DEPOSITI FUNERARI NEOLITICI RINVENUTI A CLERMONT-FERRAND, FRANCIA
Gli archeologi francesi dell’INRAP (Institut national de recherches archéologiques préventives) hanno scavato un sito neolitico contenente importanti depositi funerari con 63 sepolture e centinaia di strutture e manufatti risalenti a un’occupazione umana durata circa 4.000 anni.
Il sito di Clermont-Ferrand, città della regione dell’Alvernia, nella Francia centrale, è stato scoperto durante dei lavori di costruzione negli anni ’80, durante la costruzione dell’autostrada A75, oltre ad un’importante occupazione della Seconda Età del Ferro, le successive spogliazioni hanno portato alla luce un totale di 285 strutture neolitiche, tra cui una cinquantina di sepolture, che testimoniano circa 4000 anni di occupazione, dove spazi domestici e funerari si alternano o convivono.
Tuttavia, è stato solo dopo il progetto di ampliamento dell’autostrada, iniziato nel 2019, che gli archeologi hanno iniziato gli scavi con un notevole di spiego di uomini e tecnologie.
La datazione al radiocarbonio ha rivelato che diversi individui hanno visitato l’area prima del 6000 a.C., durante il Mesolitico, ma la stragrande maggioranza delle datazioni al radiocarbonio hanno mostrato che il sito fu utilizzato per gran parte del periodo Neolitico. Durante questo periodo, gli individui iniziarono a creare insediamenti e a fare affidamento sull’agricoltura; alcune delle ceramiche, dei focolari e delle fosse scavate del sito risalgono al periodo compreso tra il 4750 e il 4500 a.C.
Dalla seconda metà del V millennio le indagini identificano solo a tombe, segnando l’abbandono delle finalità domestiche del sito a favore di un uso esclusivamente funerario. In questo insieme, si osserva un’ampia varietà di pratiche e architetture funerarie. Questo sito rappresenta, quindi, un campione particolarmente ricco per ricostruire l’evoluzione della cultura materiale, dell’abitazione e delle pratiche funerarie in Alvernia.
Dei depositi funerari individuati, gli archeologi hanno scoperto anche diverse tombe, per lo più costituite da “semplici sepolture a fossa”, senza corredi. In queste fosse, i defunti venivano deposti in “posizione piegata”, sdraiati su un fianco con anche le ginocchia piegate. Tuttavia, i ricercatori hanno trovato diverse tombe costruite in pietra a secco che probabilmente erano ricoperte da tumuli di terra. Queste tombe contengono disposizioni complesse perché, a volte. ospitano diversi individui” e risalgono al V millennio a.C.
Il team ha anche trovato ciste, o tombe ricavate da lunghe lastre di roccia. Sembra che a quel tempo le persone non vivessero più nel sito ma lo usassero piuttosto come luogo di sepoltura, una necropoli del Neolitico!
Dalla seconda metà del IV millennio compare la pratica della cremazione, attestata da due tombe. Uno di essi si trova sul fronte di un grande recinto sepolcrale, ma probabilmente è un po’ più antico.
A partire dall’inizio del III millennio, una nuova serie di date è legata a strutture domestiche (fosse, focolari, silos), ma anche a nuove sepolture, che mostrano lo sviluppo di un habitat importante, tra cui lo spazio funerario non chiaramente dissociato. Con una minore densità di occupazione, questa situazione perdurò fino al Bronzo antico e medio, dove furono individuate altre strutture funerarie e domestiche.
Il sito testimonia, dunque, una lunga occupazione neolitica, dove si alternano habitat unici, sepolture singole e depositi funerari misti. Le pratiche e i gesti funerari mostrano un’ampia varietà, che dovrà essere analizzata in dettaglio per ripercorrere la storia di questo sito emblematico dell’Alvernia neolitica.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: INRAP