IL DODEKAETHLOS: ERCOLE E LE SUE FATICHE – seconda parte
Prosegue la rassegna sulle mitiche fatiche di Ercole. Le prime due, sono qui!
Buona lettura!
La III fatica, il Cinghiale di Erimanto. Euristeo impose a Ercole, come terza fatica, di catturare vivo un enorme cinghiale che viveva sul monte Erimanto: l’eroe, urlando in modo dissennato, lo stana dal suo covo e lo costringe verso una zona innevata della regione dove, dopo averlo fatto stancare, lo cattura. A questo punto Ercole si caricò sulle spalle l’animale ancora vivo e lo riportò a Micene da Euristeo che, per lo spavento, si rifugiò all’interno di un pithos, un grosso contenitore per derrate, parzialmente interrato, già preparato come rifugio in caso di pericolo.
La IV Fatica. La Cerva di Cerinea. La cerva che Ercole ebbe da catturare come quarta impresa è una delle cinque che Artemide catturò sul monte Liceo, mentre pascolavano: di queste, tutte di grandi dimensioni e caratterizzate da coma dorate, la dea ne prese quattro che aggiogò alla propria quadriga. La quinta fuggì, per l’intervento di Era, sul monte di Cerinea, in Grecia, in modo che servisse per una delle prove imposte all’eroe. La cerva era molto veloce: Ercole la inseguì per un intero anno, finché anch’essa si stancò e si rifugiò sul monte Artemisio. L’inseguimento di Ercole continuò ancora e la cerva decise di attraversare il fiume Ladone, in Arcadia.
Proprio in quel frangente l’eroe la ferì leggermente con una freccia, così potè raggiungerla e catturarla. La caricò, viva, sulle spalle e si diresse verso Micene ma, attraversando l’Arcadia, si imbattè in Apollo e Artemide. Le due divinità vollero sottrargli l’animale sacro, poiché appartenente a loro, accusando Ercole di aver tentato di uccidere la cerva, gesto sacrilego alle due divinità. Egli si difese addossando la responsabilità su Euristeo e ciò gli permise di riavere la cerva e di proseguire il viaggio di ritorno a Micene senza altri incidenti.
La V Fatica. Gli Uccelli del lago Stinfalo. Ercole fu incaricato da Euristeo di sterminare uno stormo di uccelli rapaci che divorano i frutti dei campi e distruggevano i raccolti. Essi vivevano in una folta foresta sulle sponde del lago Stinfalo, in Arcadia, dove si rifugiarono a causa di un’invasione di lupi: qui si moltiplicarono in modo straordinario e, col tempo, divennero una vera e propria piaga per il paese e le popolazioni circostanti.
Il problema maggiore per Eracle fu che questi se ne restavano sempre rintanati nella foresta: con un paio di nacchere di bronzo costruite da lui stesso o, secondo altre versioni del mito, prodotte da Efesto e donategli da Atena, l’eroe produsse un gran frastuono che spaventò gli uccelli e li spinse ad allontanarsi dal nascondiglio, rendendoli facile bersaglio delle sue frecce. In altre tradizioni mitografiche questi uccelli, dotati di penne d’acciaio che utilizzavano come frecce contro i nemici, sono presentati anche come predatori che divoravano gli uomini.
— CONTINUA–
Daniele Mancini
Per ulteriori info: Stefano De Caro (a cura di), Ercole. L’eroe, il mito, Milano 2001
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