giovedì, 21 Novembre 2024
Archeologia&Dintorni

IL PORTICO REALE DEL SECONDO TEMPIO DI GERUSALEMME

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Gli studi e le ricerche degli archeologi sul Secondo Tempio di Gerusalemme non dipendono più principalmente dalle descrizioni dello storico ebreo romano di I secolo d.C., Flavio Giuseppe per comprendere come potesse apparire il Portico reale di Erode, noto anche come Stoa reale di Erode. 

I reperti architettonici recuperati durante gli scavi del Monte del Tempio ora possono consentire una ricostruzione accurata e dettagliata.

In un recente articolo tratto dalla Biblical Archaeology ReviewOrit Peleg-Barkat esamina ciò che sappiamo oggi sul portico che il re Erode ha fatto erigere lungo il fianco meridionale del Tempio di Gerusalemme. 

Secondo Peleg-Barkat, come ha sottolineato Flavio Giuseppe, il portico merita di essere menzionato più di ogni altro monumento, oltre al tempio, per l’enormità dell’impresa: Erode ha dedicato molti anni e risorse sostanziali al progetto, che, secondo le recenti prove archeologiche, non è stato completato fino a molti anni dopo la morte di re Erode.

L’impresa prevedeva un prolungamento oltre i confini topologici del Monte del Tempio e sono stati eretti enormi muri di sostegno per sostenere il riempimento necessario per creare la superficie su cui costruire il Portico Reale. Recenti scavi di quest’area hanno portato alla luce diverse strutture che sono state rase al suolo per espandere il Monte del Tempio.

Sull’estremità meridionale del Monte del Tempio, dunque, era posto il Portico reale di Erode, una struttura porticata composta da un doppio ordine di colonne, ciascuna di un unico pezzo di marmo, con i soffitti rivestiti di pannelli di cedro. Tutto lo spazio incluso dal portico era pavimentato con pietre di svariate qualità e colori (opus sectile). Chi lo attraversava per raggiungere il secondo piazzale, si trovava di fronte ad una balaustra in pietra dove erano poste una serie di lapidi con incise le leggi della purificazione, alcune in lingua greca altre in latino, affinché nessuno straniero potesse entrare nel luogo santo. Il portico era adibito ad attività pubbliche e commerciali. 

Nessuna delle opere murarie del Portico Reale è sopravvissuta, rendendo particolarmente difficile per gli archeologi moderni compierne una ricostruzione. Tuttavia, frammenti architettonici caduti ai piedi del muro meridionale del recinto sacro, dopo il grave danno causato dal sacco romano di Gerusalemme nel 70 d.C., sono stati trovati negli anni durante gli scavi archeologici guidati da esimi studiosi israeliani.

Ad oggi, sono stati rinvenuti più di 500 frammenti di decorazioni architettoniche risalenti al periodo Erodiano. Questi includono basi di colonne, tamburi di colonne, capitelli, architravi, fregi, cornici, frammenti di soffitto a cassettoni e stipiti di porte. Molti degli estesi elementi decorativi si riflettono nella moderna Gerusalemme del tempo, ma alcuni mostrano una combinazione unica di influenze orientali e occidentali.

Insieme alle appassionanti descrizioni di Flavio Giuseppe, alla conoscenza dell’architettura del periodo agli indizi forniti dai reperti rinvenuti e alle moderne tecnologie di ricostruzione, le strutture che rimangono portano a una comprensione più completa del Portico reale di Erode.

L’Arco di Robinson, per esempio, un residuo sopravvissuto nella parte meridionale del muro occidentale, fornisce un importante indizio architettonico. Grazie all’analisi di questo elemento e alla sua interazione con la porta posta nei pressi dell’Arco di Robinson, si evince che la lunghezza del Portico reale era di circa 40 metri!

Arco di Robinson

I tamburi delle colonne, trovati nei detriti di distruzione, avevano un diametro di circa 1 metro. Le colonne corinzie di quella larghezza, nell’architettura ellenistica del I secolo a.C., sarebbero abitualmente alte circa 8/10 metri, la descrizione di Flavio Giuseppe sulla costruzione erodiana con colonne alte oltre 8 metri, è probabilmente accurata.

Peleg-Barkat ritiene, quindi, che il Portico reale di Erode sembra essere uno dei primi esempi di un edificio che combina le caratteristiche di una stoa greca e una basilica romana. 

Osservando le ricostruzioni realizzate, si può avere un’idea della grandiosità avvertita dai cittadini di Gerusalemme e dai Romani di I secolo, fino al definitivo sacco romano di Gerusalemme che ha raso al suolo il Secondo Tempio.

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

2 pensieri riguardo “IL PORTICO REALE DEL SECONDO TEMPIO DI GERUSALEMME

  • lettura critica dei vangeli può portare alla facile scoperta di
    passi contrastanti tra di loro, di falsità storiche, di errori
    geografici o di taroccamenti vari.
    Ma anche un attento e colto lettore critico non sempre è in grado di
    scorgere elementi che rivelano l’ignoranza di chi li ha scritti
    oppure, ancor peggio, il taroccamento ai fini propagandistici.
    LA FICTION DEI VANGELI E DEGLI ATTI
    Atti 3,11
    Il popolo fuor di sé per lo stupore (di un miracolo) accorse presso gli
    Apostoli al portico detto di Salomone.
    Atti, 5,12
    Molti miracoli e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli
    apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone
    Giov. 10,23
    “Ricorreva a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d’inverno.
    Gesù passeggiava nel Tempio sotto il portico di Salomone.”
    Sono immagini a cui il lettore cattolico si ispira perchè infondono
    una certa spiritualità e rafforzano la creduloneria, tuttavia gli
    autori di questi passi hanno commesso un imperdonabile errore oppure
    uno spregiudicato taroccamento: il portico di Salomone all’epoca dei
    presunti fatti non esisteva più.
    STORIA
    Il cosiddetto secondo tempio fu opera di Erode il Grande , cominciato
    nel 23 AC ed inaugurato nel 18 AC, ma terminato nel 63/64 sotto Albino
    al tempo di Nerone. Tuttavia dopo la morte di Erode il Grande per la Pentecoste ebraica
    del 4 a.C. scoppiò una violenta rivolta in Gerusalemme contro il
    Procuratore romano Sabino
    “… i ribelli montarono sui portici che circondano il cortile esterno
    del Tempio … allora i Romani, trovandosi in una situazione disperata,
    diedero fuoco ai portici, … e il tetto, saturo di pece e cera si arrese
    alle fiamme e quell’opera grandiosa e magnifica (il portico di
    Salomone) fu completamente distrutta” (Ant. Giud. XVII, 254-262)
    Passarono gli anni, ma i gerosolimitani avevano sempre a cuore il loro
    tempio e non digerivano che il portico di Salomone negli anni 60 DC
    fosse ancora distrutto e nessuno più lo avesse ricostruito . Alla fine
    della procuratela di Albino fecero richiesta al re Agrippa II che
    rispose: “E’ sempre facile demolire una struttura” … “… è difficile
    erigerne un’altra e ancor più questo portico……..
    Questa era un’opera del Re Salomone che per primo eresse tutto il
    Tempio…..respinse il Re perciò la loro richiesta”. (Ant. XX 220/1)
    E qui siamo alla fine dell’anno 63 DC, nel 66/70 scoppierà la guerragiudaica che porterà alla distruzione non solo del resto del tempio ma
    dell’intera Gerusalemme.
    Libro XVII:261 Avvenne così che i Romani, trovandosi in una situazione disperata, diedero
    fuoco ai portici senza essere visti dai Giudei, saliti sopra, e il fuoco nutrito da molte mani e da
    materiale molto combustibile, presto raggiunse il tetto.
    Libro XVII:262 Questo conteneva legname saturo di pece, di cera, e macchiato d’oro e subito
    si arrese (alle fiamme); e quell’opera grandiosa e magnifica fu completamente distrutta. E
    quelli che erano sui portici furono presi in modo inaspettato da tale distruzione, poiché quando
    precipitò il tetto furono coinvolti nella sua rovina, altri, invece, chiusi da ogni parte dal nemico,
    crollarono. Tratto da http://www.cristo-unmitoinventato.eu

    Rispondi
    • Daniele Mancini

      Caro Piero, grazie per aver riportato una serie di fonti che però non hanno alcun riscontro archeologico se non per i frammenti citati nell’articolo.

      Rispondi

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