MORTI VIOLENTE DEGLI IMPERATORI ROMANI PIU’ FREQUENTI DEI GLADIATORI
Gli imperatori dell’antica Roma tendevano a morire violentemente molto più dei gladiatori durante i loro brutali combattimenti nell’arena, secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista Palgrave Communications.
Dal 14 al 395 d.C., 43 dei 69 principi romani (il 62%) sono moti violentemente o uccisi in battaglia o periti per mano di assassini assoldati da antagonisti, rivali e sobillatori. Il mero numero, però, racconta solo una parte della storia.
L’autore dello studio, Joseph Saleh, docente presso il Center for Space Technology and Research alla Georgia Tech di Atlanta, studia ingegneria aerospaziale e si occupa dell’affidabilità e dei guasti dei veicoli spaziali. Un fascino di lunga data per la storia romana lo ha portato a chiedersi se fosse possibile utilizzare gli stessi modelli statistici per calcolare il rischio intrinseco nel “lavoro” dell’imperatore romano.
Saleh conferma che, nell’unicità di un compito istituzionale come quello dell’imperatore romano, non era mai stato esplorato come le possibilità per un imperatore di morire violentemente potessero cambiare nel tempo.
Alcuni di questi casi sono piuttosto raccapriccianti. Publio Settimio Geta, morto il 26 dicembre del 211 d.C., è stato massacrato tra le braccia di sua madre, Giulia Domna, moglie di Settimio Severo, a soli 21 anni, per ordine del fratello maggiore, Caracalla.
Marco Aurelio Severo Antonino Pio Augusto, detto Caracalla, è stato assassinato l’8 aprile del 217 d.C., a Carre: lo storico Erodiano dice che a ucciderlo sia stato Marziale, un ufficiale della guardia del corpo imperiale, poiché questi voleva vendicare la morte del fratello, condannato da Caracalla. Cassio Dione, invece, afferma che lo ha ucciso per il risentimento di non essere stato nominato centurione. Certo è che Marziale è strato ucciso poco dopo da un arciere.
Anche l’imperatore Marco Aurelio Commodo Antonino, l’imperatore reso celebre dal film Il Gladiatore (2000), che ha regnato dal 177 al 31 dicembre del 192 d.C., ha subito un terribile violento destino. Dopo un fallito tentativo di avvelenamento durante il banchetto di insediamento dei nuovi consoli, il gladiatore Narcisso, inviato dagli stessi congiurati dell’avvelenamento, è riuscito a strangolare l’imperatore mentre si trovava nel bagno.
Nel complesso, il nuovo studio di Saleh ha scoperto che le possibilità di sopravvivenza di un imperatore romano erano all’incirca equivalenti a quelle di qualcuno che gioca una roulette russa con quattro proiettili nel revolver anziché solo uno.
Saleh ha usato un metodo statistico tipicamente eseguito dagli ingegneri per vedere quanto tempo impiegano le apparecchiature a guastarsi. Molti dispositivi, se analizzati in questo modo, rientrano in un modello noto come “curva della vasca da bagno” secondo il quale si verificano più guasti quando il dispositivo arriva per la prima volta sul mercato. Quindi, i guasti decrementano per ricominciare quando i dispositivi cominciano a logorarsi.
Saleh ha attribuito questo modello agli imperatori romani! Il loro rischio di morte è stato il più alto durante il primo anno al potere. Qualora un sovrano sia riuscito a sopravvivere al suo primo anno ed è rimasto in vita per i successivi sette anni, le sue probabilità di morire sono diminuite in modo significativo. Dopo un periodo di grazia di altri quattro anni, una volta che un imperatore abbia raggiunto il suo dodicesimo anno al potere, le sue probabilità di morire sono nuovamente drasticamente incrementatesi.
Ad esempio, l’imperatore Geta è morto durante il primo anno del suo regno. Caracalla, invece, durante il suo settimo anno al potere e Commodo ha incontrato la sua sanguinosa fine durante il suo sedicesimo anno da imperatore.
Come i dispositivi che falliscono presto, gli imperatori che sono stati assassinati nei primi anni del loro regno lo hanno fatto perché hanno mostrato fatali “difetti di progettazione”, minando la fiducia nella propria capacità di governare. Gli imperatori morti dopo 12 anni al potere erano più simili a dispositivi che soffrivano di “guasti di logoramento”: erano vulnerabili ai cambiamenti della società, all’ascesa di nuovi nemici o ai nuovi attacchi di vecchi nemici che si erano alleati.
E’ uno studio interessante ma anche molto sui generis che farà storcere il muso agli storici puristi e agli studiosi del’Impero romano come entità pura e indissolubile.
Tradotto, rielaborato e commentato da Daniele Mancini
Fonti bibliografiche: Cassio Dione, Historia Augusta; Erodiano, Storia dell’impero dopo Marco Aurelio (Tês metà Márkon basiléias historíai); Sconosciuto, Historia Augusta
Al Dott. Daniele Mancini, invio con stima un mio pensiero sintetico, felice di leggere le Sue recenzioni quasi quotidianamente : se Lei non ci fosse l’Archeologia sarebbe veramente “incompleta”, Gian Carlo Pavia
Carissimo Gian Carlo, grazie infinite, grazie per leggermi