GOBEKLI TEPE E HAL SAFLIENI, MEGA STRUTTURE NEOLITICHE NEL MEDITERRANEO
Gobekli Tepe e Hal Saflieni, due siti del Neolitico, che hanno riscritto la storia di quel periodo, alla base di tutte le culture del mondo mediterraneo.
Situato nella regione sud-orientale dell’Anatolia in Turchia, ai confini con la Siria il misterioso sito di Gobekli Tepe vanta una stratigrafia archeologica di oltre 15 m di altezza e 300 m di diametro. Identificato per la prima volta in un sondaggio condotto degli anni ’60, quello che all’inizio sembrava un tumulo, ha riportato una serie di lastre monolitiche di calcare e pilastri a forma di T, alcuni dei quali alti quasi 10 metri.
Incuriositi da questi imponenti reperti, i ricercatori hanno condotto i loro dettagliati test di stratigrafia per rivelare che il sito ha almeno 11.000 anni di storia. Una data così lontana nel periodo tra la fine del Mesolitico e il primo Neolitico, quando i gruppi umani non avevano ancora sviluppato i principali strumenti per affrontare progetti così giganteschi, testimonia, dunque, l’inizio della costruzione di queste enormi strutture lontane, però, da una fonte di di acqua.
L’intera disposizione di queste massicce pietre sembra apparentemente cerimoniale, senza tracce, nei pressi, di abitazioni o strutture civili che avrebbero evidenziato la presenza di un centro abitato collegato. I più importanti studiosi avrebbero identificato la struttura, sulla base dei manufatti rinvenuti nel circondario, come “il più antico tempio costruito dall’uomo nel mondo antico”.
E’ affascinante anche il rinvenimento di numerosi resti di animali nell’area, tra cui ossi di gazzella e di uro, un grande bovino estinto, suggerendo che coloro che furono impiegati nella costruzione del tempio si sono cibati essenzialmente con i frutti della loro caccia e non con quelli dell’agricoltura. Le costruzioni di Gobekli Tepe costruite da cacciatori-raccoglitori potrebbero addirittura anticipare la nascita dell’agricoltura stessa!
Spesso considerato l’unico tempio sotterraneo preistorico conosciuto, il complesso ipogeo di Hal Saflieni a Paola, Malta, ha più di 5.000 anni. Scoperta in modo casuale, nel 1902, dagli operai che installavano un cantiere, l’intera struttura è stata scolpita in un solido calcare, rendendolo così unico tra le eccezionali strutture antiche.
L’ipogeo di Hal Saflieni scende a una profondità di oltre 10 metri sotto il livello stradale ed è sorprendente come questo opera di ingegneria sia stata realizzata da uomini del Neolitico, con un rudimentale tecnologia a disposizione.
L’ipogeo di Hal Saflieni è un un labirinto di cavità, sia naturali che artificiali, strutturalmente integrate da elementi architettonici come pilastri, architravi e nicchie decorate. Tutti questi elementi sono distribuiti su tre livelli.
La parte straordinaria è che questi livelli sono stati interamente scavati usando attrezzature piuttosto rudimentali, tra cui strumenti realizzati con corna di animali, selce e ossidiana. Nonostante la natura massiccia del progetto, gli ingegneri del Neolitico non hanno dimenticato di usare elementi pratici, come un’apertura strategica lungo il livello superiore per l’induzione della luce naturale nelle camere centrali. Al di là di tali “finestre” di illuminazione naturale, gli occupanti avevano realizzato anche misure per l’illuminazione artificiale nelle zone non raggiungibili dalle finestre.
Una delle caratteristiche più singolari dell’Ipogeo di Hal Saflieni riguarda il modo in cui i suoi elementi architettonici tendono a imitare le composizioni dei templi megalitici contemporanei fuori terra: false porte, porte e finestre trilite, soffitti dotati di mensola per sorreggere soffitti.
Un’altra caratteristica di questo complesso neolitico riguarda l’incorporazione di speciali proprietà acustiche. Una delle camere e la sua nicchia, intagliate nel calcare e decorate con motivi ocra rossi , sembrano realizzati appositamente con scopi di propagazione acustica.
Secondo alcuni studiosi, da questo ambiente si propagherebbero suoni incantevoli e casuali che rimbombano nelle caverne oscure e nei passaggi contorti. Tali effetti, terrificanti e impressionanti, hanno portato alla definizione della stanza come la Camera dell’Oracolo, dove gli oracoli, nascosti, avrebbero potuto comunicare ai visitatori attraverso le loro voci mistiche e scoraggianti, aiutate dal fascino uditivo.
Oggi numerosi progetti di ricerca continuano s dtudiare e analizzare questa installazione di ingegneria acustica. Alcuni ricercatori, come il compositore maltese Ruben Zahra e un gruppo di ricerca dall’Italia, hanno notato come il suono all’interno della camera risuoni a una frequenza di 110 Hz, simile agli effetti prodotti in altri di altri compartimenti di antica fattura, tra cui il Newgrange in Irlanda.
Daniele Mancini
Per ulteriori info: Gobekli Tepe; Hal Saflieni