LA DIMORA DEGLI DEI – ultima parte
Anche la rassegna sulla Dimora degli Dei giunge al termine.
LA DIMORA DEGLI DEI – prima parte
LA DIMORA DEGLI DEI – seconda parte
Buona lettura!
L’Hephasteion di Atene (450-445 a.C.) è l’ultimo tempio costruito ad Atene prima del Partenone. E’ detto anche Teseyon ed è stato edificato sulla collina sovrastante l’Agorà. In esso si compiono tutti i calcoli matematici sull’ordine dorico, anche se dal punto di vista visivo vi è un cambiamento che presuppone le idee ellenistiche in cui l’uomo è al centro dell’universo. La casa del dio sta cambiando e dalle celle quasi invisibili dall’esterno, si passa agli abbellimenti della peristasi per attirare l’attenzione dell’occhio dello spettatore e l’uomo ne è il predominante spettatore: il fine è quello di erigere un manifesto per la propria propaganda e il V secolo a.C. è il secolo del compimento di ciò e forti personalità si gettarono su questo progetto.
L’impostazione periclea dell’Acropoli di Atene (447-432 a.C.) ha avuto un impatto fino ad età storica più recente tanto che la struttura creata, mai fu più cambiata. Prima di questa sistemazione, dell’Acropoli più antica restano dei lacerti del tempio arcaico, distrutto dai persiani durante la loro dolorosa invazione; per questo motivo tutto il luogo risultava macchiato di empietà e, di conseguenza, fu tutto seppellito nella cosiddetta “colmata persiana”, cristallizzando tutto quanto accaduto fino al 480 a.C.
L’idea dell’ascensione all’area sacra era palesata dalla presenza ormai abituale di una grande gradinata e permette al tempio principale, il Partenone, di svettare su tutti i lati dell’Acropoli senza restar impallato da nessun altro edificio. Con il Partenone si è compiuta la problematica evolutiva dell’ordine dorico. Il capitello da schiacciato, si allarga man mano, si alza l’abaco, la colonna acquista una certa solidità e dall’esilità tipo lignea: da quella arcaica (colonna più piena e raddoppiata, con hentasis più accentuato), si giunge a quella classica (colonna più slanciata, con hentasis meno accentuato, quasi a sparire o non più visibile ad occhio nudo). Il fregio classico è maggiormente visibile, meno incassato e più decorato. In età ellenistica la colonna diviene ancora più slanciata, come nell’ordine ionico, che l’influenza enormemente.
Le correzioni ottiche sono identificabili in:
- lo stilobate ha un profilo convesso con innalzamento di 7 colonne sui lati corti ed 11 su quelli lunghi;
- tutte le linee parallele allo stilobate devono essere ugualmente arenate;
- minore hentasis, che diviene quasi impercettibile;
- tutte le colonne sono inclinate verso l’interno;
- le colonne angolari hanno peso maggiore;
- vi è un accorciamento degli intercolumni angolari (spazio tra le colonne);
- nuova organizzazione del fregio angolare (con triglifo angolare che abbraccia due lati). Si ben identifica anche la collocazione delle metope e dei triglifi in cui il penultimo è più corto degli altri a causa del restringimento dell’intercolumnio.
Il Partenone rientra anche nel compimento della cosiddetta “sezione aurea”, quel rettangolo entro il quale è possibile ricostruire una serie di altri rettangoli (il lato breve è metà del lato lungo), tutto però in ottica abbastanza forzata. Il Tempio di Zeus ad Olimpia, di 30 anni precedente al Partenone, esastilo, già presentava alcune delle correzioni ottiche indicate, incluso il riempimento dello spazio frontonale.
Il Partenone è frutto dell’integrazione dell’architetto-ingegnere Iktinos, che realizza il progetto statico e funzionale, e Fidia, che si occupa della parte decorativa del progetto. Fidia ha lavorato con dovute eccezioni: il frontone è opera sua, così come il fregio ionico interno; delle metope, invece, si riscontra una mano diversa nella realizzazione ma non nel disegno. Anche la statua criso-elefantina di Athena Parthenos, alla quale il tempio è dedicato, è sua opera. Il fregio ionico continuo è l’armonica integrazione degli ordini avvenuta nel V secolo a.C. (una delle novità del periodo), correndo tutt’attorno alla cella: vi sono rappresentate le processioni panatenaiche, con divinità, sacerdoti, sacerdotesse che indossano fantastici panneggi.
Dei frontoni, l’opera magna di Fidia, si sono conservate, nella sezione Est, alcune sezioni laterali femminili in cui è perfetta la fusione delle statue con i personaggi che raffigurano, in cui i morbidi panneggi movimentano le statue. A sinistra, ogni personaggio ha una gestualità dalla narrazione continua, con studi anatomici non esasperati. Il frontone ovest mostra Athena con il suo stupendo panneggio bagnato e mosso dal vento.
All’interno del tempio, nella cella, era posta la statua criso-elefantina di Athena Parthenos (fanciulla guerriera): la quantità di oro adoperata era impressionante, ulteriormente valorizzata dalle innovazioni scultoree fidiache (panneggio, piede alzato), austerità; la statua era cava all’interno, un semplice espediente per i rituali.
In generale, il Partenone è solo il cuore di uno scenario circostante che parte dai Propilei, è una sorta di impronta di riconoscimento dell’intera Acropoli. All’ingresso dei Propilei si trovava la statua della Athena Promachos (combattente), di fattezze arcaiche, una sorta di collegamento culturale con il passato. I Propilei sono coronati dal Tempietto di Athena Nike (si legge niche e non naic come impropriamente ripreso da una famosa marca sportiva…) realizzato nel 420 a.C. su progetto di Kallikrátes,. E’ una piccola aula cultuale, anfiprostilo, di ordine ionico, ampiamente decorato. Attorno svettano balaustre con le Nikai (oggi in museo), in una sorta di manierizzazione dell’opera fidiaca: i panneggi sono ancora più leggeri e il chiaroscuro risulta più evidente. Il grande effetto visivo è completato dal toro continuo attorno alla cella che delicatamente svolge la funzione di peristasi.
L’Eretteo, che quasi sostituì il tempio arcaico, è una sorta di più templi in uno. Qui l’uso dello stile ionico è esasperato, con colonne, fregi ed effetti chiaroscurali, una finta peristasi con colonne trilobate, quasi a mostrare diverse facciate e diversi culti (Poseidone, Athena, Eretteo eroe/dio, culto funerario del primo leggendario re di Atene, Cecrope) tutti preesistenti al culto di Athena. L’edicola delle Cariatidi porta alla leggendaria Tomba di Cecrope. li elementi decorativi sono estremizzati: dal toro attico come cuscinetto della colonna decorata a treccia, alla colonna angolare estremamente decorata con una risoluzione particolare a triangolo.
Lontano da Atene, nell’Attica, la sperimentazione non è così accentuata. A Capo Sounion, è situato un Posedeion con colonne doriche slanciate mutuate dal mondo ionico. Al di fuori dell’Attica, nel Peloponneso, a Bassae, il Tempio dedicato ad Apollo è dorico all’esterno con semi colonne ioniche e corinzie all’interno. A Tegea, dove ha lavorato lo scultore Skopas, nel Tempio di Athena Alea, questi ha saputo esprimere il sentimento del soggetto non fornendo alcuna idea del movimento, ma solo con gesti. Skopas riuscì a lavorare sui frontoni con ampia commistione dei tre ordini canonici.
Più a occidente, nella Focide, non possiamo non citare Delfi e il suo importante santuario di età arcaica. Delfi era rinomata perchè ospitava l’oracolo più importante dell’antichità e i più antichi furono citati da Omero e nel Necromanteion, un tempio di necromanzia dedicato a Ade e Persefone che, secondo la tradizione, si trovava sulle rive dell’Acheronte, in Epiro. Delfi ospitava l’oracolo di Apollo per eccellenza a cui tutti si rivolgevano. Funzionava in modo standard già da età arcaica: una sacerdotessa seduta su tripode (simbolo di Apollo), vergine e giovane, vaticinava, spesso, oscuramente. La cultualità del santuario di Delfi era quindi importantissimo in un contesto carico di significati religiosi. Nella Grecia arcaica, con l’affermarsi dell’oracolo, tutte le poleis cercavano di accattivarsi il favore dell’oracolo.
A Delfi è presente anche la rappresentazione dell’omphalos, l’ombellico del mondo! In età arcaica, due poli erano i poli sacri: la fonte Castalia, dove l’acqua rivestiva il legame con la purezza e il pellegrino si purificava prima di arrivare davanti all’oracolo in un piccolo bacino. L’acqua aveva anche legami ctoni (ossia con le divinità della terra). La fonte Castalia era situata fuori dal recinto sacro, lontano dallepubbliche stoai. L’altro fulcro sacro era costituito dal Tempio di Apollo, arcaico in prima edificazione, su terrazzamento, poi in ordine dorico, posizionato sotto il pendio della montagna.
Prima di giungere al tempio, numerosi erano i Thesauroi disseminati lungo il percorso : famosi furono quello dei Sifni (si legga l’articolo Il problema del frontone) e quello degli Ateniesi: nacquero come doni votivi dei cittadini di queste altre città nei confronti del santuario di Apollo per eccellenza Solitamente erano anche forzieri dove erano conservate le riserve aurifere ed argentifere della città (in questo caso di Delfi). Gli introiti del Santuario di Delfi erano dati, quindi, dalla presenza dei Tesauroi che fungevano da banche con le proprie rendite. Erano anche certeza di garanzia, visto che nessuna poleis avrebbe avuto l’ardore di saccheggiarla.
In età ellenistica i santuari vennero ulteriormente abbelliti ma Delfi non fu in grado di offrire grosse possibilità di sviluppo nel suo temenos. All’esterno, nella zona detta di Marmaria (zona estremamente calcarea), è stata edificata una delle toloi più famose del mondo antico, dedicate ad Athena. E’ una tipica aggiunta ellenistica dedicata a un culto di una divinità diversa da quella già venerata. La cella è circolare e piccola, con esasperata monumentalizzazione esterna. L’ordine è dorico con una certa rivisitazione ellenistica, con ripresa di dettami arcaici. Le colonne slanciate e rifinite accompagnano un fregio dorico curvo (importante innovazione architettonica!).
Ad Epidauro il Santuario edificatovi, è dedicato ad Asclepio, dio della medicina e della funzione ospedaliera. Già dal V sec. a.C. il culto del santuario si cristallizzò su Asclepio e il tempio fu architettonicamente ed iconograficamente codificato: Asclepio che cura il malato in presenza della divinità. Il tempio periptero nasce all’interno del Santuario: qui era già presente una tolos in ordine dorico esterno e ordine corinzio interno, poi contestualizzati nelle stoai. I santuari dedicati ad Asclepio erano rari e particolari: ne esite uno anche presso Amphiaraion sull’Oropos (una valle molto angusta), dove furono edificati un tempio ed un altare con particolari e numerose decorazioni rappresentative.
Altro importante santuario per la sua vicinanza con Atene, fu quello situato ad Eleusis, tra i più importanti dedicati a Dèmetra. Le processioni dedicate alla dea partivano da Atene, solo con donne non adolescenti, di notte, fino a giungere ad Eleusis. A Eleusis, famoso è il Telesterion del santuario (una sorta di aula coperta come se fosse sotto terra) attorniata da una serie di gradini adoperati per ospitare i fedeli e assistere al culto.
Tra i vari altri luoghi di culti, si ricordi il santuario di Delos con il culto dedicato ad Apollo che continuerà a essere monumentalizzato fino a età romana. Il Tempio di Apollo è di ordine dorico e il luogo di culto arcaico si trova su una grotta con acque sorgive. Vi nascono, inoltre, una serie di tesauroi, vari culti che coinvolgono altre divinità (Demetra, Kore, ecc.), vari donari tipici ellenistici. Delos diviene un importante centro commerciale e bancario. Vi si costruirono diverse piazze tra cui la cosiddetta Agorà degli Italici (chiaraemnte finanziata da capitali italici generatisi con i commerci con Delos).
A Dodona vi è un santuario poco noto dedicato a Zeus. Il Santuario ospitava il più antico oracolo attestato archeologicamente, inizio del VIII secolo a.C., citato anche nell’Iliade e nell’Odissea. Il santuario presenta un temenos con matrice cultuale minoico/micenea in cui un albero è il simbolo principale del culto. In età ellenistica si aggiungono diversi edifici pubblici e vari templi per altre divinità.
Il Necromanteion sull’Acheronte era l’oracolo dei morti. L’arte oracolare legata al defunto era di matrice preistorica e travalicava le divinità dell’Olimpo. Al Necromanteion si andava per ricevere un oracolo dai propri morti: chi si recava al santuario doveva emulare il processo di calarsi nel mondo degli inferi attraverso il passaggio in corridoi chiusi ed angusti, come labirinti con porticine con bocchettoni che emettevano fumi; inoltre con il buio l’effetto era più che assicurato. L’attrazione era forte in età arcaica dove i culti familiari erano importanti soprattutto per l’impostazione gerarchizzata insita nelle famiglie più potenti.
Termina questa rassegna sulle dimore degli dei. Abbiamo tralasciato di parlare del Monte Olimpo, dimora mitologica per eccellenza delle divinità, nonostante era considerato che si trovassero ovunque; ma l’uomo antico desiderava che esistesse una precisa dimora e il pathos lasciato dalle cime sempre nascoste, ha contribuito ad accrescerne il mito.
Daniele Mancini