giovedì, 21 Novembre 2024
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A GORTYNA, CRETA, MONUMENTALE ISCRIZIONE CON L’EMBRIONE DEL DIRITTO CIVILE EUROPEO

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In un racconto della mitologia greca, stava raccogliendo fiori, la principessa (fenicia?) Europa quando Zeus la vide o subito so ne innamorò; si trasformò in toro bianco, le si avvicinò o lei gli saltò in groppa; galopparono fino a Creta e qui si amarono. Quattro figli nacquero, poi il re dell’isola si invaghì di Europa, la sposò, adottò i bambini e li no­minò suoi eredi. Di essi, a salire sul trono fu Minosse, che avrebbe avviato la splen­dida civiltà minoica.

Europa e Zeus, da Pompei

Se l’origine del nome del nostro continente affonda nel mito, nel sud dell’isola sono stati realmente portate alla luce testimonianze di quella che potrebbe essere definito uno dei più antichi centri urbani d’Europa, Gortyna (Γόρτυνα), V secolo a. C.

I reperti di Gortyna affiorarono nell’agosto 1884, quando l’i­sola era ancora turca, durante alcuni scavi nella regione di Messarà compiuti dalla Scuola Archeologica Italiana di Atene (SAIA) e guidati da Federico Halbherr.

Una monumentale iscrizione in greco dorico (12 colonne disposte su quat­tro file di grandi blocchi rettangolari, 1,70 mt di altezza per 8.71 mt in lunghezza, 600 righe In totale) conteneva, in embrione, i fonda­menti del diritto civile europeo.

Diventate famosa nel mondo come la più grande rac­colta europea di leggi che l’antichità ci abbia tra smesso, le tavole di Gortyna regolamen­tano il diritto di famiglia e quello ereditario, delitti contro il buon costume e questioni relative alle vendite, dai debiti, alle ipoteche, alle libertà personali da concedere agli schiavi. Vietati gli abusi sessuali e qual­siasi trattamento degradante verso vedo­ve, bambini, schiavi; riconosciuti alle donne alcuni diritti fino ad allora impensabili co­me ereditare (in parte) il patrimonio fami­gliare e amministrarlo autonomamente, concessione alle ragazze la fa­coltà di esprimere la loro opinione sul ma­rito scelto per loro dal padre.

Affisse alle pareti dei palazzi pubblici di Gortyna, le norme furono bollate dai tradizionalisti come contrarie alla morale e ai buoni costumi, un’accusa peraltro ricorrente lungo la storia della Gre­cia, dove gli atleti gareggiavano nudi con il corpo cosparso di olio e la civiltà minoica soleva ritrarre donne gloriosamente a seno scoperto.

Una copia di quelle celebri ta­vole è nel cortile della sede della SAIA dove gli studiosi italiani avevano un appuntamento fisso e ineludi­bile fin dal XV secolo per gli studi sulla grecità. Dal 2016, direttore è Emanuele Papi, docente di archeologia classica all’Università di Siena e di archeologia romana alla Scuola Archeologica Ita­liana di Atene.

Nei prossimi mesi estivi, la SAIA continuerà le ricerche a Lemno, Egìalea, Thourìa, Creta (in particolare proprio Gortyna), però i fondi sono sempre meno e l’attività deve essere limitata.

Più volte citata nell’Iliade e nell’Odissea, l’isola era abitata fin dal Neolitico; nei secoli sa­rebbe diventata greca, romana, cristiana, bizantina e i tanti scavi hanno raccontato la trasformazione urbanistica di case, mer­cati e chiese, parallela alla evoluzione del modo di concepire i luoghi pubblici, di ri­pensare la quotidianità.

Stessa cosa dicasi per Lemno, dove l’immersione nella mitologia è sempre pregnante. Prima tappa della spedizione degli Argonauti per il recupero del vello d’oro, sull’isola gravava la male­dizione di Afrodite che, indignata per la tra­scuratezza del suo culto, aveva condanna­to le donne a sterminare tutti gli uomini e continuamente trasudare un odore in­sopportabile.

Per ricreare la stirpe, le don­ne si unirono però agli Argonauti; la regina Ipsipile, innamoratasi di Giasone, con lui generò i gemelli Euneo (o Eveno) e Nebrofóno (o Toante), il primo dei quali prese poi il comando sull’isola, purificandola dal­le avite colpe. A Lemno è anche ambien­tata Filottete, tragedia di Sofocle sul mito dell’omonimo eroe, che sull’isola fu abban­donato durante la Guerra di Troia.

Diciannove istituzioni archeologiche stra­niere scavano in Grecia. Dalla Scuola Ar­cheologica Italiana (SAIA) alla quella Francese (EPA, la più antica) a quella America­na di Studi classici, agli Istituti Austriaco e Germanico, la British School e la Scuola Svizzera di Archeologica, la Biblioteca Nordica, gli Istituti Canadese, olandese, irlandese, australiano, belga.

Fondata nel 1846, l’EFA gestisce un pro­gramma di ricerca in tutti i campi (specialmente archeologia, epigrafia e studi clas­sici) e offre borse di studio fino a 4 anni di permanenza. Non molto dopo, il 1874, il 9 dicembre, compleanno di Johann Joachim Winckelmann, i tedeschi inaugurano il loro istituto.

Successivamente (1881) ar­rivano gli Stati Uniti, nell’ elegante quartiere di Kolonaki, la loro sede si avvale anche di un laboratorio per nuovi sistemi di scavo. Gli archeologi statunitensi scavano nelle campagne presso Corinto e l’Agorà di Ate­ne, dove fu ricostruita la loggia di Attalo, attuale sede del museo omonimo e centro ricerche. Alla British School (1884) fanno capo il laboratorio di Pitch (quello più antico ar-cheometrico) e scavi sull’intero territorio.

L’Istituto Austriaco, dal 1898, ora ente auto­nomo dipendente del Ministero della Ri­cerca Scientifica. La Scuola di Archeologia Svizzera (1964) si avvale pure di un centro scavi a Eretria. L’Istituto canadese (1974) coordina studi anche su epoca bizantina e moderna. Dal 1992 i danesi, l’Isti­tuto Archeologico e culturale e nel 1996, con un accordo di cooperazione con gli omolo­ghi norvegese, svedese, finlandese dà vita alla Biblioteca nordica ad Atene.

 

Daniele Mancini

Per ulteriori info: SAIA

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