ERCOLANO, NON SOLO POMPEI!
Ho visitato prima Ercolano, nella mia vita, da ragazzo, in una gita scolastica delle medie. Il mio primo imprinting sul disastro del Vesuvio perpetrato nell’ottobre del 79 d.C. è stato vissuto con la piccola cittadina partenopea, non per questo meno importante, altrettanto affascinante, ricca di vita e storie umane da raccontare.
In questi giorni, gli amministratori del Parco Archeologico di Ercolano (si visiti il sito cliccando qui) hanno presentato un resoconto del 2018. Eccovi un estratto del comunicato stampa.
“Il sito ha registrato un aumento del 9% dei visitatori nell’ultimo anno, per un totale di 534.328 visitatori rispetto ai 490.030 del 2017”.
Gli amministratori del parco, inoltre, hanno annunciato diversi nuovi sviluppi per quest’anno, compresa l’apertura permanente del Teatro antico, le nuove mostre, gli eventi “archeo-aperitivi” che combinano seminari educativi con degustazioni, diversi lavori di restauro sulle più importanti domus del sito, la Casa dell’Albergo, quella dell’Atrio a Mosaico e quella dei Cervi.
“Il parco prevede di collaborare più ampiamente quest’anno con scuole e istituzioni della zona, tra cui il Parco Nazionale del Vesuvio e la Fondazione delle Ville Vesuviane“.
“Il programma 2019 stabilisce permanentemente alcune aperture, come il teatro, presenta una rassegna estiva che sarà più strutturata e ricca rispetto all’anno scorso, accoglie residenti e appassionati per un ciclo di conferenze e una scuola estiva”.
“Apre il parco a mostre in tutta l’area, continuando la strategia di collaborazione con le istituzioni locali, così come scuole, associazioni e istituzioni nazionali e internazionali in modo che tutti possano godere della crescita di questo sito UNESCO, che deve diventare comune e condiviso”.
Il direttore del Parco, Francesco Sirano, conferma che uno degli obiettivi prestabiliti è quello di completare il restauro generale delle domus e rinnovare i programmi di conservazione in modo che il sito non si trovi mai più nelle condizioni in cui si trovava prima del 2002.
Il Parco promuoverà, inoltre, un nuovo progetto per stabilizzare l’area della Villa dei Papiri e un’altra area, in collaborazione con la Città di Ercolano e la Fondazione Packard, per collegare l’antica città con quella moderna.
Questo progetto prevede l’abbattimento di un muro su via Mare e la sua sostituzione con un tipo di protezione molto più ventilato, al fine di rendere la strada un punto strategico tra il teatro antico e il mercato dell’abbigliamento usato in Via Pugliano.
Il comunicato conferma anche che saranno confermati anche programmi serali estivi, nonché le aperture pomeridiane gratuite e le tradizionali aperture gratuite della prima domenica come parte dell’iniziativa #domenichealmuseo.
Fino agli inizi del XVIII secolo la città di Ercolano è rimasta sepolta sotto 20 metri di detriti vulcanici ed è stata casualmente scoperta solo quando un contadino, scavando un pozzo nel terreno, si è imbattuto nei resti di un edificio di marmo. Ercolano ha un estensione minore rispetto a Pompei ma i suoi 5000 abitanti erano mediamente più benestanti.
Ercolano era un luogo di villeggiatura esclusivo dove i romani, ricchi e potenti, si rilassavano indisturbati serviti e riveriti da un esercito di schiavi. Ma ricchezza e potere non li hanno protetti dal disastro del Vesuvio.
Ercolano è più vicina al vulcano rispetto a Pompei e le persone hanno avvertito più intensamente la forza dei terremoti e l’eruzione. Hanno visto con orrore la nube di detriti che si alzava in cielo e poi sono fuggite.
I primi archeologi che hanno portato alla luce Ercolano sono rimasti sorpresi dalla scarsezza di resti umani rispetto a Pompei e hanno ipotizzato che la popolazione sia riuscita a fuggire: infatti gli scavi degli anni ’80 si sono incentrati su una serie di rimesse per barche poste lungo la spiaggia.
Gli antropologi che si sono occupati degli scavi hanno rivelato una situazione orrenda: oltre 300 scheletri di corpi ammassati, i corpi degli abitanti di Ercolano scappati alle prime scosse di terremoto e rifugiatisi nelle rimesse, il luogo peggiore per sfuggire all’eruzione. Pensando che le arcate li avrebbero protetti, hanno trovato una morte desolante.
Alcuni crani presentano fratture nette e annerimenti all’interno e all’esterno: sembra chiaro che questi soggetti siano stati esposti ad altissime temperature al punto da far fondere il cervello ed esplodere il cranio. Il resto del corpo ha subito la potenze del calore dell’eruzione ma, come a Pompei, la lava non è stata trovata a Ercolano!
Ma, sappiamo benissimo, che questa è un’altra storia…
Daniele Mancini
Per ulteriori info: ANSA