IL MITREO DEI MARMI COLORATI DI OSTIA ANTICA
Nel corso della campagna di scavo 2014 del Progetto Ostia Marina è stato individuato un nuovo edificio, un mitreo, situato nel quartiere suburbano fuori porta Marina, lungo via della Marciana, a nord del Caseggiato delle due scale. Si tratta della Caupona (un’osteria/taverna) del dio Pan, in cui, nel corso della seconda metà del IV sec. d.C., sono intervenuti radicali rimaneggiamenti che corrispondevano a un cambio di destinazione d’uso dell’intero edificio, un mitreo!
Una piccola comunità mitraica ha utilizzato la struttura come propria sede per breve tempo dopo averla riadattata alle proprie esigenze. In gran parte sono stati mantenuti in uso i pavimenti musivi del III sec. d.C., ma si è anche attuato un programma di rifacimento integrale dei rivestimenti parietali con zoccolature e pannellature sul tema della marmorizzazione, cioè dell’imitazione di lastre marmoree.
La sala principale della caupona è divenuta probabilmente l’aula delle iniziazioni. Sulle pareti sono presenti graffiti di precisa impronta mitraica e tra questi si segnala un’invocazione al dio Mitra e al dio Crono da parte di un tal Concordius.
Lungo il fianco settentrionale della caupona si disponeva inizialmente un ambiente seminterrato (m 7,20 x 3), che è stato completamente ristrutturato rialzando il pavimento di cm 70, realizzando un pozzo rituale con vera in marmo e uno speciale spazio angolare (destinato probabilmente ad aiuola).
L’interno venne dotato di un basso banco, sopraelevato rispetto al pavimento di circa cm 20, per sostenere una lunga kline per banchetti. Sul fondo dell’abside è posta una nicchia che doveva ospitare un elemento d’arredo (forse una cathedra o un trono per il pater); sul muro di fondo è presente una cornice modanata in marmo bianco che doveva fungere da mensola di sostegno di una lastra scolpita (purtroppo perduta) riproducente la tradizionale icona mitraica con il sacrificio del toro.
L’ambiente, stretto e allungato come prescriveva la tradizione, presenta caratteri peculiari che lo differenziano nettamente dagli altri mitrei ostiensi. Come già osservato per il resto della decorazione pittorica di IV sec. d.C., anche qui si ritrova l’intonaco ad imitazione del marmo.
L’ambiente cultuale, molto piccolo, è caratterizzato da una particolarissima pavimentazione multicolore e per tale motivo è stato definito “Mitreo dei marmi colorati”. Si tratta di un pavimento marmoreo realizzato componendo in una trama geometrica un migliaio circa di crustae di reimpiego in giallo antico, africano, greco scritto, cipollino, pavonazzetto, rosso antico, breccia di Sciro, porfido rosso, serpentino, portasanta, breccia corallina, proconnesio, bardiglio e marmi bianchi.
Le ricerche e le pubblicazioni dei risultati sono state condotte da Massimiliano David, docente di storia e culture all’Università di Bologna, sulla rivista Acta Antiqua Academiae Scientiarum Hungaricae.
I Persiani sono stati i primi adoratori del dio Mitra, associato alla luce e al sole. Il suo culto si è diffuso nell’impero romano, grazie soprattutto alle truppe militari, e divenne molto popolare.
Secondo la leggenda, Mitra era un eccellente arciere che spesso viaggiava con i suoi portatori di torce, Cautes e Cautopates. Decorazioni rinvenute in uno degli ambienti del mitreo alludono alla vita di mitra, con rappresentazioni di tridenti e frecce: secondo gli studiosi, il tridente potrebbe essere un riferimento a Mitra e ai suoi due portatori di torce, mentre le frecce possono rappresentare l’abilità di Mitra con il tiro con l’arco.
Anche la divinità egizia Iside potrebbe anche essere stata venerata in questo mitreo, poiché i ricercatori hanno trovato un manufatto in avorio di provenienza egizia, probabilmente usato come strumento rituale.
L’utilizzo dell’edificio come mitreo sembra sia stato breve. All’inizio del V secolo, con l’ampio diffondersi del Cristianesimo, le autorità romane sono diventate meno tolleranti nei confronti del culto di Mitra e di altre divinità: in quel periodo, il pozzo rituale del mitreo è stato ricoperto e il mitreo chiuse le sue porte per sempre.
Daniele Mancini