IDENTIFICATO DNA DI UNICO ANTENATO OMINIDE
I moderni strumenti di ricerca permettono studi mai realizzati fino a oggi, studi che fanno luce sulle ancestrali origini del moderno Homo Sapiens, la specie che porta i geni di un antenato antico e sconosciuto, lasciato da ominidi che si dono mescolati forse a partire da un milione di anni fa.
Secondo Adam Siepel, biologo computazionale del Cold Spring Harbor Laboratory, a New York, l’antenato potrebbe essere stato un Homo erectus, il cui genoma non è mai stato sequenziato.
La nuova ricerca, pubblicata sulla rivista PLOS Genetics , rileva anche che gli antichi ominidi si siano accoppiati con i Neanderthaliani tra 200.000 e 300.000 anni fa, ben prima che avvenisse la più recente e più nota mescolanza delle due specie. In seguito, L’Homo sapiens è migrato dall’Africa verso l’Europa circa 50.000 anni fa. Grazie a queste mescolanze di geni, secondo i ricercatori, i Neanderthaliani devono tra il 3% e il 7% dei loro genomi al primo Homo sapiens.
La nuova ricerca illustra la complessità del processo evolutivo: da tempo si accumulano prove che Sapiens e Neanderthaliani si accoppiassero mentre le loro popolazioni si sovrapponevano in Europa, prima che i Neanderthaliani, appunto, si estinguessero circa 30.000 anni fa.
Nel 2010, i ricercatori hanno riferito che tra l’1% e il 4% dei geni umani moderni nelle persone in Asia, Europa e Oceania provenisse da antenati dell’Uomo di Neanderthal. Da una ricerca del 2014, invece, sommando tutti i frammenti di DNA da Neanderthaliano presenti oggi in tutti gli esseri umani moderni, circa il 20% del genoma del Neanderthal potrebbe essersi preservato.
Gli scienziati sono stati in grado di sequenziare frammenti molto fragili di DNA da fossili di antichi antenati umani e hanno scoperto una complessa rete di incroci che risale a centinaia di millenni. Alcuni abitanti delle isole del Pacifico, ad esempio, portano pezzi del DNA di una specie umana nota come Denisoviani, originari delle steppe siberiane.
I ricercatori del nuovo studio, dunque, hanno utilizzato un metodo computazionale per confrontare i genomi di due Neanderthaliani, un Denisoviano e due Sapiens africani moderni, questi ultimi scelti perché non “trasportano” geni di Neanderthaliano dal noto incrocio Sapiens-Neanderthal che si è verificato in Europa a partire da circa 50.000 anni fa.
Questo metodo ha permesso ai ricercatori di catturare eventi di ricombinazione, in cui segmenti di cromosomi, che sono costituiti da DNA, vengono incorporati nei cromosomi da un individuo a un altro.
Un vantaggio del metodo, secondo Siepel, è che consente ai ricercatori di trovare ricombinazioni genomiche all’interno di eventi di incroci. Ad esempio, se un DNA di ominide proveniente da un antenato sconosciuto fosse incorporato nel genoma di un Neanderthaliano e un successivo evento di accoppiamento tra Neanderthaliano e Sapiens inserisse quel DNA sconosciuto nel genoma umano, il metodo consentirebbe l’identificazione di questo DNA “nidificato”!
L’analisi ha fornito prove di questo tipo di inserimento annidato di DNA e, la scoperta secondo la quale l’Homo sapiens sembra essersi accoppiata con i Neanderthaliani tra 200.000 e 300.000 anni fa, si combina con le ricerche su una sorta di evento di miscelazione tra le due specie prima che i Sapiens si trasferissero in massa in Europa.
I ricercatori hanno anche scoperto che l’1% del genoma denisoviano provenga dai geni di antenati ominidi sconosciuti, da un evento di incrocio che deve essere accaduto, all’incirca, un milione di anni fa. Questo misterioso antenato avrebbe potuto essere Homo erectus , ritiene Siepel, perché probabilmente l’Homo erectus si sovrapponeva in Eurasia con gli antenati dei Denisoviani e dei Neanderthaliani.
Secondo i ricercatori, dunque, in entrambi i casi, questi eventi di incroci sono stati trasmessi di nuovo agli esseri umani moderni: il 15% delle sequenze di incroci trovate nei Denisoviani sono presenti nelle persone che vivono oggi, stabilendo che i nuovi risultati sono un’altra prova che i lignaggi umani antichi e moderni si sono mescolati frequentemente.
Emerge, quindi, un’immagine di una serie di ominidi distinte ma correlate che si spostano in tutto il mondo e spesso interagiscono tra loro con occasionali eventi di incroci che hanno prodotto prole ibrida che potrebbe, in alcuni casi, aver sofferto di una forma fisica ridotta: quanti di loro siano stati abbastanza sani da sopravvivere e riprodursi, hanno lasciato un mosaico di DNA umano arcaico e moderno nei Neanderthaliani, nei Denisoviani e nei Sapiens.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini