GLI EDIFICI RELIGIOSI NEL MONDO ROMANO – seconda parte
L’ELLENIZZAZIONE DEGLI EDIFICI
A ridosso del II secolo a.C., nel 146, avviene la completa romanizzazione della Grecia e a Roma compaiono i primi edifici con pianta ad architettura greca ma con manifestazioni architettoniche caratteristiche romane (assialità, podio alto). In età repubblicana, quindi, l’ellenizzazione riuslta essere molto pressante.
I primi esempi si riferiscono a due templi peripteri realizzati dall’architetto Ermòdoros di Salamina: sono il Tempio di Iuppiter Stator e quello in marmo pentelico i cui resti sono visibili presso la Chiesa di S. Salvatore in Campo. Il primo, oltre ad essere periptero e ionico, è posto su alto podio; l’altro, ne è sprovvisto. I templi peripteri non sono affatto caratteristici del mondo romano, proprio per un voluto nazionalismo.
Nel Foro Boario sono presenti il Tempio pseudo periptero del Portunus e una tholos dedicata a Vesta, proprio dove l’aggancio tra mondo sacro e mercato nasce e si sviluppa espandendosi nel resto della penisola. Con i templi pseudo peripteri, si propaga l’uso dell’ordine ionico. Si ricordi che in età imperiale, tutti gli ordini saranno ripresi e rimaneggiati. Gli inizi prevedevano l’uso dell’ordine dorico ma, nel mondo romano, prende piede e si sviluppa l’ordine corinzio (tra il II ed il I secolo a.C.), l’ordine architettonico romano per eccellenza.
L’utilizzo dell’ordine ionico, del toro attico, della colonna scanalata a lungo fusto di fattura greca, fu tutto adattato nella versiona romana del tempio su alto podio come quello pseudo periptero del Portunus, pesantemente influenzato dalla personalità di Ermòdoros. Si ricordi che i templi pseudo peripteri sono utilizzati nel sud della penisola, per lo più in Magna Grecia (nella fattispecie i Templi G ed F di Selinunte e l’Olimpieion di Agrigento).
Il Tempio di Vesta nel Foro Boario è una tholos ellenistica, tipologia di tempio che Roma, tra II e I secolo a.C., fa propria, sia su alto che basso podio, con gradinata anteriore per delineare l’emphasis. In questo tempio si utilizza l’ordine corinzio con colonne di marmo il cui uso sarà intensificato solo con l’avvento di Augusto. Anche il rifacimento del Tempio di Giove Capitolino, nella fase del I secolo a.C., riporta le colonne in marmo pentelico ateniese. Il Tempio B di Largo Argentina, rispetto a quelli A e C che sono sine postico (senza colonnato posteriore), presenta un’assialità fusa con la tholos, in cui si vede che la gradinata è in una sorta di corridoio (una tipologia quasi in antis…).
A Tivoli è di interessante fattura il Tempio di Vesta, con tipici elementi di decorazione greca in cui si riscontrano capitelli corinzi, fregi con girali vegetali attorno, stigmatizzati con la costruzione dell’Ara Pacis! Questa tholos è costruita a strapiombo su una formazione tufacea appositamente per essere visibile da diverse posizioni. Sempre a Tivoli è stato edificato anche il cosiddetto Tempio della Sibilla, pseudo periptero, ampiamente pianificato sotto l’influenza ellenica.
Accanto all’introduzione della pianificazione sugli stili ellenici, si riscontra una rara tipologia non di origine greca, una vera e propria invenzione del mondo romano/italico, i cosiddetti templi a cella trasversale, quei templi con apertura sul lato lungo (sono anche citati da Vitruvio ed alcuni tipi sono presenti anche nella forma urbis) che rompono il classico schema romano/italico dell’assialità.
Si ribadisce, quindi, che i templi di matrice ellenistica, non sono la normalità nel mondo romano in cui la normalità è fornita dal tempio in antis, prostilo, con triplice o duplice cella, su alto podio, tutto in assialità! Ad Ostia, nell’insula XV, presso l’area dei templi repubblicani, sono stati edificati templi all’italica tra cui il Tempio di Ercole, contornato da un’architettura completamente romana.
I GRANDI SANTUARI ELLENISTICI LAZIALI
I luoghi di culto laziali sono già riscontrabili nel IV secolo a.C. ma la loro monumentalizzazione inizia solo a partire dal II secolo a.C. Nel mondo italico, invece, le attestazioni sono anche precedenti.
Il più antico santuario è quello di Gabii, il Santuario di Giunone: posto all’interno di una porticus triplex (una monumentalizzazione del temenos quadrato), al complesso si aggiunge un teatro che funge anche da ingresso per il tempio, il tutto coeso in unico complesso. La cella (oggi conservata) è cinta dalla porticus con una fossa, il tutto a circondare una sorta di bosco sacro (nemus/lucus) dedicato alla divinità. Nella porticus lo spazio è organizzato come un tempio a cielo aperto: gli alberi sono postiall’incrocio degli assi principali e secondari, utili anche per meglio interpretare il volo degli uccelli. La combinazione tempio/santuario, corrisponde all’auguraculum, un tempio costruito agli incroci delle strade, con una monumentalizzazione ed un’evoluzione che raggiunge il suo apice tra il IV ed il I secolo a.C.
Nel mondo italico il teatro è adoperato per i riti civili ed economici, non solo per quelle precipue funzioni delle rappresentazioni teatrali. Sempre nel periodo di massima fioritura delle popolazioni italiche (con esclusione degli Etruschi di cui non era ben chiaro il loro luogo di assemblea) non esistevano veri e propri agglomerati urbani e si viveva piuttosto sparpagliati in tanti piccoli villaggi: lo pseudo teatro era il luogo di riunione. Nel mondo greco il teatro non era affatto fuso con il tempio di un santuario (si vedano le descrizioni di Epidauro). Il teatro romano/italico, invece, coniuga la funzione di scalinata e quella di terrazzamento al tempio/santuario.
Ma questi santuari non sarebbero esistiti senza l’invenzione di nuove e affermate tecniche edilizie che i romani hanno mutuato dalle culture conquistate: l’arco (anche se già conosciuto nel mondo greco) e l’introduzione dell’opus caementicium (composto da malta composta da pozzolana e calce, frammenti di ceramica e pietrame grezzo) che in facciavista poteva anche essere rivestito o intonacato.
A Palestrina ne abbiamo un esempio con il Santuario della Fortuna Primigenia, la scenografia è il filo conduttore che culmina con l’edificazione di un teatro con portico dove, nello spazio posteriore, è situata una tholos/camera sacrale. Oggi è tutto occupato dal Palazzo Barberini dove però si è perso lo spazio aperto e il senso del monumento antico. Chi accede dalla parte inferiore del complesso santuariale si trova di fronte a un unico edificio con diversi terrazzi. Nella parte inferiore vi è una prima area sacra porticata. Il santuario superiore non sarebbe potuto esistere senza la sua rampa che esprime una estrema spazialità! L’elemento di fusione tra la parte superiore e quella inferiore era utilizzato per le processioni sacre, con altari e pozzi sacri posti lungo il percorso: uno spazio porticato con due esedre decorato da colonne ioniche. Il culmine architettonico si raggiunge nella cavea dove è ben fusa la presenza di gradini bassi e quelli più alti verso la tholos.
Terracina ospita il Santuario di Giove Anxur, il più alto dei santuari extraurbani. Il tempio è circondato da una porticus triplex retrostante, con il tempio diversamente orientato in cui è sempre mostrata una certa ascensionalità. All’interno le processioni, attraverso aule voltate e gallerie, giungevano alla sala oracolare. Il tempio, che rispetta un culto preesistente, è pseudo periptero, con scalinata incassata nel podio, in cui dietro è posizionata una porticus rettangolare dalle funzioni, forse, di passaggio, ma comunque decorata.
Infine Tivoli dove il Santuario di Hercules Victor, altamente scenografico, presenta una porticus triplex con al culmine il tempio aggregato a un teatro/gradinata di passaggio e luogo riunioni. L’uso degli archi è esasperato e la piazza è un teatro sostruito con aule voltate sottostanti ad uso di cisterne e horrea (magazzini). Ercole era una divinità che presiedeva la pastorizia e gli scambi commerciali e il tempio era a lui dedicato perché il santuario rivestiva anche la funzione di foro commerciale. Il tempio, l’ultima appendice del santuario, è periptero, sine postico, con podio elevato, ovviamente per essere predominante su tutto il santuario.
—-CONTINUA—
Daniele Mancini