SIGILLI BABILONESI POST ESILIO RINVENUTI A GERUSALEMME
Una coppia di sigilli attribuibili al periodo neo babilonese, uno insolitamente grande e un manufatto su cui è impresso un altro sigilli, sono la prima prova certa della ricostruzione di Gerusalemme dopo che fu rasa al suolo dalle forze babilonesi circa 2.600 anni fa.
Secondo gli archeologi, entrambi i reperti, rinvenuti tra le macerie di un’abitazione con segni di incendio e riutilizzata dai gruppi gerosolimitani torni in città dopo l’esilio, nel 538 a.C., potrebbero indicare il ripristino di una normale amministrazione nel centro urbano in piena ricostruzione.
Gerusalemme era sopravvissuta come la capitale della monarchia unita e poi del solo Regno di Giuda per circa 400 anni, resistendo persino all’assalto delle forze assire nell’VIII secolo a.C., che grazie al Re Ezechia risparmiarono la città dietro elargizione di un enorme tributo. Con la successiva ascesa di Babilonia, Gerusalemme fu definitivamente sottomessa nel 597 a.C. circa e i Babilonesi misero sul trono un re vassallo, Sedechia.
Ma Sedechia tentò di ribellarsi e la rappresaglia babilonese fu brutale. Dopo aver riconquistato la città, i Babilonesi di Re Nabucodonosor punirono l’insubordinazione Sedechia, massacrarono la popolazione, deportarono la classe dirigente giudaica a Babilonia e rasero al suolo Gerusalemme e il suo tempio: correva l’anno 586 a.C.
Con la presa del potere in tutta la regione, inclusa la Palestina, dei Persiani Achemenidi di Ciro il Grande, la popolazione ebraica fu lasciata libera di tornare nella loro “terra promessa” e, tra mille difficoltà, ricostruirono, in parte, il loro tempio.
E’ recentissimo il ritrovamento di alcune “prove” della distruzione babilonese di Gerusalemme in alcune abitazioni con importati tracci di distruzione e incendio, al di fuori della cinta muraria del periodo. Anche se le poche zone non occupate dalle costruzioni più moderne sono state sottoposte a intense e difficoltose indagini archeologiche negli ultimi 150 anni, non sono mai state trovate preziose prove del ritorno dall’esilio babilonese o delle ricostruzioni della città in epoca achemenide.
I sigilli sono stati utilizzati per contrassegnare documenti o contenitori, dalle lettere alle anfore in ceramica contenenti vino o prodotti agricoli. Il loro scopo era quello di mostrare al destinatario che il documento o l’anfora erano rimasti sigillati durante il viaggio verso la loro destinazione.
Il sigillo, lungo circa 8 cm, era sicuramente utilizzato per essere utilizzato sul vasellame da trasporto; l’impronta sull’amuleto, lunga poco più di 4 cm, mostra una persona seduta con una o forse due colonne poste davanti a lui.
Yiftach Shalev, della Israel Antiquities Authority, ritiene che nonostante sia abbastanza consunti, i manufatti sono di lavorazione babilonese e il personaggio rappresentato sia probabilmente un re. Le colonne possono simboleggiare le stele dedicate agli dei protettori di Babilonia, Nabu e Marduk. Per quanto riguarda il sigillo, ha una cornice circolare incisa sul lato esterno ed è diviso in due registri contenenti diverse iscrizioni lineari non identificate.
Gli archeologi spiegano che il periodo persiano resta misterioso, un buco nero nella documentazione archeologica. Gli scavi nella Cittadella di Davide hanno portato alla luce diversi manufatti: ceramiche, sigilli, elementi metallici del periodo del Primo Tempio associabili a monetazione], ma nulla è stato rinvenuto della ricostruzione di Gerusalemme durante il periodo achemenide, a parte due piccoli lacerti murari.
Le nuove scoperte testimoniano che Gerusalemme potrebbe essere tornata a normale vita, nel periodo achemenide e i manufatti attestano il ripristino dell’amministrazione cittadina.
Altri reperti nell’area della Cittdella di David di questo periodo dell’età del ferro includono una figurina del dio egizio Bes, un reperto unico risalente a circa 2.500 anni fa e attestante la presenza di culti diversi da quello di Yahweh!
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: IAA Givati