C’E’ UNA STRAGE IN DANIMARCA…
Non c’è del marcio in Danimarca, come nella celebre citazione dell’Amleto di William Shakespeare (I, IV, 90), ma una vera e propria strage. Sono trascorsi 2.000 anni quando circa 400 uomini di alcune tribù germaniche hanno deciso di combattere contro una misteriosa popolazione danese e, in battaglia, sono stati massacrati fino all’ultimo: questa è la tragica storia che racconta il rinvenimento delle ossa umane di 380 uomini.
Tra il 2009 e il 2014, presso il sito di di Alken Enge, una torbiera nella valle del fiume Illerup in Danimarca, sono stati esumati corpi per un totale di quasi 2.100 ossa appartenenti a guerrieri deceduti in rituali post-battaglia, fornendo agli archeologi una rara opportunità di studio sulle usanze belliche delle cosiddette tribù “barbare” del Nord Europa durante l’Impero romano.
In un nuovo studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), un team di ricercatori dell’Università di Aarhus in Danimarca ha studiato i sanguinosi dettagli che hanno portato a quella strage.
Dagli scritti si evince che la ferocia delle tribù e dei popoli germanici e il loro comportamento estremamente violento e ritualizzato, all’indomani della guerra, divennero un topos letterario nei resoconti romani sui loro vicini barbari del nord. Nonostante questi resoconti storici, poche prove di queste pratiche sono mai state scoperte, fino ad oggi, tra i reperti archeologici rinvenuti.
Nella ricerca Alken Enge, gli archeologi hanno dissotterrato 2.095 ossa umane tra i frammenti di torba e i sedimenti lacustri in 185 ettari di zone umide nello Jutland orientale. Queste ossa appartenevano a 82 persone distinte, apparentemente tutti uomini, tra i 20 e i 40 anni e che, probabilmente, rappresentano solo una parte delle ossa inizialmente deposte nella zona. Dopo aver analizzato la distribuzione geografica delle ossa, il team ha stimato che un minimo di 380 scheletri sia rimasto originariamente interrato nella fango della palude.
Secondo i ricercatori, questi numeri supererebbero significativamente quelli delle popolazioni di qualsiasi comunità umana dell’Età del Ferro nord europea, suggerendo che gli uomini potrebbero essere stati reclutati da una vasta area più lontane per partecipare a una battaglia comune.
Utilizzando l’analisi del radiocarbonio, la squadra ha datato le ossa tra il 2 a.C. e il 54 d.C., tra i principati di Augusto (dal 27 a.C. al 14 d.C.) e Claudio (41-54 d.C.). Durante questo periodo, Roma ha esteso il suo impero in Nord Europa, incontrando una resistenza feroce dalle tribù disperse che vivevano nella moderna Germania e in Danimarca. Alcune tribù si allearono con l’Impero e le lotte intestine tra le varie tribù erano, dunque, molto frequenti.
Si pensa, quindi, che le ossa degli uomini di Alken Enge siano le vittime di una di queste battaglie tribali. Antiche armi, come asce, mazze e spade dozzinali, sono state trovate sparse sul sito ed è apparso subito chiaro che molti degli scheletri avevano subito gravi ferite da battaglia prima di morire.
La relativa assenza di traumi da taglio precedenti alla morte suggerisce che la popolazione deposta ad Alken Enge non ha avuto precedenti esperienze belliche e, forse, l’inesperienza li avrebbe condotti al completo massacro. Rinvenire numerosi guerrieri morti non è una rarità in archeologia; quello che ha veramente entusiasmato i ricercatori su Alken Enge è stato il modo apparentemente rituale in cui gli scheletri siano stati deposti nella torba.
Per cominciare, sembra che gli scheletri siano stati seppelliti nel lago dopo che si erano decomposti naturalmente in un periodo compreso tra i sei mesi e un anno dopo la battaglia. Quasi 400 delle ossa mostrano segni lasciati da animali in cerca di cibo come volpi, lupi o cani. Inoltre, l’assenza di decadimento batterico sulle ossa suggerisce anche che gli organi interni degli uomini siano stati rimossi, decomposti o mangiati, dagli animali spazzini prima della loro ultima sepoltura.
Non è chiaro se le operazioni di sepoltura siano state effettuate da amici o dagli stessi nemici. Quasi tutte le ossa delle braccia e delle gambe braccio e della gamba sono state separate dei rispettivi tronchi scheletrici. Inoltre, pochi crani integri sono stati rinvenuti, ma i molti frammenti cranici rinvenuti indicherebbero di essere stati colpiti violentemente con un bastone o un pesante randello. Quattro ossa di bacino sono state rinvenute infilate intenzionalmente attorno a un ramo di un albero.
Alken Enge, dunque, fornisce prove inequivocabili del fatto che le popolazioni che vivevano a nord della Germania avevano modi sistematici e deliberati per la sistemazione dei campi post-battaglia. Il ritrovamento indica chiaramente una nuova forma di attività effettuata dopo i combattimenti, ma sul significato di queste attività occorrono ancora molti studi e ricerche.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: PNAS