giovedì, 21 Novembre 2024
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DALL’INSEDIAMENTO NEOLITICO DE LA MARMOTTA, ROMA, RINVENUTI TESSUTI, VIMINI E CORDAMI 

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Un team di archeologi subacquei, che svolge indagini archeologiche nell’insediamento sommerso di La Marmotta, nei pressi del Lago di Bracciano, vicino a Roma, ha scoperto tessuti, vimini e cordami risalenti al Neolitico antico.

Il sito de La Marmotta è stata individuato per la prima volta nel 1989 sotto le acque del Lago di Bracciano, un lago circumalpino di origine vulcanica. Il lago deve la sua origine ad un’intensa attività vulcanica e tettonica, che ha provocato il collasso della camera magmatica e ha creato un’area depressa oggi occupata dal lago stesso.

Durante il Neolitico Antico venne fondato un insediamento lacustre che oggi si trova a circa 300 metri dalla linea costiera moderna, sommerso ad una profondità di 11 metri.

Le indagini subacquee dell’insediamento hanno documentato diverse migliaia di pali di legno o pali di sostegno posti sul fondale del lago; la distribuzione spaziale di questi pali consente di identificare un minimo di 13 strutture disposte parallelamente tra loro sulla sponda neolitica.

I reperti archeobotanici e zooarcheologici indicano una comunità che praticava un’economia agricola ben sviluppata; studi precedenti avevano rinvenuto resti animali quali capre, pecore, bovini, suini e cani, e diverse specie di mammiferi selvatici tra cui cervo (Cervus elaphus), capriolo (Capreolus capreolus) ), l’uro (Bos primigenius) e la volpe rossa (Vulpes vulpes).

Gli scavi dell’insediamento sono in corso e attualmente si stima che circa il 25% del sito sia stato esplorato. Tuttavia, sono necessarie ulteriori indagini per determinare con precisione l’estensione completa dei resti archeologici rimanenti.

Si ritiene che la potenziale causa dell’abbandono dell’insediamento sia legata ad un rapido aumento del livello dell’acqua del lago. Indipendentemente dal motivo esatto, gli abitanti se ne andarono in fretta, lasciando dietro di sé diversi manufatti, come attrezzi, recipienti per la preparazione del cibo e persino le canoe.

In uno studio pubblicato sulla rivista Antiquity, gli archeologi hanno scoperto un raro assemblaggio di resti di vimini, corde e tessuti, e alcuni degli strumenti utilizzati per fabbricarli. Secondo i ricercatori, l’assemblaggio dipinge un quadro più completo della competenza tecnologica delle società neolitiche e della loro capacità di sfruttare e lavorare materiali vegetali per produrre una vasta gamma di oggetti artigianali.

Un team dell’Università di Copenaghen si occupa dell’analisi dei frammenti tessili che si ritiene siano stati realizzati utilizzando fibre vegetali. Un esame più attento utilizzando un microscopio binoculare indica le fibre di lino, un materiale comune utilizzato dalle culture antiche per la produzione di tessuti fino al XIX secolo d.C.

In totale sono stati identificati anche 28 frammenti di corda e due spezzoni di filamento, oltre a 43 frammenti di vimini, alcuni dei quali contengono ancora residui di cibo!

Ulteriori prove della produzione tessile, sono i 78 pesi da telaio, tre fusaiole e 34 strumenti di legno completi o frammentati che probabilmente venivano utilizzati durante la tessitura per garantire che ogni nuovo filo di trama fosse ben serrato.

Gli autori dello studio ritengono che l’ampiezza seppur limitata del quadro che è possibile ricostruire è resa evidente dall’insediamento di La Marmotta, dove l’eccellente conservazione delle strutture in legno e degli oggetti di vari materiali deperibili, grazie all’acqua e al fango del lago, crea una comprensione molto più completa della complessità tecnica di queste prime società agricole, forse anche indicando l’esistenza di specialisti dell’artigianato.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: University of Copenhagen

Cambiamenti climatici nel Neolitico

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