CHI INDOSSAVA LA TOGA NEL MONDO ROMANO
“Toga. Toga! TOGA!”
È un grido familiare che risuona nei campus universitari, sia nei film, indimenticabile Animal House (1978) di John Landis con un sontuoso John Belushi, che nella vita reale e per i giovani americani che hanno frequentato un college, almeno una volta si sono avvolti in un lenzuolo e hanno partecipato a un toga party.
Nell’antichità, indossare una toga è sempre stata un’impresa difficile da raggiungere. Tradizionalmente, le toghe erano lunghi pezzi di tessuto, lunghi da 3,7 a 6 metri, da 12 a 20 piedi romani, che venivano drappeggiati su una semplice tunica. Di solito erano realizzati in lana e, secondo Kelly Olson, storica della moda presso l’Università dell’Ontario occidentale in Canada, anche in estate e l’estate italiana era terribile anche allora.
Ursula Rothe, archeologa e docente presso la Open University, in Inghilterra, ritiene che gli umani hanno sempre indossato cose scomode, soprattutto per motivi di status e patrizi e ricchi uomini romani indossavano toghe come segno sia di status che di cittadinanza. Tuttavia, le toghe non venivano indossate per tutta la giornata e la Rothe ritiene che probabilmente abbiano ricoperto un ruolo simile a quello del moderno tailleur, indossato per lavori amministrativi o in occasioni speciali come matrimoni e funerali.
Toghe diverse avevano significati diversi. La toga standard era di un semplice bianco sporco e qualsiasi variazione diceva qualcosa di specifico su chi la indossava. I figli dei ricchi romani indossavano toghe con bordo cremisi, inteso come simbolo di protezione, fino alla pubertà. Le toghe grigio scuro o nere erano riservate ai funerali, mentre le toghe viola e ricamate in oro erano indossate dai generali trionfanti. Le figure politiche elette erano immediatamente riconoscibili dall’ampia rifinitura viola della loro toga mentre i potenziali politici avevano persino il loro vestito distintivo e accattivante.
Quando un cittadino romano decideva di candidarsi, annunciava la sua campagna elettorale imbiancando la sua toga con il gesso, un processo chiamato “candidus “ , che significa immacolato.
Anche la lunghezza della toga e gli stili di drappeggio sono entrati e passati di moda, come per i dettagli delle mode moderne. Nella Repubblica Romana, secondo la Olson, le toghe erano indumenti piuttosto succinti ma quando l’imperatore Augusto salì al potere, nel 27 d.C., le toghe divennero lunghe, fluenti e voluminose che la Olson attribuisce a un possibile cenno alla presunta prosperità dello stato. tuttavia, gli stili della toga cambiavano costantemente e, alla soglia del III secolo d.C., i ricercatori confermano che non esisteva più un preciso dettame modaiolo.
Su alcuni rilievi e alcuni manufatti ceramici romani, si prefigurano, secondo la Olson, anche alcuni accessori per la toga, come piccoli pesi attorno all’orlo in punti strategici. Sfortunatamente per gli studiosi, dalle fonti non si è ancora riusciti a stabilire se questi accessori siano stati effettivamente indossati nella vita reale o se fossero semplicemente un tocco artistico.
Sebbene il mondo accademico non abbia tradizionalmente studiato la moda classica, grazie a studiose coma la Rothe e la Olson, la ricerca sdoganizza questo importante indumento per promuoverne un nuovo apprezzamento per l’abbigliamento antico, portando la la toga fuori dalle confraternita dei college e dei libri di storia.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: Ursula Rothe su The Journal of Roman Studies , Volume 111
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