giovedì, 21 Novembre 2024
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Uno studio sulla produzione a larga scala di vino

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Gli archeologi dell’Università di Sheffield hanno scoperto una singolare prospettiva della vita di uno dei proprietari terrieri e produttori di vino più importanti dell’Impero Romano.

Fino ad oggi, si pensava di conoscere tutto della vita degli Imperatori romani e dei loro generali, oltre i trionfi di battaglia, conquiste territoriali e lasciti monumentali. I ricercatori del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Sheffield che indagano la vasta tenuta imperiale di Vagnari in Italia (il vicus di Vagnari, rinvenuto nell’agro di Gravina di Puglia, faceva parte di una vasta proprietà acquisita dall’imperatore all’inizio del I sec. d. C., ndr), hanno portato alla luce la prova di una produzione di vino su scala industriale, mettendo in evidenza un angolo della loro vita nella propria casa lontano dal campo di battaglia.

Gli scavi dell'Università di Sheffield a Vagnari - Foto M. Carrol
Gli scavi dell’Università di Sheffield a Vagnari – Foto M. Carrol

Il team di scavo ha scoperto una cella vinaria, una sala fermentazione per il vino e la sua conservazione in cui vasi vinari, noti come dolia defossa, sono stati inseriti nel pavimento della cella stessa. I dolia, pesanti e ingombranti, hanno la capacità di oltre 1.000 litri e furono sepolti fino al collo nel terreno della cella per mantenere la fresca temperatura costante del vino, una misura necessaria in climi caldi. L’enorme scala della produzione vinicola fornisce una chiara evidenza delle attività industriali, presentandoci un attento spaccato della varietà di mestieri specializzati e industriali praticati dai residenti, ma anche dipingendo un quadro migliore e più completo della vita nella tenuta imperiale e la ricchezza in possesso del suo proprietario.

Maureen Carroll, docente di Archeologia romana presso l’Università di Sheffield, racconta: “Prima abbiamo iniziato il nostro lavoro solo su una piccola parte del vicus, il cuore della tenuta e il suo nucleo amministrativo; quindi è stato indagato se la dimensione generale e la forma del villaggio è come quanto indicata dalle indagini di geofisica e dai test-saggi di scavo. La scoperta portata da queste indagini è ancora in fase di elaborazione e ci porterà a conoscere gli ambienti in cui gli abitanti del villaggio hanno vissuto e i potenziali rischi per la salute a cui sono stati esposti. Piombo e frammenti vari rinvenuti durante lo scavo provenivano  da pezzi staccati e tagliati da oggetti come tubi, vasi e strumenti che erano stati raccolti per essere nuovamente lavorati. Le notevoli quantità di scorie di piombo e di fusione di vari detriti mostrano che questa attività era intensiva. I prodotti finiti di piombo includono pesi, pesi per rete da pesca e fogli di piombo ritagliati in piccoli quadrati, forse utilizzati per le riparazioni e lasciati a portata di mano vicino agli attrezzi e a vari contenitori”

Vagnari è situata in una valle del fiume Basentello, appena ad est dei monti appenninici della Puglia, nel sud-est Italia. Dopo la conquista romana della regione nel III secolo a.C., Vagnari è rimasta legata a Roma da una delle principali strade romane d’Italia, la via Appia.

Vagnari
Vagnari

Scavo e indagine di università britanniche, canadesi e italiane dal 2000 hanno fornito evidenza di un ampio territorio che è stato acquisito dall’imperatore romano e trasformato in proprietà terriera imperiale già dai primi anni del I sec. d.C. La professoressa Carroll ha aggiunto: “I possedimenti imperiali, pochi in Italia, sono stati tutti archeologicamente indagati ed è particolarmente gratificante che le nostre indagini a Vagnari potranno dare un ulteriore contributo significativo alla comprensione del coinvolgimento della élite romana nello sfruttamento dell’ambiente e il controllo sul lavoro degli schiavi e non agli inizi del I sec. d.C. Ora puntiamo a determinare come era varia l’economia della tenuta e come la coltivazione della vite e la vinificazione erano inseriti in un possedimento imperiale agricolo ed industriale al tempo stesso. Combinando le evidenze archeologiche e antropologiche si ha il potenziale per far progredire notevolmente la nostra conoscenza sulla salute e sulle malattie in una popolazione rurale romana imperiale d’Italia.”

Questo articolo è stato pubblicato su ScienceDaily.com.

The above post is reprinted from materials provided by University of Sheffield.

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