AL SANTUARIO DI YAZIKIKAYA, TURCHIA, CALENDARIO ITTITA?
Un nuovo studio sul santuario rupestre di Yazilikaya suggerisce che il sito ittita avesse una funzione di calendario. L’edificio ha molti rilievi e rappresentazioni che risalgono alla fine del II – inizi del III secolo a.C. che mostrano divinità, umani, animali e figure mitologiche.
I ricercatori ritengono che sia applicabile un’interpretazione astronomica e astrologica ai rilievi nella Camera A, con le cifre che segnano i giorni, i mesi sinodici e gli anni solari.
Yazilikaya è considerata di grande importanza, quasi quanto Ḫattusa, la capitale dell’antico impero ittita. Hattusa è stata capitale dell’impero e importante centro religioso dal XVIII al XIII secolo a.C., vivendo la grande epopea della popolazione ittita e l’inizio del cosiddetto “medioevo ellenico” che ha visto il collasso delle grandi potenze dell’età del bronzo.
La parola Yazilikaya in turco significa roccia inscritta e, infatti, il sito è pieno di costruzioni in pietra calcarea e sculture studiati per secoli e questo nuovo studio suggerisce un’interpretazione del suo uso e del simbolismo, lasciando sconcertati altri studiosi tradizionali.
Eberhard Zangger, presidente della Luwian Studies, e Rita Gautschy, dell’Università di Basilea, autori dello studio, ritengono che una delle rappresentazioni con 30 divinità indichi il numero di giorni in un mese lunare. Ritengono anche che una scultura di 12 divinità raffiguri i mesi in un anno.
I segni sottostanti indicano che qualcuno ha cercato di tenere traccia di qualcosa, probabilmente un tentativo da parte degli antichi di conteggiare il tempo e di aggiungere, di conseguenza, mesi in un ciclo di 19 anni.
La luna piena è anche molto importante in alcune delle incisioni; inoltre, altre strutture ittite potrebbero essere state costruite per celebrare importanti eventi astronomici, come il solstizio d’estate.
Lo studio “Celestial Aspects of Hittite Religion: An Investigation of the Rock Sanctuary Yazılıkaya” è stato pubblicato sull’ultimo numero del Journal of Skyscape Archaeology.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini