giovedì, 21 Novembre 2024
Archeologia&DintorniNuoveTecnologie

TESTI IN CUNEIFORMI ITTITI PRESTO ACCESSIBILI ONLINE

Per leggere questo articolo occorrono 3 minuti

Gli Ittiti, antica popolazione dell’Asia Minore, importante per la sua civiltà e l’azione politica svolta durante il II millennio a.C., dal 1800 circa fino al 1200, e, dopo questa data, in Siria e Mesopotamia settentrionale, fino all’VIII sec. a.C., hanno usato tavolette di argilla vergate in cuneiformi ittiti per tenere traccia di trattati e decreti statali, preghiere, racconti mitologici e poemi, rituali religiosi, utilizzando un linguaggio che i ricercatori sono stati in grado di decifrare solo circa un secolo fa.

Finalmente i testi degli Ittiti, scritti in cuneiforme, vengono resi completamente accessibili su avanzati supporti online.

La raccolta si baserà su circa 30.000 documenti, la maggior parte dei quali scritti in lingua ittita, ma in misura minore saranno rappresentate anche altre lingue, come il luvio e il palaico. Al progetto comune partecipano ricercatori delle università di Magonza, Marburg e Wurzburg, nonché membri dell’Academy of Sciences and Literature di Magonza.

Il progetto Thesaurus Linguarum Hethaeorum digitalis (TLHdig) riceverà, nei prossimi tre anni, circa 520.000 EUR di finanziamenti dalla Deutsche Forschungsgemeinschaft (DFG).

E’ un riconoscimento per Magonza e il suo centro di ricerca dove l’ittitologia è sempre stata un pilastro sin dagli anni ’60: l’Archivio Ittitologico dell’Accademia detiene la più grande collezione al mondo di scritti ittiti traslitterati, di testi che sono stati convertiti dall’originale cuneiforme all’alfabeto latino.

Doris Prechel, docente del Dipartimento di studi antichi dell’Università Johannes Gutenberg di Magonza, conferma che, grazie all’immenso archivio e con il thesaurus digitale, è possibile ottenere una svolta per l’ittitologia in tutto il mondo. Inoltre, la Prechel e il resto del team contribuiranno al progetto compilando una raccolta di testi sui rituali di evocazione: questi rituali presero principalmente la forma di invocazioni magiche per ottenere la benevolenza degli dei e proteggere la famiglia reale o il sistema politico dal pericolo esterno.

I partner internazionali della cooperazione intendono portare i resti della cultura ittita nel XXI secolo: gran parte delle 30.000 tavolette e frammenti di argilla trovati nell’antica capitale ittita di Hattusa,  documentati su oltre un milione di schede, sono già disponibili in formato digitalizzato che dovranno essere adeguatamente adattati e forniti di commenti.

La raccolta di testi sarà accessibile online tramite la nuova Hittitology Platform Mainz e, in futuro sarà sempre possibile integrare eventuali nuovi testi cuneiformi trovati nei siti ittiti. La nuova piattaforma sarà una sorta di archivio vivente di trascrizioni cuneiformi e renderà disponibile un modo completamente nuovo di accedere ai testi originali per la ricerca sulla cultura e la storia degli Ittiti.

La Prechel ritiene che molte culture hanno perso il loro materiale scritto perché molti testi erano scritte su papiro, per esempio, e non sono sopravvissuti: le tavolette di argilla in cuneiformi, invece, preservate dal processo di cottura, riescono spesso a fornire informazioni su tutti gli ambiti della vita umana della civiltà a cui fanno riferimento.

La cultura ittita è anche particolarmente interessante dal punto di vista storico, perché la lingua ittita è la più antica lingua indoeuropea conosciuta.

Finalmente il poemetto epico bilingue, in khurrito e in hittito, databile al XVI secolo a.C., denominato Canto della Liberazione [1] rivelerà definitivamente tutte le sue implicazioni letterarie con i poemi omerici [2].

Buona lettura!

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info:  Universitaet Mainz

 

[1] Per una lettura sulla struttura poetica degli exempla hittiti nel Canto della Liberazione, FRANCIA 2012, pp. 77-107

[2] Canta delle gesta di Pizikarra, il distruttore di Ebla, con protagonisti umani e divini, in cui, però, la precisa narrazione degli eventi è fortemente compromessa dalla mancanza della parte centrale e finale del poema, andata perduta

  • R. Francia, La struttura ‘poetica’ degli exempla ittiti nel “canto della liberazione”, in (a cura di), M. Marazzi, N. Bollati Guzzo, S. Festuccia, Centro Mediterraneo Preclassico. Studi e Ricerche III. Studi vari di egeistica, anatolistica e del mondo mediterraneo, Napoli 2012

Ciao! Lascia un commento o una tua considerazione. Grazie

error: Il contenuto è protetto!!