Le moderne esplorazioni a Tebe, in Egitto!
Il percorso, iniziato su questo blog, di approfondimento sulle scoperte ed esplorazioni di Tebe e della Valle dei Re, prosegue dopo aver raccontato di Belzoni, Wilkinson, Burton e dopo aver fatto un viaggio attraverso il turismo antico: oggi diamo una sbirciata alle riscoperte settecentesche, un periodo guidato da illuminismo ed erudizione preponderanti all’ennesima potenza, e alle prime spedizioni del XIX secolo.
Il primo europeo moderno a “riscoprire” Tebe fu un sacerdote gesuita, Claude Sicard, il quale vi giunse nel 1716 e comprese che i monumenti davanti ai suoi occhi appartenevano all’antica città di cui si favoleggiava. I viaggiatori precedenti avevano scambiato Menfi, Antinoopoli e altre località ancora per Tebe e non erano stati capaci di riconoscere la città, che però, una volta riscoperta, divenne un’importante fonte di oggetti antichi per il mercato europeo. Nella Valle, Sicard, contò dieci tombe aperte, che indubbiamente erano lo stesso gruppo che era stato coperto di iscrizioni dai visitatori dell’epoca classica. Nel 1716 il gesuita pubblicò anche un resoconto dei suoi viaggi in forma di lettera al Conte di Tolosa e l’anno dopo una rivista missionaria di Parigi pubblicò una sua memoria su uno dei viaggi. Una parte del materiale raccolto, comprese alcune mappe, venne depositata da Sicard presso la Bibliothèque Nationale, ove fu consultata da molti cartografi del tempo. È una grande sventura che gran parte delle carte di Sicard sia andata perduta dopo la sua morte, avvenuta al Cairo durante la peste del 1726, una tristissima fine per l’uomo che aveva riscoperto la città di Tebe!
Nel XVIII secolo il numero di visitatori provenienti dal Vecchio Continente era esiguo, ma questi pubblicarono diari di viaggio e commenti che nel XIX secolo contribuirono notevolmente all’aumento dell’interesse verso l’Egitto e alla crescente popolarità dei viaggi nella valle del Nilo. L’arte e l’architettura egiziane ebbero successo in Europa e gli arredatori e gli architetti iniziarono a chiedere a gran voce illustrazioni degli antichi monumenti.
Uno dei primi visitatori a disegnare ciò che vide a Tebe fu l’artista e ingegnere danese Frederik Ludwig Norden (1708-1742), il quale eseguì alcuni bozzetti nel Ramesseum e fornì la prima descrizione, benché erronea, del rilievo di un tempio. Di una scena che illustra Ramses II seduto sotto un albero di persea mentre gli dei scrivono il suo nome sulle foglie, Norden riferì come di “un’allusione alla caduta di Adamo ed Eva”…..
Un altro dei primi visitatori, Richard Pococke (1704-1765), tracciò la prima mappa della Valle dei Re, disegnò le piante di nove tombe ed eseguì anche lo schizzo del Ramesseum e del tempio tolemaico presso il villaggio di Deir el-Medina.
Quindi fu la volta di James Bruce (1730-1794), il quale scoprì la tomba di Ramses III nella Valle dei Re, detta più tardi la “Tomba di Bruce“, e descrisse accuratamente le modalità di esecuzione delle decorazioni in rilievo che ornano il tempio di Medinet Habu. Lo schizzo che Bruce eseguì nella tomba fu incluso come tavola fuori testo nel resoconto in cinque volumi dei suoi viaggi pubblicato nel 1790. Era la prima immagine di una scena dipinta nelle tombe reali che veniva resa nota al pubblico, e colpì l’immaginazione di molti: era come se si fossero visti nuovamente i musici del Vecchio Testamento. Gli arpisti affrescati divennero una delle più celebri «cose da vedere» della Valle dei Re. L’affresco rappresenta degli arpisti che suonano dinanzi ad alcune antiche divinità, e si tratta della rappresentazione, insolita nell’arte egizia, di un atto d’adorazione per mezzo della musica. Particolare curioso, la scena che tanto entusiasmò Bruce e coloro che vennero dopo di lui, è assolutamente diversa dalle consuete decorazioni dei sepolcri della Valle perché venne dipinta in una di piccole atipiche camere laterali rispetto a quella principale.
La maggior parte degli altri viaggiatori che visitarono la Valle negli ultimi anni del XVIII secolo si limitò a descrivere ciò che Pococke e Bruce avevano visto in precedenza. Un viaggiatore che emerge sugli altri, tuttavia, è un altro inglese, «Will Geo. Browne 1792», come indicò il suo nome in un graffito sulla parete di un’altra piccola camera laterale nella Tomba di Bruce. Nei suoi testi Browne fornisce informazioni non reperibili altrove. Un’osservazione insolita è quella sulla forma di una «tipica» tomba reale, quella di Ramses II, che era aperta al tempo di Browne. Se però quanto afferma Browne circa gli scavi compiuti nella Valle risponde a verità, si tratta di una descrizione unica di quella che dovette essere un’operazione quanto mai interessante: la prima esplorazione archeologica della Valle dei Re!
II più importante dei primi tentativi di catalogare i monumenti tebani fu promosso dal desiderio di Napoleone di sapere di più sul Paese che aveva cercato di conquistare.
La sua armata fu in Egitto dal 1799 al 1801, accompagnata da più di centotrenta studiosi, provenienti da tutti i campi del sapere scientifico e artistico, con il compito di registrare tutto: dalle abitudini contemporanee, alla storia naturale, ai monumenti antichi. I risultati delle loro indagini, pubblicati con il titolo di Description de l’Egypte, ou Recueil des Observations et des Recherches qui ont étéfaites en Egypte», publié par les ordres de sa Majesté l’Empereur Napoléon le Grand, à Paris de l’imprimerie Imperiale, fecero la loro comparsa tra il 1809 e il 1828. Due dei diciannove volumi di tavole in folio erano dedicati alle antichità tebane e diedero agli Europei la prima accurata descrizione dei monumenti. Due membri della brigata di studiosi, Prosper Jollois e Edouard de Villiers, prepararono una mappa eccezionalmente precisa della Valle dei Re, e le piantine di alcune delle sue tombe e di molti altri monumenti tebani. I Francesi furono molto colpiti da Tebe! Vivant Denon, studioso francese e membro anziano della spedizione, dall’accampamento, che era nei pressi di Karnak, attraversò il Nilo per raggiungere Tebe Occidentale, Gurna e le tombe dei Re. Il suo resoconto sul viaggio nella Valle è talmente evocativo che vale la pena di citarlo. È dominato dall’avventura di un gruppo di giovani ufficiali annoiati, indossanti le vivaci uniformi azzurre, bianche e oro dell’esercito francese, che cavalcano fra i templi reali in rovina, in compagnia dell’irresistibile amatore di antichità, un po’ corpulento, ma più dinamico che mai.
Descrive il momento in cui, insieme a un distaccamento di soldati di Napoleone, vide per la prima volta la riva occidentale di Tebe: “Alle nove, mentre stavamo percorrendo una curva ai piedi di una sporgente catena montuosa, ci apparve all’improvviso in tutta la sua grandezza l’antica Tebe; questa città famosa, che per la sua grandezza Omero chiamò città dalle cento porte… Questa illustre città … l’intera armata, meravigliata alla vista delle rovine sparse, improvvisamente batté le mani con gioia, come se il fine e lo scopo del suo glorioso faticare e la conquista totale dell’Egitto fossero stati raggiunti e assicurati dalla presa di possesso delle splendide rovine di quest’antica metropoli”.
Topica fu l’esplorazione della Valle: Denon espresse quanto di meglio poteva del luogo che esplorava per la prima volta, dall’ingresso nella Valle alla descrizione di alcune tombe visitate seppur frettolosamente insieme ai militari che l’accompagnavano. In seguito ai resoconti di Denon, la Commissione per la redazione de la Description inviò a Tebe un piccolo gruppo di studiosi che, appena venne a contatto con i grandi templi dell’Alto Egitto, ne fu assolutamente sbalordita e impiegò tutto il loro tempo per misurarne accuratamente e riprodurne a disegno le architetture. Furono i primi a fare una ricognizione della Valle sulla base dei principi della cartografia. La loro mappa, inclusa nella Description, mostra sedici tombe, undici delle quali erano aperte: due più di quante fosse riuscito a individuarne il loro predecessore Pococke.
La Description e le altre opere sull’Egitto del primo XIX secolo fecero aumentare la voglia di reperti egiziani e incoraggiarono un gran numero di esploratori, avventurieri, mercanti, e studiosi a visitare Tebe sia per studiarne i monumenti sia per portarseli a casa. Nella scia del corpo di spedizione inglese che aveva cacciato dall’Egitto l’esercito di Napoleone, una piccola comitiva di ufficiali e diplomatici fece un viaggio attraverso l’Alto Egitto visitando la maggior parte delle località che l’anno prima avevano ospitato gli accampamenti dell’esercito del Generale Desaix e le spedizioni della Commissione. Guidato da William Hamilton, il gruppo visitò i più importanti monumenti della Valle del Nilo e nello stesso tempo avviò contatti diplomatici con le fazioni che alternativamente si inseguivano e si combattevano nel vuoto di potere determinatosi dopo l’evacuazione dei francesi.
Questo gruppo produsse una produzione cospicua di letteratura popolare che ebbe il medesimo effetto della Description: da A Thousand Miles Up the Nile di Amelia Edwards (1831-1892), ai dipinti di paesaggi tebani (reali e immaginari) fatti da artisti come Alma Tadema (1836-1912), David Wilkie (1785-1841), Edward Lear (1812-1888), John Frederick Lewis (1805-1876), e in particolare David Roberts (1796-1864).
La disastrosa irruzione di Napoleone sulla scena egiziana ebbe come esito un drastico mutamento di potere (prima gli inglesi poi gli ottomani presero in mano il paese…) e l’ulteriore non meno negativo effetto sulla coscienza europea. Non solo l’Egitto fu considerato fonte potenziale di una grande ricchezza, ma a esso si guardò come al detentore di un antichissimo patrimonio di grandioso splendore e di speciale significato per la cultura europea. Col pragmatico atteggiamento tipico del XIX secolo, la conoscenza delle antiche città e dei loro tesori stava diventando per gli studiosi un’esperienza necessaria. Adesso era possibile verificare e anche correggere le descrizioni dei famosi viaggiatori dell’era classica. I viaggiatori del XVIII secolo avevano dato notizia dell’incredibile ricchezza di monumenti ancora esistente in Egitto, e avevano identificato i più importanti siti archeologici basandosi sulle descrizioni dei classici. L’opera della Commissione napoleonica verificò e amplificò in modo dettagliato i resoconti di quei viaggiatori e ancor prima che Napoleone fosse fuggito dal paese, le style égyptien aveva conquistato la Francia e gli scritti e gli schizzi del barone Vivant Denon fecero sensazione appena pubblicati nel 1802.
Ben presto incominciò la corsa ai monumenti e la grande passione di registrare e classificare, caratteristica del XIX secolo, unitamente alla formidabile crescita delle cognizioni e della scienza egittologica, culminata nella decifrazione dei geroglifici e nel susseguente ordinamento di tutta la storia egizia, rivelò in tutta la sua grandezza l’antica civiltà dell’Egitto. Il primo cinquantennio del XIX secolo fu l’età eroica dell’egittologia, in cui un anno di più o di meno significavano per gli studiosi nuovi orizzonti di conoscenza e di scoperta al loro posto di lavoro in Egitto e alle loro scrivanie in Europa. E uno dei primi obiettivi delle ricerche sarebbe stata la Valle dei Re. Con l’arrivo negli anni Venti di studiosi veramente in grado di leggere i testi iscritti sulle pareti delle grandi tombe, la Valle accolse il primo archeologo, uno degli uomini più straordinari che abbiano mai scavato in Egitto, Giovanni Battista Belzoni! Ma di lui, abbiamo già parlato…
Daniele Mancini
Per un approfondimento bibliografico:
BERTHELEMY, A. , MERY, J.P.A., Napoleon en Egypt, PARIGI, 1816
ROMER, J., La Valle dei Re, MILANO, 1981
WEEKS, K. R., (a cura di), La Valle dei Re. Le Tombe e i Templi funerari di Tebe Ovest, VERCELLI, 2001
DENON, V., Voyage dans la Basse et la Haute Égypte pendant les campagnes du général Bonaparte, 1e éd.1802, PARIGI 1803
GREENER, L., The Discovery Of Egypt, LONDRA, 1968
POCOCKE, R., Travels In Upper And Lower Egypts, Vol. II, EDIMBURGO, 1805
SICARD, C., Relation D’un Voyage Aux Cataractes Et Dans Le Delta In Nouveaux Memoires Des Missions De La Comp. De Jesùs, PARIGI, 1717