sabato, 23 Novembre 2024
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TOP 10 DELLE SCOPERTE ARCHEOLOGICHE 2018 – seconda parte

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Analizziamo, insieme, la seconda parte della top 10 delle scoperte archeologiche 2018 secondo la rivista ARCHAEOLOGY, una pubblicazione dell’Archaeological Institute of America. Per la prima parte, cliccare qui.

6 – Olimpia, Grecia. Il rinvenimento di uno dei tanti blocchi litici squadrati con un’iscrizione in un cumulo di materiale abbandonato in un villaggio poco distante dal Santuario di Zeus a Olimpia, non ha destato nessuna particolare attenzione. 

Con grande sorpresa dei ricercatori, si è appreso che l’iscrizione riportata sul blocco è un passo dell’Odissea , il poema epico che narra del decennale viaggio dell’eroe greco Odisseo/Ulisse dopo la Guerra di Troia. Il poema, che racconta gli eventi avvenuti nel XII secolo a.C, si pensa sia stato composto nell’VIII secolo a.C. e messo per iscritto per la prima volta nel VI secolo a.C.

Sulla base dello stile della scrittura, gli studiosi di paleografia hanno datato l’iscrizione al III secolo d.C., confermando che sia la più antica sezione inscritta dell’Odissea mai trovata in Grecia.

L’iscrizione è realtiva ai primi 13 versi del XIV libro del poema, in cui Odisseo torna a casa, a Itaca, dove si riunisce con il suo fidato porcaro, Eumeo. Secondo Erofili-Iris Kolia, direttrice dell’Ephorate of Antiquities of Ilia, il blocco, dopo essere stato inciso e utilizzato, è stato riusato come materiale da costruzione; aggiunge che  l’iscrizione sarebbe stata originariamente commissionata da un proprietario terriero di Olimpia.

Ecco i versi dell’iscrizione rinvenuta, tratta dalla traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1926): 
Dunque, dal porto Ulisse s’avviò per l’aspro sentiero,
sopra selvose piagge, traverso ad alture, ove Atena
detto gli avea che fosse la casa del fido porcaro
che provvedeva il cibo per tutta la gente d’Ulisse.
E lo trovò seduto dinanzi alla casa, ove eccelso
era costrutto un recinto, spazioso, elegante, isolato,
in uno spiazzo aperto da tutte le bande. Il porcaro
stesso l’avea costrutto, quando era partito il signore,
ché la regina né il vecchio Laerte non v’ebbero parte.
L’avea con grandi pietre costrutto, e recinto di pruni.
E tanti pali aveva confitti via via tutto intorno,
molti, fitti, tagliati nel duro dell’ilice negra.

7 – Pompei, Italia. Nonostante gli oltre 250 anni di esplorazione quasi continua, ancora un terzo dell’antica città di Pompei non è mai stato scavato. Ma il 2018 è stato un anno di grandi scoperte

L’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. che ha lasciato la città sepolta sotto la coltre di materiale vulcanico, ha letteralmente bloccato le attività di una giornata di inizio autunno: la cottura del pane nei forni, le case in ristrutturazione, i giardini curati. A volte, nelle sezioni non scavate, tutto quel fango consolidato, la cenere e i lapilli stanno collassando e scivolando verso zone precedentemente scavate, minacciando la sicurezza di visitatori e quartieri già portati alla luce

La Soprintendenza speciale del Parco Archeologico di Pompei ha deciso, dunque, di realizzare una serie di lavori di salvaguardia e valorizzazione che hanno portato alla luce una serie di affreschi straordinari in un’area mai scavata, la Regio V, una delle nove regioni in cui gli archeologi dividono la città, usando le tecniche più aggiornate di analisi e conservazione, ma anche l’apertura di una serie di case finora sconosciute al grande pubblico.

8 – Saqqara, Egitto. Nella vasta Necropoli egiziana di Saqqara, 30 km a sud del Cairo, archeologi tedeschi dell’Università di Tubingen ed egiziani hanno portato alla luce una particolare sala funeraria, un laboratorio di imbalsamazione. Questo ambiente, il primo nel suo genere, forniva servizi di mummificazione e camere di sepoltura comuni per i defunti. Ha rivelato nuovi indizi sul sistema di mummificazione durante il tardo periodo egiziano, intorno alla  prima metà del I millennio a.C. (XXVI Dinastia).

L’edificio rettangolare, composto da blocchi di mattoni e calcari, conteneva grandi contenitori dove i corpi e i teli venivano preparati per la conservazione. Nella parte inferiore dell’edificio, al termine di un pozzo di oltre 12 metri, il team di ricerca ha rinvenuto una camera di imbalsamazione in cui sono state conservate centinaia di ciotole e tazze di ceramica. Molti di questi manufatti avevano etichette che elencavano oli e sostanze specifici, insieme a istruzioni su come avrebbero dovuto essere utilizzati nel processo di mummificazione.

Oltre l’ambiente principale, un ulteriore pozzo profondo circa 40 metri, conduce a una serie di camere funerarie che contenevano dozzine di mummie. Un sarcofago di pietra, appartenente a una notabile di nome Tadihor, era circondato da dozzine di statuine protettive in faience dette ushabti, con incise il nome della defunta.

Anche un sarcofago in legno stuccato e dipinto, che identificava il suo occupante come il Secondo Sacerdote della dea Madre Mut e Sacerdote della dea Niut-shaes, una forma serpeggiante di Mut, è stato rinvenuto con la sua mummia che indossava una rara maschera d’argento dorata, con intarsi di alabastro, ossidiana e onice.

9 – Grotta di Denisova, Russia (clicca qui per approfondimenti). I test genetici di un singolo frammento di osso di 90.000 anni di un giovane  individuo di genere femminile di circa 13 anni hanno confermato quello che i ricercatori sospettavano da tempo: incroci tra due distinti gruppi umani.

L’analisi precedente del DNA mitocondriale della ragazza aveva mostrato che sua madre era di origine neandertaliana. La nuova ricerca, guidata dai paleogenetisti del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, ha esaminato il suo intero genoma. L’hanno poi confrontato con paleogenomi precedentemente sequenziati, inclusi quelli di altri antichi esseri umani.

I risultati sono stati inconfutabili: il DNA della ragazza combinava in egual misura i genomi di Neanderthal e Denisoviani: aveva una madre neanderthaliana e un padre denisoviano. I Denisoviani erano un tipo di ominide che prende il nome da una grotta situata nei monti Altai dell’attuale Russia, dove i loro resti furono trovati circa dieci anni fa.

La scoperta da parte del team di studiosi di una discendenza diretta di un Neanderthaliano e di un Denisoviano implica che gli individui dei due gruppi si siano  mescolati quando hanno avuto l’opportunità di incontrarsi, prima delle loro rispettive estinzioni.

10 – Mar Nero. Un relitto di una nave mercantile greca scoperta è stato scoperto a più di un miglio sotto la superficie del Mar Nero ed è stato datato al radiocarbonio a 2.400 anni fa, diventando così il più antico relitto mai rinvenuto. La nave è stata localizzata dal Black Sea Maritime Archaeology Project mentre ispezionava il fondale marino, a circa 50 miglia al largo della costa della Bulgaria, con un sistema di telecamere comandato a distanza specifico per le acque profonde.

La nave di legno, lunga circa 23 metri, è straordinariamente ben conservata grazie alla mancanza di ossigeno nelle profondità marine. Questo ha consentito ai ricercatori dell’Università di Southampton di esaminare minuziosamente gli elementi delle antiche costruzioni navali, tra cui la progettazione dell’albero, i timoni gemelli e i banchi dei rematori.

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: archaeology.org

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