ANCORA SORPRENDENTI EDIFICI RINVENUTI DAGLI SCAVI DI UŞAKLI HÖYÜK, TURCHIA
La Missione Archeologica Italiana in Anatolia Centrale ha concluso la campagna di scavo 2022 a Uşakli Höyük riportando alla luce il limite settentrionale del tempio ittita nella città bassa, i resti di un grande muro urbico a gradoni che cingeva la cittadella dell’età del Ferro, alcune tombe di età tardo-antica e un’enigmatica costruzione circolare di epoca ittita.
La Missione è stata impegnata sul campo nel progetto di scavo italo-turco a Uşakli Höyük (Yozgat). La squadra formata da archeologi, specialisti di varie discipline di università italiane e straniere, ha documentato la sequenza di costruzioni e manufatti che raccontano la storia millenaria del sito sull’altipiano anatolico centrale.
Gli scavi, intrapresi a partire dal 2013, hanno rivelato tracce di una lunga occupazione iniziata alla fine del Bronzo Antico e protrattasi fino ad età medievale, con evidenze sparse delle fasi più antiche, forse di epoca calcolitica, e recenti, di periodo ottomano. Nel corso degli ultimi anni il lavoro degli archeologi ha permesso di riportare alla luce i resti di edifici monumentali e frammenti di tavolette con iscrizioni in cuneiforme, contribuendo alla ricostruzione di un periodo di primaria importanza per il Vicino Oriente e il bacino orientale del Mediterraneo, quando gli Ittiti fanno la loro comparsa tra i protagonisti della grande storia costituendo il potente regno di Hatti.
Per la consistenza e qualità delle architetture pubbliche monumentali, dei materiali e dei frammenti di tavolette con iscrizione cuneiforme, si rafforza l’identificazione di Uşakli, Höyük, già proposta nel corso degli anni ’90 del secolo scorso, con l’importante centro ittita di Zippalanda, centro di culto drl un potente Dio della Tempesta, sede di un santuario e di una residenza reale e menzionata in diverse feste cui prendeva parte il re.
Il Dio della Tempesta di Zippalanda, figlio del grande Dio della tempesta di Hatti e della Dea del Sole di Arinna o, in altri testi, del Dio della Tempesta del Cielo e della Dea del Sole della Terra, è menzionato come testimone nei trattati e nella lista di divinità che ricevono tributo da Alašiya (Cipro) oltre ad essere destinatario di offerte di animali selvatici.
Gli scavi hanno interessato cinque diverse aree collocate in punti diversi del sito e in relazione a resti appartenenti a periodi diversi. Tombe a cista con scheletri ben conservati e una vasca intonacata per la produzione di vino databili rispettivamente al periodo tardo romano ed ellenistico-romano sono stati messi in luce nell’area G al di sopra di uno spesso terrapieno in terra che deve essere legato alla costruzione delle mura urbiche di II millennio a.C., forse Bronzo Medio o Tardo.
Alla base della cittadella, sulla pendice settentrionale, è continuato lo scavo del muro a gradoni datato all’età del Ferro. Si tratta di una particolare struttura che fa parte del sistema di contenimento della pendice e fortificazione già documentato in altre aree scavate negli anni precedenti e che viene a più riprese ristrutturato in relazione ai programmi edilizi che riguardano la sommità della cittadella. Gli elementi in comune con altre costruzioni di epoca frigia suggeriscono una datazione del sistema di muri che cingono la cittadella a partire dall’VIII sec. a.C. e che si estende, con i vari riadattamenti, al periodo achemenide e forse ellenistico.
Nel corso dell’ultima campagna un maggiore impegno è stato rivolto ad approfondire l’indagine del livello di epoca ittita nella parte pianeggiante del sito, la cosiddetta terrazza, ai piedi della cittadella. Nell’Area A gli scavi stanno portando alla luce l’imponente Edificio II del quale si conservano le fondazioni e il massiccio basamento costituito da muri costruiti con grandi blocchi di granito sbozzati (spessore tra 2 e 3,5 m), oltre a una grande porzione di un pavimento di pietre a mosaico che rappresenta la più antica attestazione di questo tipo di realizzazione nel Vicino Oriente e forse del Mediterraneo orientale che trova confronti con i templi ittiti più antichi.
Non lontano dal tempio, nell’area di scavo denominata F, un interessante ritrovamento è stato fatto nel corso dell’ultima campagna, dove è emersa una struttura circolare in pietra, la cui base poggia su un terreno irregolare in forte pendenza, e in relazione ad uno spazio aperto lastricato. La cosa particolare è che risulta riempita all’interno con accumuli successivi di terra che contengono una grande quantità di resti ossei animali e frammenti di ceramica; mentre, sull’esterno, una progressiva ricostruzione di lastricati e porzioni di piani in terra battuta in relazione al muro curvo indicano un uso prolungato nel tempo.
L’interpretazione della struttura è molto difficile al momento, in attesa di un’estensione dei lavori. Potrebbe trattarsi di un bothros destinato ad accogliere offerte per qualche divinità o comunque di uno spazio speciale delimitato appunto dal muro curvo. Occorrerà attendere la prossima campagna di scavo per avere una risposta alle varie ipotesi.
Il progetto italo-turco di scavi e ricerche archeologiche a Uşaklı Höyük si è posto come obiettivo la ricostruzione delle diverse fasi di occupazione del sito al fine di tracciare sviluppo e trasformazione dell’abitato sul lungo periodo, gettare luce sulle forme che l’insediamento aveva assunto in un territorio poco conosciuto archeologicamente come quello di Yozgat, attraversato da fondamentali vie di comunicazione attive per millenni, e contestualizzare i resti, rari nella regione, databili al periodo ittita.
Alla luce dei primi risultati ottenuti nel corso della ricognizione si è potuto ricostruire per sommi capi una lunga storia di frequentazione e isolare, nelle varie parti del sito, le aree più promettenti, in cui maggiore appariva la possibilità di individuare i resti del periodo storico di interesse.
Negli ultimi anni l’impegno è stato principalmente rivolto ad approfondire l’indagine del livello dell’età del Bronzo Tardo e allo scavo di due grandi edifici pubblici identificati sull’acropoli e nella porzione meridionale della città bassa, in posizione dominante nell’ambito dell’insediamento e la cui importanza è sottolineata anche dall’utilizzo del granito come pietra da costruzione.
Rielaborato da Daniele Mancini
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