CIONDOLO D’ORO DEL V SECOLO RIPORTA PRIMA ISCRIZIONE DEDICATORIA A ODINO
Un ciondolo d’oro recentemente rinvenuto in Danimarca reca la prima iscrizione e raffigurazioni conosciute raffiguranti il dio nordico Odino.
Un team di archeologi del Museo Nazionale di Danimarca ritiene che il ciondolo, tecnicamente noto come bratteato, con una sola impronta a rilievo da una parte e a incavo dall’altra, realizzato in sottile lamina di oro , risalga al V secolo d.C., rendendolo 150 anni più vecchio del precedente manufatto più antico conosciuto che menziona la mitologia norrena.
Secondo Lisbeth Imer, runologa ed esperta di scrittura presso il Museo Nazionale di Danimarca, è la prima volta nella storia che viene menzionato il nome di Odino, retrodatando inesorabilmente al V secolo d.C. la mitologia norrena.
L’iscrizione, in rune, recita: “Egli è l’uomo di Odino” e il nome “Jaga” o “Jagaz“, in una prima forma della lingua norrena, si pensa si riferisca al suo proprietario, un capo o re dell’Età del Ferro nordica, che potrebbe aver rivendicato il dio come antenato.
La Imer ritiene che l’iscrizione si riferisca al motivo centrale raffigurante un uomo con un cavallo, un magnate o un re locale, che si presenta come un discendente del re degli dei e del dio dei re, Odino: esistono diverse fonti letterarie che narrano come i re amavano presentarsi quali discendenti degli dei.
La Imer e il suo collega, il linguista Krister Vasshus, hanno trascorso più di un anno a decifrare l’iscrizione runica sul bratteato, che faceva parte di uno straordinario tesoro d’oro rinvenuto nello Jutland, in Danimarca, nel 2021. Il tesoro conteneva quasi 1 chilogrammo d’oro ed è ora noto come il “tesoro di Vindelev“, da una città vicina dove è stato rinvenuto.
Nella mitologia norrena, Odino era il re degli dei; il dio della morte, della saggezza, della magia e delle rune; il “Padre di tutto” sia degli dei che dei mortali. Sebbene il pantheon nordico comprendesse dozzine di divinità, Odino era uno dei tre principali dei adorati nella religione norrena, insieme a Thor e Frey.
Odino è spesso raffigurato con un occhio solo, perché secondo la leggenda si è cavato l’altro occhio per acquisire una conoscenza incomparabile. È anche la forma norrena del dio germanico Wotan e del dio anglosassone Woden, sebbene entrambi sembrino avere due occhi
Imer osserva come l’iscrizione runica sembrasse più alterata rispetto al resto del ciondolo, forse perché era un’iscrizione sacra che veniva toccata per “guadagnare potere”. Era un periodo, infatti, in cui la religione era più integrata nella vita quotidiana e i capi-tribù erano responsabili delle attività cultuali e dell’esecuzione di rituali per mantenere un buon rapporto con gli dei.
È difficile interpretare le minuscole rune, tuttavia, le parole si incrociano senza spazi e il nome “Odino” è scritto come “Wodnas” e non nella forma regolare “Wodinas“, forse perché è scritto in un antico forma di proto-norvegese.
Gli archeologi ritengono che i Norvegesi discendessero dai popoli germanici del nord che migrarono in Danimarca e in altri paesi scandinavi dal IV al I secolo a.C. circa. Dopo l’VIII secolo d.C., i naviganti divenuti famosi come predoni vichinghi in Europa, stabilirono colonie in alcune parti della Gran Bretagna, Francia, Islanda e Groenlandia e, in un certo periodo, alcuni gruppi arrivarono persino alle Isole Faroe e a Terranova, in quello che oggi è il Canada.
Il tesoro di Vindelev, tuttavia, proviene da un’era “proto-vichinga” prima che i proto-norvegesi fossero conosciuti e temuti come vichinghi.
La scoperta dell’iscrizione ha già influenzato l’interpretazione delle iscrizioni su altre bratteate d’oro; ne sono stati trovati più di 1.000 in tutto il nord Europa e più di 200 di loro hanno iscrizioni.
L’iscrizione sul bratteato di Odino è in realtà cstata opiata su uno degli altri bratteati di Vindelev, con un motivo leggermente diverso ma l’intagliatore che ha copiato l’iscrizione, osserva la Imer, ha frainteso la formulazione, quindi in molti punti ha semplicemente scolpito alcuni tratti e linee casuali.
Sembra inoltre che il bratteato copiato sia stato stampato dallo stesso stampo di un altro rinvenuto nel 1852 sull’isola danese di Funen e donato al Museo Nazionale, sebbene la sua iscrizione non sia mai stata decifrata.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: Museo Nazionale danese