CAMBIAMENTI CLIMATICI HANNO FAVORITO MOVIMENTI DEI PRIMI AGRICOLTORI EUROPEI
Una collaborazione tra l’Università di Roehampton, l’Università di Cambridge e diverse altre istituzioni, ha combinato i dati archeologici e le ricostruzioni paleoclimatiche per mostrare per la prima volta che il clima ha avuto un impatto drammatico sui movimenti migratori di gruppi umani in Europa, causando un drammatico rallentamento tra i 6.100 a.C. e 4.500 a.C.
Lo studio è pubblicato su Nature Human Behaviour. Il gruppo di ricerca, tra cui la Lia Betti, docente dell’Università di Roehampton, ha raccolto un ampio database sui primi arrivi degli agricoltori neolitici in tutto il continente e ha studiato la velocità dei loro movimenti migratori in relazione alle ricostruzioni climatiche dell’epoca. Hanno anche riesaminato i dati del DNA antico per comprendere l’interazione tra i primi agricoltori e i cacciatori-raccoglitori locali.
Hanno scoperto che i movimenti migratori sono iniziati rapidamente dall’Europa sud-orientale, con gli agricoltori neolitici che hanno respinto la coeva popolazione di cacciatori-raccoglitori, dimostrato da quanto poco si mescolava il DNA dei due gruppi. Mentre si spostavano verso nord, il clima divenne meno adatto alle colture che migravano con i loro movimenti e il loro ritmo di movimento ha rallentato, cambiando il modo di interazione con i cacciatori-raccoglitori local.
Il clima ostico è stato il fattore chiave che ha causato il rallentamento dei movimenti migratori e il team ha utilizzato la ricostruzione paleoclimatica per calcolare il numero di Growing Degree Days (GDD) o Somma termica (la sommatoria delle differenze fra la temperatura media giornaliera e lo zero di vegetazione della specie considerata, per l’intero ciclo colturale o per una o più fasi di sviluppo in detto ciclo) per le aree che gli agricoltori hanno incontrato durante la loro espansione.
L’espansione rallentava lungo diverse rotte migratorie ogni volta che i primi agricoltori raggiungevano regioni in cui il numero di GDD era inferiore a quello necessario per sostenere il regime di colture originale. Questa conclusione è stata ulteriormente supportata dal fatto che l’unica via che non aveva rallentato nell’espansione era lungo il Mediterraneo, suggerendo che coloro che si muovevano lungo quel percorso potevano continuare ad espandersi rapidamente nel clima caldo favorevole.
Confrontando i dati del DNA dei cacciatori-raccoglitori locali e quello dei primi agricoltori, gli autori hanno anche dimostrato che le difficili condizioni climatiche per l’agricoltura nel Nord Europa hanno portato a relazioni più strette tra i due gruppi e una più alta mescolanza. Gli scambi di merci e le conoscenze sulla caccia locale potrebbero aver permesso ai primi agricoltori dei movimenti migratori di resistere in queste regioni, nonostante i raccolti scarsi.
Questa ricerca mostra come il clima abbia avuto un impatto significativo sulla migrazione delle persone dall’inizio della nostra storia. L’idoneità climatica dei luoghi in cui vivere e stabilirsi ha giocato un ruolo chiave nel determinare dove potrebbero prosperare diversi gruppi umani, cambiando la genetica di interi continenti.
La Betti ritiene che questo studio, che ha richiesto un’enorme quantità di lavoro per confrontare centinaia di articoli, libri e rapporti in diverse lingue, costituisca un modello dettagliato dell’espansione dell’agricoltura in Europa, ora disponibile per la comunità scientifica e chiunque si approcci a future ricerche. Il team ha anche messo a punto nuovi metodi per identificare le principali rotte degli antichi movimenti migratori, per determinare quanto il clima abbia avuto un impatto significativo ma anche per consentire di indagare sui motivi alla base delle ondate migratorie preistoriche in altre aree del globomovimenti migratori.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: Università di Roehampton