GRANDE DEPOSITO PER LA MUMMIFICAZIONE RINVENUTO AD ABUSIR, EGITTO
Da oltre tre decenni l’Istituto ceco di Egittologia svolge attività di ricerca archeologica presso una necropoli risalente alla fine della XXVI Dinastia/inizi XXVII Dinastia (seconda metà del VI secolo a.C.). Recentemente in un gruppo di grandi tombe a pozzo situate nella parte occidentale dell’antica Necropoli egizia ad Abusir è stato portato alla luce un interessante deposito destinato alla mummificazione.
Ben 370 grandi vasi di ceramica e una serie di manufatti più piccoli, è probabilmente il ritrovamento più grande e principalmente più incontaminato del suo genere proveniente dall’antico Egitto.
Tutti quei vasi, contenenti resti e residui di vari materiali e utensili che originariamente utilizzati durante il processo di mummificazione, sono stati trovati in un enorme pozzo di circa 5,3 per 5,3 metri e profondo più di 14 metri, adiacente a un altro grande pozzo non ancora scavato, probabilmente destinato a struttura funeraria.
I vasi rinvenuti sono stati deposte in 14 gruppi diversi situati a profondità comprese tra 4 e 12 metri e adiacenti ai lati del pozzo, secondo uno schema a spirale. Il numero di vasi immagazzinati in ciascuno di questi “cluster” variava considerevolmente da 7 a 52 esemplari.
Nel gruppo più alto dei vasi, inoltre, sono stati rinvenuti quattro specifici vasi canopi in pietra calcarea, tutti vuoti e palesemente inutilizzati, con iscrizioni. Secondo i testi, i vasi canoni appartenevano a un certo Wahibre-mery-Neith, figlio di una donna di nome Irturu.
Il direttore della missione ad Abusir, Miroslav Bárta, osserva che la stagione archeologica 2021 faceva parte di un progetto a lungo termine volto allo scavo e all’interpretazione di monumenti risalenti a un periodo in cui la società dell’antico Egitto era alla ricerca di nuovi mezzi per mantenere la loro identità ormai contestata dagli eserciti greco, persiano e nubiano.
Le tombe a pozzo di Abusir, costruite in modo simile alla famosa sepoltura di Djoser, hanno svolto un ruolo importante in un modo unico di espressione culturale dalle élite egiziane dell’epoca.
Secondo Ladislav Bareš, sebbene di questo periodo siano noti diversi dignitari con questo nome, nessuno di loro può essere identificato come il proprietario di questi vasi canopi, poiché per tutti sono attestate madri con nomi diversi. A giudicare dalle dimensioni del deposito di mummificazione e, soprattutto, dalle dimensioni e dalla disposizione della vicina tomba, il proprietario della tomba (e del deposito) doveva appartenere ai massimi dignitari del suo tempo, insieme ai suoi vicinii all’interno della necropoli quali il famoso ammiraglio Udjahorresnet e il generale Menekhibnekau.
Nel 2022, lo scavo dovrebbe continuare esplorando la struttura funeraria situata alla base di un enorme pozzo centrale. Parallelamente sono in preparazione analisi dei vasi e dei loro contesti mediante moderni metodi scientifici.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: Istituto ceco di Egittologia