Alba Fucens, Egitto, Abruzzo, Iside…
L’appuntamento con Alba Fucens e l’Egitto del prossimo giovedì 21 gennaio, nell’incontro Un reperto racconta una storia. Tracce di Egitto ad Alba Fucens, presentato dal collega archeologo, nonché egittologo e archeoblogger Mattia Mancini, è la gradita occasione per presentare quanto la cultura della millenaria civiltà nilotica abbia coinvolto anche i nostri avi abruzzesi.
L’evento è organizzato dalla Soprintendenza Archeologia dell’Abruzzo nell’ambito di Fucino 2016, Archeologia a chilometro zero, progetto di valorizzazione del patrimonio archeologico dell’area del Fucino che comprenderà, per tutto l’anno, visite guidate ai numerosi siti della zona e molti altri eventi gratuiti (rif.: www.facebook.com/Fucino-2016-Archeologia-a-chilometro-zero-464471010411787/)
Mattia Mancini (https://djedmedu.wordpress.com/, questo è l’indirizzo web del suo interessantissimo blog di egittologia), attraverso i reperti rinvenuti nella città romana – la statuetta funeraria del faraone Nectanebo I (380-362 a.C.), della XXX dinastia, il gatto sacro di Bastet e l’immagine di Anubi-Hermes – aiuterà a comprendere come reperti egizi possano trovarsi in una delle più importanti colonie romane.
Questi ed altri aegyptiaca sono stati rinvenuti proprio ad Alba Fuces nelle campagne di scavo del 1972/1974 condotte dalla scuola belga. In questi anni, inoltre, si individuò una nuova monumentalizzazione nel settore sud-est della città: questi stravolgimenti urbanistici avrebbero portato a importanti cambiamenti della destinazione d’uso della piazza, trasformando il complesso monumentale, nel corso del II sec. d.C., in un Iseo (rif.: K. Maes, F. Van Wonterghem, Il settore sud-est del centro monumentale di Alba Fucens, in “ActALov” 24, 1985, pp. 119-143). In assenza di ulteriori fonti primarie, le comuni caratteristiche architettoniche, quali la presenza di un’esedra-ninfeo, conducono ad affermare, con ragionevole certezza, che un Iseo e/o Serapeo fosse presente in quel settore della città (rif.: E. Zanda, Il Santuario isiaco di Industria, in Iside. Il mito, il mistero, la magia, 1997, pp. 352-357; si guardi anche M. Di Iorio, Una provvista di lucerne dal tempio di Iside, in Poco Grano, Molti Frutti. 50 anni di archeologia ad Alba Fucens, 2006, pp. 228-233).
Non solo Alba Fucens ha goduto, in Abruzzo, della possibilità di ospitare edifici di culto dedicate a divinità egiziane. Anche a Chieti, nell’antica Teate, nei primi decenni del ‘900, rinvenimenti fortuiti hanno portato alla luce due opere pertinenti ad un unico gruppo statuario, una pregevole testa di Serapide ed un Cerbero in grabbo. Altri elementi riferibili a culti orientali, tra cui il famoso busto in basalto di fabbrica egiziana, conservato al Museo Barracco a Roma ed in copia presso il Museo Archeologico Nazionale de la Civitella a Chieti, testimoniano la presenza, in città, di complessi sacri dedicati a culti stranieri. Resti di un ampio ambiente absidato in solido calcestruzzo, ormai inglobati duranti i lavori di costruzione di Palazzo Buraccio, tra l’inizio della ex Via Dante (oggi via M.V. Marcello) e Via S. Gaetano, rafforzano la tesi della presenza di un Iseo/Serapeo anche in Teate (rif.: A. Campanelli, Nascita e trasformazione della città di Chieti, in Chieti: citta d’arte e di cultura, 1997; E. Fabbricotti, Il territorio nell’antichità, in Chieti e la sua Provincia, 1999/2002; G. M. Bellelli, M. T. Piccioli, Culti orientali a Chieti, in Quaderni dell’Istituto di Archeologia e Storia Antica, n. 4/1982 – 1983; E. Fabbricotti, Archeologia e insediamento, in Teate Antiqua, La Città di Chieti, 1991; A. Campanelli, Archeologia teatina, in Abruzzo. Luoghi e tradizioni d’Italia, 999, pp.141-162).
E Iside? Presto parleremo anche di questa importante divinità…
Daniele Mancini
Nella foto di copertina, l’Iseo di Pompei