israele (clicca qui). Hanno scoperto le prove che i natufiani stavano producendo birra da grano selvatico e orzo ben 13.000 anni fa, molto prima che quei cereali fossero domesticati. Le due scoperte suggeriscono che i nostri antenati preistorici erano i panettieri e i birrai migliaia di anni prima di diventare agricoltori a tempo pieno.

2 – Riserva naturale di Blomboschfontein, Sudafrica. Il disegno più antico del mondo è stato identificato su una piccola lastra di pietra recuperata nella Blombos Cave in Sudafrica. Il piccolo frammento misura meno di due pollici di lunghezza e appena mezzo pollice di larghezza e presenta uno schema a campitura di linee visibili. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Bergen ha utilizzato per la prima volta l’analisi microscopica e chimica per determinare se i segni fossero composti da pigmento ocra che si trova sulla superficie della scaglia. Hanno quindi tentato di replicare il modello usando pezzi di ocra, concludendo che un essere umano ha deliberatamente applicato con un pastello ocra, circa 73.000 anni fa, i pigmenti per realizzare la rappresentazione.

3 – Preles, Svizzera. Gli archeologi svizzeri sono rimasti esterefatti nel rinvenire la mano di bronzo con un braccialetto di lamina d’oro. Tutte le analisi scientifiche, dalla datazione al radiocarbonio della colla vegetale usata per fissare la lamina d’oro e lo stile di un pugnale di bronzo trovato insieme alla mano, suggeriscono che l’insolito manufatto sia stato realizzato a metà del secondo millennio a.C. 

Nel luogo in cui è stata trovata la mano, un altopiano all’ombra delle Alpi e delle montagne del Giura, gli archeologi hanno portato alla luce anche lo scheletro di un uomo, insieme a un dito mancante della mano di bronzo, una spilla e una spirale in bronzo e diverse scaglie d’oro. Gli studiosi ritengono che la mano potrebbe anche essere servita come sostituto di un arto forse perso dall’uomo durante la sua vita, anche se è troppo delicata per essere stata una pratica protesi.

4 – Samara, Russia. Il batterio che causa la peste bubbonica, Yersinia pestis, è stato responsabile di alcune delle pandemie più devastanti della storia, compresa la peste nera, che ha ucciso più della metà della popolazione europea nel quattordicesimo secolo. Il primo focolaio registrato fu la Peste giustiniana, nel VI secolo d.C., ma i ricercatori hanno ora trovato prove che una forma virulenta del batterio circolava già nel 1800 a.C.

Il team ha sequenziato i genomi di Yersinia pestis, recuperati da due scheletri dell’età del bronzo, un maschio e una femmina sepolti insieme nella Russia sudoccidentale. Gli studi hanno determinato che la potenza virologica con cui la coppia era infetta aveva sviluppato mutazioni che permettevano di essere trasportata dalle pulci. I ricercatori non sono sicuri di come i ceppi batterici precedentemente noti siano stati diffusi, ma sono certi che le pulci diffondono in modo efficiente la peste, permettendole di raggiungere livelli di pandemia.

E’ quasi certo, dunque, chela Yersinia pestis sia stata in grado di provocare epidemie negli esseri umani negli ultimi 4.000 anni e il team confida di trovare prove di epidemie di peste che non sono state mai registrate.

5 – Florence, Texas. Negli ultimi 80 anni, gli studiosi americani si sono sempre domandati chi fossero i primi abitanti delle Americhe, ritenendo che i membri della Cultura di Clovis, i cui antenati arrivarono in Nord America dalla Siberia circa 13.000 anni fa, fossero stati i primi a raggiungere il continente. 

Negli ultimi decenni, tuttavia, gli archeologi sono arrivati ​​a credere che le persone abbiano raggiunto il Nord America molto prima. Una nuova scoperta dal sito di Gault, nel Texas centrale, offre solide prove, non solo per una popolazione molto più antica delle Americhe, ma anche per una tradizione di utilizzo di strumenti precedentemente sconosciuta, che è più antica e più varia di quanto gli studiosi non si aspettino.

Gli archeologi hanno trovato strumenti in pietra tra cui punte di freccia, lame e strumenti in scaglie nel sito di Gault, il più antico dei quali risale a un periodo identificabile tra i 20.000 e i 16.000 anni or sono, migliaia di anni più antichi di tutti le punte di lancia relative al periodo Clovis.

— CONTINUA —

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: archaeology.org

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