venerdì, 22 Novembre 2024
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IL MUSEO EGIZIO DEL CAIRO – quarta parte

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La quarta parte della rassegna sul Museo Egizio del Cairo vi mostrerà i reperti, rimasti nell’esposizione e non ancora trasferiti al GEM, del Nuovo Regno, di quei faraoni guerrieri, incluso Tutankhamon, che si succedono sul trono con l’esercito che si impone come nuova realtà del panorama sociale. Le notevoli ricchezze che provengono dall’esterno contribuiscono al fiorire della società e al progredire delle arti.

La guerra e la vittoria contro gli Hyksos asiatici, inaugura una dinastia forte e capace di respingere le minacce dall’esterno e per circa cinquecento anni si presenta come una delle super potenze nel panorama del Vicino oriente tra Bronzo Medio e Finale.

Carter studia la mummia di Tutankhamon
Carter studia la mummia di Tutankhamon

Molti dei reperti presentati, incluso i pochi rimasti della celebre Tomba di Tutankhamon (le cui due foto della maschera sono state rubate all’attenzione dei solerti custodi), provengono da Tebe/Luxor, dove si trovavano le tombe reali di molti faraoni del Nuovo Regno e il Santuario più importante del paese, quello di Amon-Ra, a Karnak.

Andiamo con ordine.

Nel gruppo di quattro statue in granito in un ambiente del museo tra reperti del Medio e del Nuovo Regno, spicca la Statua di Amenothep II con Meretseger (la seconda da sinistra, è in granito, alta 125 cm, di fine XV secolo a.C./inizi XIV secolo a.C., mostra il sovrano nell’atto di calpestare i nove archi, protetto dalla dea della riva occidentale tebana, Meretseger; la scultura proviene dalla cachette di Karnak, dove fu trovata da Legrain nel 1904) e il Gruppo statuario di Tutmosis IV con Tia (la terza da sinistra, è in granito grigio, alta 115 cm, larga 69 cm, di inizi XIV secolo a.C., in cui la regina madre Tia è assisa accanto al figlio faraone, entrambi dal volto sereno e abbracciati; il gruppo proviene dal Tempio di karnak).

Interessante, seppur oscurata dal vetro, la Statua di Hathor nella Cappella hathorica, ascrivibile ai regni di Thutmosis III e Amenothep II, ine XV secolo a.C./inizi XIV secolo a.C. Thutmosis III incede sotto la protezione di Hator in forma di vacca all’ingresso della cappella hathorica, al cui interno il sovrano compie un’offerta ad Amon-Ra. Rinvenuta a Deir el-Bahari nel 1906 dall’Egypt Exploration Fund.

Di notevole impatto la Testa di colosso osiriaco di Harthepsut, in calcare dipinto, alta 61 cm, di fine XV secolo a.C. Una serie di pilastri osiriaci sul fronte e una fila di colonne corrispondenti sul retro ornano il portico della terrazza superiore del Tempio di Deir el-Bahari, che introduce al cortile delle feste a cielo aperto. I pilastri osiriaci presentano attributi maschili, così come la regina preferì farsi sempre rappresentare, con la pelle color rosso e la barba posticcia. I primi scavi del sito furono condotti dal Metropolitan Museum of Art nel 1926.

Di notevole pregio artistico, la Statua a forma di sfinge in granito di Ramses II e quella di Thutmosis III offerente di due vasi globulari alla divinità, esposte lungo il corridoio di passaggio, in attesa di migliore collocazione.

La sala dedicata ad Amarna e al faraone Amenhotep IV/Akhenaton è ancora quasi integra. Il Colosso di Akhenaton, in arenaria, alto 185 cm, ascrivibile al XIV secolo a.C., ritrovato da Chevrier, nel 1926, nel santuario dell’Aton a Karnak, mostra i caratteri tipici fisiognomici dell’età di Amarna. Notevole è anche il Rilievo amarniano in calcare dipinto, alto 55 cm, largo 48 cm. dallo spessore di 8 cm. Il faraone, unico sacerdote dell’Aton, svolge il rituale accompagnato dai suoi familiari alla luce del sole, fuori dal tempio. Il rilievo, proveniente dalla tomba reali di Amarna, fu rinvenuto dal Servizio delle Antichità nel 1891.

Nella sala amarniana, splendito è l’Altare domestico con scena familiare, in calcare dipinto, alto 44 cm che mostra come l’arte di Amarna inaugura un nuovo stile più naturalistico, caratterizzato da ricchezza di movimento nelle scene e individualizzazione dei membri della famiglia reale. Fu portato alla luce da Borchardt a Tell el-Amarna nel 1912. Numerosi sono i frammenti di decorazioni pavimentali e murali in stile amarniano: in gesso dipinto, la bellezza della natura, cantata nell’Inno all’Aton, sono descritte in tutti i reperti presenti nella sala rinvenuti nei vari palazzi di Amarna a fine XIX secolo.

Il piano superiore, dedicato alla Tomba di Tutankhamon, seppure magnifico per i reperti pregevoli ancora rimasti, tra cui la famosa Maschera funeraria del faraone, è difficile da godere nella sua bellezza a causa dell’enorme afflusso di pubblico. La maschera, in oro massiccio, pietre dure, quarzo, pasta vitrea, è alta 54 cm e pesa 11 kg. Fu ritrovata sulla mummia intatta del sovrana, ancora coperta dagli usuali oggetti rituali apposti sopra e tra le bende, come protezione. Il volto di Tutankhamon apparve così, in tutto il suo splendore, al suo scopritore, Koward Carter, nel 1922.

Una menzione particolare alla Stele della Vittoria di Meremptah, ex Stele di Israele (con il mio amico Lorenzo di spalle), in granito nero, alta 313 cm, larga 163 cm e profonda 32cm, risale ad Amenothep III ma fu modificata da Merenptah, XIX dinastia (1213-1203 a.C.), figlio e successore di Ramses II, noto per aver respinto libici e «popoli del mare» che avevano tentato con la forza di insediarsi nel Delta egiziano. Nella «stele della vittoria» si celebrano le vittoriose campagne militari di Meremptah in Palestina e  tra le tribù sconfitte è per la prima volta menzionato Israele. La stele è stata rinvenuta da Petrie nel 1896 presso il tempio funerario di Merenptah, a Tebe Ovest.

Incantevole è il colpo d’occhio fornito dalla sala centrale del pianterreno, ancora dominata dalle statue colossoli del faraone Amenhotep III e della regina Teye.

Il viaggio non è ancora terminato, alla prossima puntata.

— CONTINUA —

Daniele Mancini

Valley of the Kings

 

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